Regno Unito e Polonia, attacco strisciante all’ora di religione
Ascolta la versione audio dell'articolo
Nel Regno Unito varie associazioni lamentano la trascuratezza subita dall’istruzione religiosa. Mancano insegnanti (assunzioni ferme al 2011) e il nuovo governo laburista non pare intenzionato a porvi rimedio. E in Polonia la Chiesa fa ricorso contro le modifiche del governo Tusk volte a marginalizzare l’insegnamento della religione.
I social-laburisti del Regno Unito e i liberal-socialisti della Polonia discriminano la religione cattolica e attentano alla memoria cristiana dei loro Paesi, in nome di un laicismo suicida e di una presunta “non discriminazione” che marginalizza, penalizza e discrimina solo i credenti cristiani e in particolare cattolici.
Il nuovo segretario all'Istruzione del governo laburista inglese è stato invitato nei giorni scorsi ad affrontare seriamente la questione dell'istruzione religiosa (Re) nelle scuole. L'Associazione nazionale degli insegnanti di istruzione religiosa (Natre) ha avvertito il governo che «l’istruzione religiosa è la materia più trascurata in termini di risorse», nonostante un crescente interessamento da parte dei ragazzi e l’aumento di alunni che aspirano a ottenere il Certificato generale di istruzione secondaria (GCSE) in studi religiosi (Rs), corsi specifici per poter successivamente anche insegnare religione. All'inizio di quest'anno, l'Ofsted, agenzia pubblica di controllo dell’istruzione scolastica, ha avvertito che un certo numero di scuole in Inghilterra non sarebbero riuscite a soddisfare l'obbligo legale di insegnare l'istruzione religiosa in tutte le classi.
La legge inglese richiede che il curriculum per l’istruzione religiosa nelle scuole finanziate dallo Stato, pur senza un insegnamento specifico di una religione, debba riflettere il fatto che «le tradizioni religiose in Gran Bretagna sono principalmente cristiane».
L'ispettore capo di Sua Maestà per l'istruzione, Sir Martyn Oliver, già ad aprile scorso aveva ricordato la necessità di un «solido curriculum di istruzione religiosa» per lo sviluppo culturale degli alunni e la futura coesione del Paese. L’aumento di interesse di famiglie e alunni per l’insegnamento della religione e il corrispondente silenzio del governo laburista nell’assumere nuovi insegnanti di religione, hanno spinto varie associazioni a promuovere un appello per chiedere all’esecutivo un Piano nazionale che valorizzi l’insegnamento religioso e gli insegnanti di questa materia. Bridget Phillipson, segretario all’Istruzione, si è impegnata nel luglio scorso a reclutare 6.500 nuovi insegnanti nel 2024, senza tuttavia fare cenno all’aumento degli insegnanti di religione, le cui assunzioni sono ferme al 2011. I piani del governo laburista sono ben delineati nel programma elettorale: «Un maggiore accesso all'educazione sportiva e artistica, insieme a un forte nucleo di alfabetizzazione e matematica, oltre all'introduzione di una nuova attenzione alle competenze digitali, capacità di parlare e ascoltare».
L’insegnamento religioso, tanto necessario se sottolineasse le radici cristiane del Paese, non appare invece né tollerato dal nuovo laburismo social-liberale, né da quella parte islamista dell’elettorato che ha consentito al primo ministro Keir Starmer di ottenere un’ampissima maggioranza.
La Polonia di Donald Tusk s’incammina a grandi passi lungo la stessa perigliosa via, quella di scrivere una nuova pagina della storia del Paese, tranciandone le radici e tradizioni religiose in nome di una abusata libertà, laicità e non discriminazione altrui.
Nel sistema educativo polacco, le lezioni di religione di solito consistono nell'insegnamento del catechismo cattolico, con insegnanti e programmi scelti dalla Chiesa, ma le lezioni sono ospitate e finanziate dalle scuole pubbliche, sono ampiamente frequentate anche se rimangono facoltative. Lo scorso 22 marzo il ministro dell’Istruzione, Barbara Nowacka, aveva rimosso dalle valutazioni finali degli alunni i voti ottenuti nelle lezioni di religione. Secondo le modifiche agostane del governo Tusk, quando meno di sette alunni esprimono la volontà di ricevere l’istruzione religiosa, le scuole sarebbero autorizzate a ridurre le classi di religione accorpando le classi stesse con alunni di diversi gruppi di anni, con il pericolo di emarginarne l’insegnamento e ridurre il numero di insegnanti.
A metà agosto, la Chiesa cattolica e il Consiglio ecumenico polacco, che rappresenta le denominazioni cristiane minoritarie, avevano chiesto alla presidente della Corte suprema, Małgorzata Manowska, di presentare una mozione al Tribunale Costituzionale per verificare la costituzionalità delle modifiche. Il 30 agosto, i giudici costituzionali hanno emesso un'ordinanza provvisoria che sospende le modifiche previste dal governo all'organizzazione delle lezioni di religione nelle scuole. Il presidente della Repubblica, Andrzej Duda, nei giorni scorsi, ha avvertito la coalizione liberal-socialista di governo che togliere l'insegnamento della religione dall’istruzione scolastica «rimuoverebbe una parte inalienabile dell’essere polacchi» e delle tradizioni storiche e popolari della nazione, cosa alla quale non è possibile rinunciare.