Perché solo il matrimonio tra uomo e donna è una benedizione
Il matrimonio tra uomo e donna e quello “per tutti” dell’ideologia Lgbt rispondono a due visioni opposte. La visione cristiana dell’uomo poggia sull’ordine della Creazione e il sacramento del matrimonio è orientato a Dio. Invece, il gender è un’ideologia misantropica, che vuole distruggere l’ordine naturale e quindi l’integrità anima-corpo dell’uomo, agendo “come se Dio non esistesse”. Benedire, benedicere, significa dichiarare buona una cosa proveniente da Dio e che a Lui riconduce: perciò un’unione, di qualunque genere, che sia in contrasto con la volontà di Dio non può essere benedetta da Lui. Possono esserlo le singole persone, in quanto amate da Dio, e come richiamo alla conversione.
Pubblichiamo l’intervento integrale del cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, e già apparso in tedesco sul sito Kath.net. Oggetto del saggio - scritto parallelamente a un Responsum della stessa CDF sul medesimo argomento (vedi gli articoli in merito della Nuova Bussola qui e qui) - di Müller: perché non è possibile benedire le unioni tra persone dello stesso sesso.
***
1. Dietro ai dibattiti sul matrimonio tra un uomo e una donna e quello “per tutti” dell’ideologia Lgbt si trovano due visioni dell’uomo diametralmente opposte e inconciliabili.
2. La visione cristiana dell’uomo poggia sull’ordine della Creazione: dal punto di vista filosofico, l’ordine della Creazione trova una corrispondenza nel concetto di “natura”. Con esso non si intende qualcosa di fattuale-materiale, ma di spirituale-personale, che dona all’essere materiale la sua forma e la sua essenza. L’uomo è una persona in una natura spirituale-corporale. La legge morale è scritta nel cuore di ogni uomo (Rm 2, 16 ss), ed è anche espressamente rivelata al popolo di Dio nella forma dei Dieci Comandamenti (Es 20, 1-17; Dt 5, 16-21). In questo modo esiste, oltre i limiti delle religioni e delle diverse concezioni del mondo, una visione comune della natura umana. L’uomo, in questo contesto, non è mai un mezzo per raggiungere un fine, ma un fine per sé stesso. Questo è anche il senso del diritto naturale e del diritto dei popoli, che ha avuto la sua origine nel pensiero della Scuola di Salamanca e di Ugo Grozio (1583-1645). Questi diritti fondamentali si sono tradotti nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del 1948 o nella Costituzione tedesca: la dignità dell’uomo è intangibile e questa dignità viene sempre prima di ogni legge positiva. Lo Stato, se non vuole erigere una dittatura dei principi e con ciò minare il suo fondamento democratico, non può assolutamente determinare che cosa sia la natura umana.
3. La visione che l’ideologia del gender ha dell’uomo, la costruzione sociale arbitraria della sessualità e il transumanesimo sono nettamente un materialistico “come se Dio non esistesse”. Quella del gender è un’ideologia misantropica, che vuole distruggere l’ordine naturale e con ciò l’integrità anima-corpo dell’uomo: l’uomo non viene riconosciuto come persona unica nelle condizioni della sua corporeità, della sua localizzazione storico-sociale, ma è visto piuttosto come uomo biologico-materiale, che serve al proprio piacere o all’arbitrio altrui.
La natura umana, la creazione come uomo e donna, deve prima di tutto essere decostruita, cioè venire distrutta per essere poi costruita nuovamente e definita a proprio piacimento da parte di chicchessia. Quale gioco diabolico viene realizzato con l’uomo! Un gioco che, dal punto di vista antropologico e cristiano, è diametralmente contrario all’asserzione fondamentale che “la dignità umana è intangibile”. In verità, l’identità dell’uomo sta in primo luogo nella sua persona, uomo o donna, nella sua lingua, la sua cultura, la sua coscienza, etc., non nell’attrazione erotica verso sé stesso o verso altri uomini, un idolo strumentale di autoerotismo.
4. Solo il sacramento cristiano del matrimonio forma la cornice perfetta per lo sviluppo sessuale dell’uomo, maschio e femmina. È infatti orientato alla persona amata e perciò orientato a Dio, che attraverso il matrimonio e la famiglia attua la sua volontà creatrice e salvifica. Il matrimonio tra un uomo e una donna non è quindi in alcun modo un gioco di vicendevole appagamento sessuale, ma una comunione di intimo amore personale e di totale responsabilità reciproca (incluso il rapporto salvifico con Dio attraverso la mediazione sacramentale), verso i figli e i parenti. La dottrina classica e nello stesso tempo molto moderna del matrimonio non ha nulla a che vedere con un mero funzionalismo della coppia di sposi in vista dell’allevamento (utilitaristico) dei figli e di un appagamento egoistico delle voglie sessuali. Il matrimonio è piuttosto una partecipazione degli sposi all’amore creatore di Dio, divenendo uno nella carne (in Cristo come sacramento), e alla realizzazione della volontà creatrice attraverso l’ordine delle generazioni. I figli non sono il giocattolo dei genitori. Sono piuttosto creati da Dio e affidati ai genitori perché trovino la loro salvezza nella glorificazione di Dio creatore, salvatore e pieno compimento dell’uomo.
