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Il caso

Polonia, il commissario: «trattamenti disumani» contro padre Olszewski

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Il commissario per i diritti umani della Polonia ha confermato che padre Olszewski ha subito «trattamenti disumani e altre violazioni dei diritti e delle libertà». Varie violazioni anche a danno di Urszula Dubejko e Karolina Kucharska. Ma la Procura perquisisce di nuovo casa dei genitori di p. Olszewski, il cui avvocato parla di intimidazioni.

Esteri 04_02_2025

Padre Michał Olszewski, presidente della Fondazione Profeto, è stato arrestato alla fine di marzo 2024 in relazione a presunte irregolarità nell'ottenimento di fondi dal Fondo Giustizia (FS) del Ministero della Giustizia destinati alla costruzione di un Centro per le vittime di reati. Le accuse includevano, tra le altre, lo stanziamento dal Fondo Giustizia di oltre 66 milioni di zloty (circa 15,5 milioni di euro) alla Fondazione, la quale – secondo la Procura nazionale – non soddisfaceva i requisiti formali e sostanziali per ricevere tale denaro. Secondo gli inquirenti, i funzionari del Ministero della Giustizia che hanno deciso di assegnare questi fondi hanno agito d'intesa con il presidente della Fondazione. In relazione a questo caso, il 26 marzo, gli ufficiali dell'Agenzia per la sicurezza interna (ABW) hanno arrestato padre Olszewski. Sono state arrestate anche Urszula Dubejko (ex direttrice del Dipartimento del Fondo Giustizia presso il Ministero della Giustizia) e Karolina Kucharska (la sua vice). La Procura ha accusato i tre arrestati di aver agito di comune accordo per sostenere la Fondazione Profeto con fondi pubblici che – e questo non si dice – non sono stati defraudati ma sono stati spesi per costruire gli edifici, quasi ultimati, del Centro.

Come ha rivelato padre Olszewski, durante la sua detenzione gli è stato impedito di contattare il suo avvocato, è stato deriso, esposto al pubblico di una stazione di servizio con le manette che ha portato per molte ore; le sue richieste di acqua, cibo e accesso al bagno non hanno ricevuto risposta. Durante la detenzione, è stato umiliato con perquisizioni personali meticolose e ripetute e, a causa della sua “sorveglianza speciale”, è stato ammanettato a ogni occasione e la sua cella controllata anche di notte. Anche le impiegate del Ministero arrestate sono state trattate in modo altrettanto disumano.

Il 25 ottobre 2024 padre Olszewski e le impiegate ministeriali sopra menzionate hanno lasciato la prigione. La Corte d'appello di Varsavia ha revocato l'arresto dietro una consistente cauzione di 350.000 zloty (circa 83 mila euro). A metà novembre la Procura ha annunciato di aver raccolto prove complete sul caso dei sospettati.

Il trattamento riservato alle persone arrestate è stato così scandaloso che il caso finalmente ha attirato l'attenzione anche del commissario per i diritti umani, che il 23 dicembre ha emesso due comunicati: uno riguardante padre Michał Olszewski e l'altro riguardante Karolina Kucharska e Urszula Dubejko. Il commissario governativo afferma che, a suo parere, non vi sono motivi per ritenere che le tre persone siano state sottoposte a torture. Ma nel caso di padre Olszewski sono stati confermati «trattamenti disumani e altre violazioni dei diritti e delle libertà». Nel caso delle funzionarie non è stato riscontrato dal commissario alcun trattamento inumano, ma sono state notate «numerose violazioni». Il commissario per i diritti umani ha confermato che padre Olszewski è stato interrogato per 15 ore dall’Agenzia per la sicurezza interna. Durante tutto questo tempo non ha potuto riposare, non gli è stato dato un pasto e le manette non gli sono state tolte. Inoltre, non poteva usare il bagno della sua cella senza alcuna restrizione e la salute del sacerdote non veniva controllata una volta al mese. Inoltre, doveva aspettare a lungo per avere del cibo dietetico.

