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Perrella, nomina ambigua che sfiora lo scandalo

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Leone XIV ha nominato Cristiana Perrella nuovo presidente della Pontificia Accademia di Belle Arti. Questa nomina presenta delle criticità come dimostrano alcuni suoi lavori passati in ambito Lgbt. Le lobby arcobaleno stanno forzando la mano al Papa? A che prezzo si deve tacere la verità per l'unità? 

Ecclesia 11_09_2025

Papa Leone XIV ha nominato Cristiana Perrella nuovo presidente della Pontificia Accademia di Belle Arti. Questa nomina presenta delle criticità. Infatti nel 2019 la Perella ha diretto la mostra Night Fever: Designing Club Culture 1960–Today in cui, tra l’altro, si appoggiavano le rivendicazioni LGBT, in particolar modo del mondo queer. Infatti in una intervista a Sleek la Perrella spiegò che i club «erano luoghi in cui le persone potevano essere se stesse e affermare pubblicamente la propria identità», anche la cosiddetta identità queer.

Nel 2020 la neo presidente ha curato una mostra intitolata Nudi in cui 90 foto dell'artista cinese Ren Hang, esposte al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, rappresentavano corpi nudi. In alcune foto le pose erano omoerotiche. Secondo la descrizione ufficiale della mostra, gli scatti «a volte si riferiscono al sadomasochismo e al feticismo». Passiamo al 2021 e alla mostra Cult Fiction, sempre da lei curata. La mostra fotografica riproduceva i manifesti dei film a luci rosse apparsi nelle strade di Napoli tra il 1978 e il 1981. Perrella è già membro della Pontificia Accademia di Belle Arti sin dal giugno del 2022. A nominarla fu Francesco.

Ora viene da domandarsi: non c’era un altro nome ugualmente qualificato ma meno equivoco da scegliere come presidente della Pontificia Accademia di Belle Arti a posto della Perrella? Proviamo a mettere in relazione questa nomina con alcuni fatti recentemente accaduti. Pensiamo al famigerato pellegrinaggio giubilare LGBT a Roma, un vero e proprio Pride in San Pietro, e ancor prima all’udienza privata concessa da Leone a padre James Martin, alfiere delle rivendicazioni arcobaleno.

Il primo evento non doveva essere permesso perché quei gruppi sono formati da persone che vogliono cambiare la dottrina della Chiesa su omosessualità e transessualità e non vogliono cambiare il proprio orientamento e le proprie condotte. L’incontro con padre Martin era invece in sé lecito, ma occorre evitare lo scandalo. Le affermazioni del sacerdote gesuita, tese a far credere che il Papa avvalli l’ideologia LGBT, meriterebbero di essere corrette dalla Santa Sede. La nomina della Perrella si inserisce in questo quadro perlomeno ambiguo. Parimenti, seppur in altro ambito, la nomina di Renzo Pegoraro come Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, nomina che anche in questo caso non può essere esente da riserve.

Ciò che vogliamo ipotizzare è che ci potrebbe essere un problema di governo in capo a Leone XIV. Se gli scritti del Papa si segnalano per fedeltà alla dottrina, anche in tema di omosessualità, di contro alcune scelte appaiono dubbie. Di certo le lobby arcobaleno, fortissime in Vaticano, stanno forzando la mano al Papa e questi potrebbe cedere per buona pace di tutti, ossia per preservare l’unità della Chiesa così compromessa con il pontificato precedente. Ma a quale prezzo?

Il tema è delicato perché su un piatto della bilancia occorre mettere la verità e sull’altro l’unità. Ma non si può sacrificare la verità per l’unità. Nel Vangelo di Giovanni possiamo leggere: «Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”» (6, 60). La durezza del linguaggio di Gesù non si riferisce solo alla forma, ma anche e soprattutto al contenuto: Gesù esigeva molto dai suoi discepoli. Ciò che chiede il Signore è così esigente che le fratture sono inevitabili, come riporta sempre Giovanni qualche riga dopo nel suo Vangelo: «Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui» (6, 66). Non ci è arrivata notizia che Nostro Signore abbassasse l’asticella per paura divisioni, scissioni o di rimanere in pochi.

Ora è bene ed è necessario per amore dell’unità cedere su aspetti accessori, marginali, ma quando di mezzo ci può andare la dottrina non si può negoziare, non si può rischiare di essere ambigui, non si può cedere per un bene superiore, perché l’unità non è un bene superiore alla verità. Occorre quindi intervenire almeno per chiarire, altrimenti, scendendo nel concreto, le parole di padre Martin, il giubileo LGBT e la nomina della Perrella potrebbero loro sì diventare Magistero de facto lasciando ad intendere che la dottrina cattolica su omosessualità e transessualità sia mutata. Il silenzio della gerarchia su questi fatti sarebbe interpretato dai credenti come silenzio assenso, configurando poi sul piano morale una complicità passiva al male, una forma di collaborazione omissiva materiale illecita.

Tommaso d’Aquino è esplicito sul punto: «Il peccato di scandalo si commette non solo inducendo altri al male con le parole o con i fatti, ma anche non impedendolo, quando si è tenuti a farlo» (Summa Theologiae, II-II, q. 43, a. 7, ad 3); «Chi ha autorità e non impedisce il male, sembra consentire ad esso: e così ne diventa partecipe» (Summa Theologiae, II-II, q. 62, a. 7, ad 1).