Perseguitato, ma in adorazione: cosa ci insegna Dallari
La testimonianza alla Giornata della Bussola del dottor Alberto Dallari, indagato per omissione di soccorso di un suo paziente Covid, morto poi un mese dopo in ospedale, ci insegna la fiducia in Dio grazie all'adorazione eucaristica quotidiana e la consapevolezza che laddove c'è un perseguitato per causa della giustizia c'è un cattolico. "Quell'inchiesta ha dato un colpo alle cure di Ippocrateorg perché dava fastidio".
Ci sono tre fondamentali insegnamenti che si possono trarre dalla testimonianza del dottor Alberto Dallari alla Giornata della Bussola di sabato scorso alla Comunità Shalom di Palazzolo sull’Oglio. Il medico di Reggio Emilia è stato uno degli ospiti del pomeriggio della nostra kermesse del decennale e ha raccontato gli aspetti più umani della sua vicenda giudiziaria, che lo vede tutt’ora indagato per omissione di soccorso di un paziente da lui curato per covid e morto in ospedale più di un mese dopo le sue prestazioni.
La Bussola ha seguito la sua incredibile vicenda giudiziaria da subito, da quando nell’ottobre del 2021, uscì la notizia della perquisizione di casa e dell’iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Ferrara per omicidio colposo (poi stralciata) e omissione di soccorso. QUI una delle prime e poche interviste rilasciate da Dallari proprio al nostro giornale in cui spiega bene l’assurdità della denuncia di cui deve rispondere.
Dicevamo, tre insegnamenti.
Il primo. Dallari ha chiuso la testimonianza rivelando ai mille presenti la sua fede eucaristica. «Da due anni (da quando è iniziato il covid ndr) sono radicalmente cambiato. Se mi chiedete che cosa mi abbia spinto ad andare avanti e a continuare a curare non ho dubbi: subito dopo l’avviso di garanzia ho cominciato a fare un’ora di adorazione al giorno e quello che ho fatto lo devo solo a questo, non a me».
In poche, semplici parole, Dallari ha mostrato concretamente l’applicazione nella sua vita del claim scelto per il nostro decennale: «Quello che abbiamo di più caro è Cristo». È per Lui – e con Lui – infatti, che il dottore ha trovato la forza di continuare a curare in un contesto di vera e propria persecuzione, come quella subita dai medici che non si sono accontentati del criminale protocollo Tachipirina & vigile attesa. È per Lui e con Lui che, sfidando anche una campagna mediatica massacrante e un’indagine a dir poco clamorosa, Dallari ha resistito trasfigurando la sua vita.
Ecco una ricaduta diretta dell’appello rivolto al popolo della Bussola da parte del Prefetto emerito del culto divino, il cardinale Robert Sarah: «Non dimenticate di prendere la preghiera come il primo dovere del cristiano, Cristo si è mostrato d’esempio e lo stesso Papa Benedetto è di esempio in questo».
Il secondo insegnamento è che laddove c’è un perseguitato per causa della giustizia, spesso non è difficile trovarvi un cattolico. Durante la perquisizione della sua abitazione, dalla quale hanno portato via tutti i suoi pc e persino il telefonino, la prima cosa che l’ispettore della Questura gli ha chiesto è stata: «Ma lei, frequenta qualche gruppo cattolico?». Una frase che era preparatoria alla successiva: «Lei è no vax?». Lo abbiamo scritto: c’è stata, nel corso della pandemia, una fortissima compromissione della libertas Ecclesiae, si è visto con le messe chiuse e regolamentate dallo Stato e con l’operazione di privazione o igienizzazione dei Sacramenti.
Quest’atteggiamento persecutorio ha avuto evidentemente una ricaduta anche nel lavoro di molti medici non allineati come Dallari. Succede in tutti i totalitarismi e non sorprenda questa parola: nei due anni di pandemia, infatti, abbiamo toccato con mano moltissimi provvedimenti totalitari. Ma perché laddove c’è un perseguitato c’è un cristiano? Perché il cristiano, se è nella verità, è libero per eccellenza e questo è di ostacolo a un sistema.
Il terzo insegnamento riguarda l’attività medica di Dallari. «Con il mio avviso di garanzia – ha detto – hanno voluto colpire in un colpo solo un paziente non vaccinato e l’esperienza di Ippocrateorg, della quale sono uno dei fondatori e che ha subito un durissimo colpo a causa di questa indagine. Perché dava fastidio». E poi ha aggiunto: «Nel corso del suo ricovero, il paziente mi telefonava per dirmi che non lo stavano curando, io lo tranquillizzavo. Poi il giorno dopo, per fermare la sua aggressività è stato sedato, poi intubato; quindi, tracheotomizzato e infine è morto dopo molti giorni».
Ecco il punto. Se mai ci sarà una commissione d’inchiesta sulla pandemia si dovrà anche affrontare la gigantesca operazione di abbandono terapeutico da parte di tanti medici che non hanno curato e la sistematica censura di quei camici bianchi i quali, invece, infischiandosene del quieto vivere, hanno curato salvando decine di migliaia di pazienti (soltanto Dallari ne ha all'attivo 1300), i quali senza quelle cure sarebbero finiti in ospedale o morte. Sono loro, i medici come Dallari, denigrati, sospesi, censurati e persino indagati gli eroi nascosti di questa pandemia.