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Polonia, aborti in calo del 90%: cambiare rotta si può

Dai report del Ministero della Salute, gli aborti in Polonia sono passati da 1.076 nel 2020 a 107 nel 2021: il 90% in meno. Sono i primi frutti della sentenza della Corte costituzionale polacca che ha vietato l'aborto a fini eugenetici. Che dimostrano che l’aborto non è un fenomeno sociale inevitabile. 

Vita e bioetica 22_08_2022

Polonia: meno 90% di aborti in un anno. Secondo un recente report del Ministero della Salute, gli aborti in Polonia sono passati da 1.076 nel 2020 a 107 nel 2021 (tanto per capire: in Italia si sono registrati più di 66mila aborti nel 2020 – ma mancano all’appello gli innumerevoli aborti avuti con l’uso di alcune pilloline – e in Italia siamo quasi 60 milioni di abitanti, contro i 38 milioni e mezzo della Polonia). Quale il motivo di questo crollo? Il 22 ottobre del 2020 la Corte costituzionale decise che non si poteva più abortire nel caso in cui il feto presentasse anomalie, come ad esempio la sindrome di Down. Più in particolare la Corte ha cancellato questa sezione dalla legge polacca sull’aborto: è legittimo abortire quando si riscontra «un'elevata probabilità di compromissione grave e irreversibile del feto o di una malattia incurabile che ne minaccia la vita».  I giudici hanno comunque previsto eccezioni nei casi di stupro, incesto e quando la vita e la salute della madre sono a rischio.

Se gli aborti legali sono diminuiti, è altamente probabile che siano aumentati quelli illegali. Facile per una donna acquistare su internet pillole abortive, anche perché la donna che ricorre all’aborto non è perseguibile penalmente. Solo chi pratica l’aborto o assiste la donna che vuole abortire passa dei guai con la giustizia.

Dunque, questa probabile migrazione abortiva dal legale all’illegale vanifica l’intervento della Corte? No, per più motivi. In primis è difficile ipotizzare che tutte le donne che avrebbero abortito nel caso in cui la legge non fosse cambiata, hanno poi abortito clandestinamente. Anche se un solo bambino si fosse salvato grazie alla sentenza della Corte, l’intervento dei giudici sarebbe da salutare con estremo favore. In secondo luogo i medici ora non possono più consigliare di abortire in caso di malformazioni del feto: un valido deterrente contro l’abortismo medico. In terzo luogo le sentenze, come le leggi, educano le coscienze. Sapere che c’è una sentenza che condanna l’aborto in certi casi, alla lunga instilla nelle menti e nei cuori delle persone la consapevolezza che abortire, seppur limitatamente a quei casi, è sbagliato anche moralmente.

Questo calo del 90%, al di là del fatto che gli aborti illegali possano essere lievitati, ci svela però un dato agghiacciante: la maggior parte delle donne in Polonia – e si può ipotizzare anche in altri Paesi occidentali – ricorre all’aborto soprattutto quando teme che il proprio figlio non sia perfetto. Ciò vuol dire che la mentalità eugenetica ha messo profonde radici nella coscienza collettiva, che il senso estetico della vita deve sempre prevalere sul senso morale, che il sacrificio dell’essere genitori di fronte ad un figlio con problemi gravi appare a molte donne un fardello troppo pesante da portare, che l’edonismo vince sull’amore.

La legge polacca così emendata, tra i molti, porta con sé due effetti positivi, oltre ovviamente alla salvezza di molti bambini. Il primo: cambiare la rotta si può. Come dimostra la sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti di giugno e come comprova quella polacca, invertire la tendenza abortiva è possibile. Non è vero che la strada è già tracciata e basta ormai percorrerla, che l’aborto è fenomeno sociale inevitabile, che l’unica forma di progresso è il regresso morale. Tornare indietro, anzi, correre in avanti verso una società a dimensione d’uomo e non di assassinio è fattibile.

Secondo effetto positivo: questa sentenza potrà rappresentare sempre un valido strumento pedagogico perché, lo dimostra ampiamente l’esperienza, quando una madre stringe a sé il proprio piccolo appena nato, anche se questo è disabile, gravemente malato o addirittura con pochissime o nessuna speranza di vita, ecco che quella madre, come il padre, darebbe la vita per quel figlio imperfetto.

La sentenza della Corte costituzionale polacca dunque, seppur in modo coattivo, potrà aiutare molte donne a vincersi in bontà, a superare la tentazione dell’aborto, ad evitare non solo la soppressione del figlio, ma anche il peso del rimorso e così giungere necessariamente a quell’abbraccio amoroso che in un istante farà capire alle mamme quanto orrenda sarebbe stata la loro scelta di abortire. In breve quella sentenza, da una parte, ha eliminato un’opzione di cui moltissime donne si sarebbero poi pentite se avessero abortito e, su altro versante, ha regalato loro la felicità di essere madri di un figlio, che rispetto ad altri, merita ancor maggior affetto, attenzioni e cura.