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IL RESPONSUM DELLA CDF

Unioni gay non benedicibili. Stoppati i vescovi ribelli

La Chiesa non può benedire unioni di persone dello stesso sesso. Il Responsum ad dubium pubblicato ieri - con l’assenso di papa Francesco - dalla Congregazione per la Dottrina della Fede stoppa gli ambienti ecclesiali (specie tedeschi) che spingono per la normalizzazione delle relazioni gay. E nella Nota allegata si ricorda che esse sono contrarie al disegno di Dio.
MA C’È UNA FRASE AMBIGUA, di Tommaso Scandroglio

Ecclesia 16_03_2021

Papa Francesco stampa un sonoro schiaffo in faccia ai vescovi tedeschi ribelli. Lo fa ribadendo l’opposizione della Chiesa alla benedizione a unioni di persone dello stesso sesso. Il Pontefice, infatti, ha dato il suo assenso alla pubblicazione del Responsum ad dubium sulla questione redatto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. L’ex Sant’Uffizio ha detto “no”: la Chiesa non dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso.

Insieme al Responsum, è stata diffusa ieri una Nota esplicativa firmata dal prefetto, il cardinale Luis Ladaria, e dal segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, monsignor Giacomo Morandi, nella quale sono state elencate le motivazioni che hanno portato a questa conclusione. Spiega la CDF: “Per essere coerenti con la natura dei sacramentali, quando si invoca una benedizione su alcune relazioni umane occorre (...) che ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore”, facendo sì che siano “compatibili con l’essenza della benedizione impartita dalla Chiesa solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire quei disegni”. Non è questo il caso, precisano Ladaria e Morandi, delle unioni di persone dello stesso sesso dal momento che “non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita)”.

Nel passaggio che parla della presenza di “elementi positivi, che in sé sono pur da apprezzare e valorizzare” nelle relazioni che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio riecheggia il contenuto della Relatio post disceptationem (n. 18) del cardinal Péter Erdő, relatore generale del Sinodo sulla famiglia del 2014. La Nota esplicativa precisa che questa presenza di elementi positivi “non è comunque in grado di coonestarle e renderle quindi legittimamente oggetto di una benedizione ecclesiale, poiché tali elementi si trovano al servizio di una unione non ordinata al disegno del Creatore”. Aggiunge l’ex Sant’Uffizio: “Poiché le benedizioni sulle persone sono in relazione con i sacramenti, la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita, in quanto costituirebbe in certo qual modo una imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale, invocata sull’uomo e la donna che si uniscono nel sacramento del Matrimonio”, citando Amoris laetitia per ribadire che “non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppur remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”.

Il cardinal Ladaria e monsignor Morandi si preoccupano di chiarire che “la dichiarazione di illiceità delle benedizioni di unioni tra persone dello stesso sesso non è (...) e non intende essere, un’ingiusta discriminazione, quanto invece richiamare la verità del rito liturgico e di quanto corrisponde profondamente all’essenza dei sacramentali, così come la Chiesa li intende”. Il modo in cui vanno accolti nella comunità cristiana le persone con inclinazione omosessuale non è messo in discussione e l’ex Sant’Uffizio lo conferma utilizzando le stesse parole che si trovano nel Catechismo: “rispetto e delicatezza” per evitare ogni “ingiusta discriminazione”.

La Nota ricorda che se è vero che Dio “non smette di benedire ciascuno dei suoi figli pellegrinanti in questo mondo” è anche vero che “non benedice né può benedire il peccato” ma “benedice l’uomo peccatore, affinché riconosca di essere parte del suo disegno d’amore e si lasci cambiare da Lui”.

Il dubium all’origine del Responsum arriva da quegli ambiti ecclesiali a cui fa riferimento la Congregazione nelle prime righe del documento e che hanno in Germania il loro epicentro. Ormai non si tiene nemmeno il conto dei vescovi tedeschi favorevoli alla benedizione delle coppie omosessuali e monsignor Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale, ha voluto che questo tema venisse incluso nel dibattito del Cammino sinodale in corso. Il Responsum approvato dal Papa metterà fine alla ribellione oltre il Reno?

MA C’È UNA FRASE AMBIGUA, di Tommaso Scandroglio