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Gay pride a San Pietro, quel pasticcio si poteva evitare

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Una croce arcobaleno per varcare la Porta Santa, uno zaino inneggiante a «fottere le regole», un esibizionismo prevedibile da chiunque, tranne da chi avrebbe dovuto vigilare per evitare strumentalizzazioni. L'assist papale non c'è stato, ma la macchina vaticana sembra ancorata alle vecchie parole d'ordine e ai silenzi equivoci.

Ecclesia 09_09_2025
foto Mauro Scrobogna / LaPresse

Nel calendario degli eventi del Giubileo è stato inserito come "pellegrinaggio dell’associazione La Tenda di Gionata e altre associazioni" ma dietro a questo nome che può dire poco al lettore c'è uno dei temi più divisivi del dibattito ecclesiale contemporaneo. Giornalisticamente, infatti, è stato subito ribattezzato come il Giubileo lgbt e se ne è parlato sui media di tutto il mondo per almeno due settimane. Evidentemente, però, dalle parti del costosissimo Dicastero per la Comunicazione non devono essersene accorti se sull'appuntamento persiste un invalicabile silenzio. E questo nonostante le polemiche per le immagini dell'ingresso dei circa mille pellegrini nella Basilica di San Pietro lo scorso 6 dicembre.

Da tempo si sapeva che l'evento giubilare sarebbe stato piuttosto controverso tant'è che dopo il primo inserimento, era stato rimosso dal calendario ufficiale e infine ripristinato definitivamente. Alla fine è successo quanto ampiamente prevedibile in assenza di qualsiasi monitoraggio: i partecipanti al pellegrinaggio, anziché dietro la croce del Giubileo 2025 realizzata da Riccardo Izzi e messa a disposizione di tutti i gruppi, ha attraversato la Porta Santa della Basilica dietro ad una croce arcobaleno. Nel luogo di culto in cui si vigila attentamente sul codice d'abbigliamento delle decine di migliaia di visitatori giornalieri, un coppia maschile di partecipanti al pellegrinaggio è stata ritratta con uno zaino inneggiante a «fottere le regole». Queste scene, finite sui social, hanno provocato l'indignazione di molti fedeli in tutto il mondo e rinfocolato le polemiche sull'opportunità del discusso evento giubilare. Insomma, un copione fin troppo scontato e che ha «scottato» l'immagine del pontificato di Leone XIV.

Fa tristezza pensare che tutto questo si sarebbe potuto facilmente evitare se chi di dovere avesse vigilato con intelligenza e prudenza. E dire che l'attenta vaticanista Diane Montagna aveva persino lanciato l'allarme in anticipo, scrivendo al direttore della Sala Stampa Matteo Bruni per avvertirlo che l'eventuale esibizione di materiale arcobaleno in quell'occasione avrebbe potuto «dominare il ciclo delle notizie piuttosto che le canonizzazioni». Bruni, come fa molto spesso davanti alle sollecitazioni dei giornalisti che gli scrivono, ha risposto che avrebbe verificato la cosa ma poi è sparito. Anche dopo, interrogato dalla vaticanista statunitense sulla possibilità di rilasciare una dichiarazione circa l'accaduto, non ha replicato. Anche La Nuova Bussola Quotidiana gli ha scritto ieri per sapere quali sono le intenzioni della comunicazione vaticana di fronte al clamore post-pellegrinaggio. Risposte, al momento in cui scriviamo, non sono pervenute. Alla fine Montagna è stata tristemente profetica perché, pur non offuscando la notizia dell'elevazione agli altari di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, i fatti del 6 settembre in Basilica continuano ad essere al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica interessata.