5. Il tentativo cristiano di un’acquisizione adeguata del matrimonio nella volontà creatrice e salvifica di Dio rimane tale soltanto se la testimonianza biblica, l’antropologia sviluppata nella vita della Chiesa e l’insegnamento sulla sacramentalità del matrimonio non si assoggettano al paradigma dell’antropologia innaturale, ma materialistica, cioè ateistica del gender. Non si può, come nello gnosticismo, porre tutta la Rivelazione sotto il segno di una speculazione ideologica e mantenere un’apparenza cristiana soltanto con alcune reminiscenze (con citazioni bibliche per associazione di idee o con frasi stupide, come, per esempio, “Dio mi ha fatto diverso, egoista, razzista, nazionalista, etc.”, come se le disfunzioni e i difetti caratteriali fossero da attribuire a un dio manicheo).
6. Perciò lo Stato non può ridefinire a proprio piacimento la natura del matrimonio secondo gli interessi politici, perché la reciproca corrispondenza dell’uomo e della donna appartiene essenzialmente alla natura umana. Il termine “matrimonio” può essere usato correttamente soltanto nel contesto del diritto naturale e ancor più in quello ecclesiale: la singolare unione tra un uomo e una donna nella comunione dell’amore, del corpo e della vita davanti a Dio. Pertanto l’utilizzo dello slogan politico “matrimonio per tutti” è soltanto la conferma che non si è capito nulla. Non si può escludere che una tale formulazione sviante e volutamente cinica rappresenti una ferita mirata o un attacco alla libertà religiosa. Lo sposo e la sposa sono persone uniche nella loro comunione di amore e non dei partner sessuali interscambiabili in numero più o meno grande.
7. Le persone con attrazione verso lo stesso sesso sono ugualmente amate da Dio, come tutti. Anche la benedizione di tali persone, in quanto uomini - così come la benedizione di tutti gli uomini, qualunque inclinazione essi abbiano - è sempre un atto della grazia divina e un richiamo alla conversione e a una vita conforme ai Dieci Comandamenti. All’alba della Creazione, Dio ha benedetto il primo matrimonio quale unione tra un uomo e una donna (Gen 1, 28). Un’unione, di qualunque genere, che sia in contrasto con la volontà di Dio, non può essere nel contempo dichiarata buona da Dio. Perché benedire, benedicere, significa dichiarare buona una cosa proveniente da Dio e che a Lui riconduce. Occorre inoltre distinguere tra il rispetto verso singoli uomini che hanno certe inclinazioni, dagli interessi di gruppi di pressione che scientemente vogliono imporre alla maggioranza della società la loro visione, mediante il potere o il lavaggio del cervello. E, conformemente alla dittatura del relativismo, chi giustamente si oppone a questa visione, dev’essere messo a tacere, mediaticamente esiliato e perfino giuridicamente perseguito.
8. A dire il vero, non possono essere benedette dalla Chiesa, se essa rimane fedele al suo divin Fondatore, altre forme di vita che non siano il matrimonio e la vita consacrata (i singoli uomini possono invece essere benedetti tutti).
Ciò non si riferisce soltanto a coppie di uomini con inclinazioni sessuali verso persone dello stesso sesso. Anche le convivenze formate da un uomo con più donne, o da una donna con più uomini, non possono essere benedette dalla Chiesa. Persino le semplici amicizie non vengono benedette formalmente. Il matrimonio tra un uomo e una donna è parte del nucleo distintivo della Chiesa, perché è il germe della famiglia cristiana. Esso è stato istituito da Gesù Cristo come sacramento ed è inscindibilmente legato alla comunità dei fedeli. Soltanto con Gesù si è avuta piena consapevolezza dell’originaria volontà di Dio circa la monogamia, l’indissolubilità, l’apertura alla vita, a fronte di alcuni oscuramenti del matrimonio (causati dal peccato originale); e con l’elevazione a sacramento, questi elementi del matrimonio sono stati portati alla luce.
Per questo è importante che i pastori, nel nome di Cristo crocifisso, del Signore risorto e del buon Pastore, incoraggino le coppie di sposi a riscoprirsi sempre nuovamente come persone uniche amate da Dio e ad alimentare sempre nuovamente, nello Spirito Santo, il fuoco dell’amore personale e totale. La famiglia è e dev’essere l’unico luogo nel quale la forma più elevata di questo amore spirituale e corporale e l’unità vengono vissuti insieme e nel quale l’amore di Dio verso la creazione viene singolarmente rappresentato in modo fecondo attraverso l’uomo e la donna.