Il commissario per i diritti umani aggiunge che alcune delle accuse, come quella di essere esposto al pubblico durante l'accompagnamento o di non poter usare il bagno, si sono rivelate impossibili da verificare. Il problema è che né l’Agenzia per la sicurezza interna né la polizia hanno reso disponibili le registrazioni dell’arresto e della scorta di padre Olszewski; le registrazioni non si trovano nonostante ciò sia contrario alle loro procedure interne. Pertanto, neanche il tribunale ha potuto prenderne conoscenza e gli agenti non hanno testimoniato nemmeno in questo caso. Altrettanto sospetto è il fatto che non ci siano registrazioni della stazione di servizio, dove si è fermato il convoglio con padre Olszewski, anche se le registrazioni avrebbero dovuto essere conservate per un anno.

Anche le due impiegate sono state trattate in modo altrettanto disumano. Nella sua dichiarazione, il commissario per i diritti umani afferma che una di loro, Karolina Kucharska, è stata interrogata per 18 ore. In quel lasso di tempo non ha ricevuto un pasto completo. Durante l'arresto, la corrispondenza indirizzata a Karolina Kucharska dal suo avvocato difensore è stata trattenuta per tre settimane. Sbagliate erano anche le perquisizioni personali effettuate sulla signora da un uomo e non, come previsto dalla normativa, da una donna. È stata illegalmente rinchiusa in una cella di isolamento e gli oggetti religiosi inviati tramite un pacco non sono mai stati consegnati alla sua cella.

Nel caso di Urszula Dubejko, il commissario per i diritti umani ha stabilito che al suo avvocato difensore non era consentito partecipare al procedimento di comunicazione della decisione di presentare accuse nei suoi confronti. Si parla anche in generale delle azioni eccessive e sproporzionate dell'Agenzia per la sicurezza interna durante l’arresto. Dopo essere stata arrestata, era stata interrogata senza che le venisse fornito cibo per le prime 11 ore e poi per le successive 8. Urszula Dubejko, come Karolina Kucharska, è stata perquisita da un uomo.

Ai sensi dell'art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo «nessuno può essere sottoposto a tortura né a trattamenti inumani o degradanti». Ciò è vietato anche dalla Costituzione della Repubblica di Polonia (art. 40). Secondo la Convenzione europea, una persona i cui diritti siano stati violati può presentare un reclamo alla Corte europea dei diritti dell'uomo.

Nonostante la Procura abbia già raccolto tutto il materiale relativo al caso, non smette di molestare le persone legate a padre Olszewski. Gli ufficiali dell'Agenzia per la sicurezza interna, su richiesta della Procura, hanno nuovamente perquisito l'appartamento dei genitori di padre Michał e hanno eseguito perquisizioni anche presso gli imprenditori che lavoravano per la Fondazione Profeto. Il difensore del sacerdote, l'avvocato Krzysztof Wąsowski, dice alla Nuova Bussola di ritenere che «si tratti di una situazione senza precedenti, poiché lo scopo era quello di trovare, nell'appartamento dei genitori, documentazione finanziaria e contabile già sequestrata durante le prime perquisizioni avvenute nel marzo dell'anno scorso». Ecco perché l'avvocato Wąsowski è molto critico nei confronti delle azioni dell'ABW: «È difficile dire a questo punto cosa la Procura intendesse ottenere, a parte un effetto intimidatorio o dissuasivo nei confronti degli imprenditori affinché non collaborino con enti ecclesiastici. Non sappiamo di cosa si tratti perché la Procura ha già chiuso l'indagine sulla Fondazione Profeto. Svolge le sue attività come se non avesse i documenti, nonostante per quasi un anno abbia sostenuto di averli».

C'è il serio sospetto che l'unico scopo delle azioni della Procura sia quello di molestare la famiglia di padre Michał e le persone che collaboravano in qualche modo con lui. Per questo motivo, l'avvocato difensore ha annunciato che verrà presentato ricorso contro l'operato dell'Agenzia per la sicurezza interna.

Purtroppo, le azioni del ministro Adam Bodnar e della Procura a lui subordinata ricordano sempre più quelle del precedente regime comunista.



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