Al di là delle reali intenzioni del pellegrinaggio, il messaggio che è passato a causa delle modalità in cui si è svolto genera confusione e getta benzina sul fuoco. Le Iene in processione e i pezzi entusiasti di Repubblica hanno tradito la speranza di Prevost che sulla gestione della questione arcobaleno si potesse passare ad un approccio più low profile. Chi conosce da tempo il Papa racconta che in privato è abituato a manifestare la sua vicinanza pastorale per le persone omosessuali che cercano di seguire il Signore, ma non è in sintonia con gli eccessi che si sono visti negli ultimi anni da parte di alcuni prelati.

A proposito del cosiddetto pellegrinaggio lgbt, è evidente che Leone XIV ne sia stato informato e che non si sia opposto al suo svolgimento. Tuttavia, se si fa eccezione per l'udienza a padre James Martin, bisogna riconoscere come sia stato attento a non offrire illusioni di assist a chi avrebbe probabilmente sperato in gesti o parole per mettere in moto le solite strumentalizzazioni. Lo dimostra il fatto che il pellegrinaggio arcobaleno è coinciso con lo svolgimento di un'udienza giubilare in piazza San Pietro. Generalmente, per questi eventi che finiscono nel calendario ufficiale del Giubileo, vengono concessi degli incontri "baciamano" con una delegazione di pellegrini. In questo caso non pare che ciò sia avvenuto, altrimenti molto difficilmente la cosa sarebbe rimasta riservata. Peraltro l'udienza giubilare era in sovrapposizione con la Messa del pellegrinaggio nella Chiesa del Gesù presieduta da monsignor Francesco Savino. Il vescovo di Cassano All'Jonio ha pomposamente rivelato che la sua presenza era stata autorizzata proprio da Leone in persona e questa notizia è stata festeggiata da alcuni media come una sorta di sdoganamento papale. Ora, è vero che il vicepresidente della Cei (ce ne sono tre) sembra avere un'altissima considerazione di sé, ma non è certo un prefetto di Curia.

Insomma, il segnale «politico» che qualcuno voleva attribuire al «sì» del Papa al pellegrinaggio arcobaleno non c'è stato. Chi non ragiona per partigianerie può cogliere nell'atteggiamento del Papa una volontà di ridimensionare il clamore sul dossier: nelle cronache «tifose», ad esempio, è stato fatto riferimento alle persone transgendertrans di Torvajanica che una suora (presente sabato scorso) portava quasi settimanalmente da Francesco. Se si fosse dismessa la casacca d'appartenenza, però, si sarebbe notato che quelle persone transgender, pur assistite in una parrocchia della diocesi di Albano, non hanno incontrato Leone lo scorso 17 agosto nel pranzo al Borgo Laudato si', riservato proprio agli ultimi aiutati dalla Caritas diocesana. Con Francesco sarebbero state assenti? Difficile. Leone, per quel che può, cerca di rifuggire una certa narrazione che vorrebbe strattonargli la talare per condurlo su posizioni più mediatiche che ecclesiali.

Il problema è che la vecchia macchina vaticana, abituata ai silenzi «furbetti» della gestione Bergoglio, sembra essersi convinta che il pontificato di Prevost sia una soluzione gattopardesca in cui, mozzetta a parte, tutto rimarrà come prima. Vedremo se, scaduti i quattro mesi di rodaggio proprio ieri, Leone sentirà il bisogno di smentire queste certezze ormai consolidate in qualcuno e quindi di rivoluzionare i settori più strategici della Curia per evitare di finire ancora nel tritacarne delle polemiche e delle strumentalizzazioni per colpe non sue. 



figura barbina

Il giubileo gay giubilato dal calendario, imbarazzo vaticano

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È giallo (anzi, arcobaleno) sul pellegrinaggio delle associazioni LGBT rimosso dal sito ufficiale dell'Anno Santo. Il vero problema è che Oltretevere non hanno avuto nulla da ridire sull'evento che prima c'era, poi non c'è, ma comunque ci sarà.

AGGIORNAMENTO: Il pellegrinaggio è stato reinserito nel calendario sul sito ufficiale del Giubileo.

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Trappole arcobaleno. E la comunicazione vaticana dorme

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