Perché Facebook ci ha sospeso per tre giorni
Qualche attento lettore si sarà chiesto come mai non preghiamo più il Rosario da due giorni, in diretta su Facebook. Questa diretta non ci sarà nemmeno oggi, perché Facebook ci ha sospeso da due giorni. Torneremo, regolarmente, solo a partire da domani, per chi legge. Ma i motivi della sospensione sono quantomeno interessanti.
Qualche attento lettore si sarà chiesto come mai non preghiamo più il Rosario da due giorni, in diretta su Facebook. Questa diretta non ci sarà nemmeno oggi, perché Facebook ci ha sospeso da due giorni. Torneremo, regolarmente, solo a partire da domani, per chi legge.
La sospensione inflitta dal più grande social network del mondo alla pagina della Nuova Bussola Quotidiana è il riassunto di tutte le principali idiosincrasie di questi anni di pandemia. Che cosa ha fatto scattare la misura restrittiva, infatti? Tre articoli e un dossier sono considerati “informazioni false” che “possono provocare danni fisici”. Secondo il tribunale senza appello di Facebook, noi avremmo dato notizie false allo scopo di spacciare cure fasulle o truffare pazienti, come gli influencer delle cure alternative o i maghi che vendono intrugli. Se l’italiano ha un senso, è questa l’accusa che ci viene rivolta.
Il dossier è Mal di Vaccino, l’inchiesta condotta da Andrea Zambrano e Luisella Scrosati sugli effetti collaterali. Non ci sono illazioni o cattive interpretazioni di dati, fatte per terrorizzare, ma solo pure e semplici interviste di persone che hanno subito effetti collaterali dopo la vaccinazione (quindi non si parla neppure di no vax). Allora dar voce a chi ha subito effetti collaterali, a chi sta parlando della sua esperienza, è una “informazione falsa”? E può "provocare danni fisici”? A chi? Le persone intervistate, i danni li hanno già subiti. Ma non dai nostri articoli. Se ne deduce che, una volta iniziata la campagna vaccinale, sia proibito parlare dei rischi che si possono correre. Altrimenti non si spiega la sospensione, per questo motivo.
Il primo articolo incriminato è di Paolo Gulisano che intervista Paolo Allegri. Entrambi, intervistatore e intervistato, sono medici di professione. Il secondo è della rete Ippocrate.org, dunque il gruppo di medici che ha curato il Covid-19 a domicilio. Che funzioni o no la cura a domicilio è oggetto di dibattito fra medici, di sicuro va sentita anche la campana ottimista, non può essere ignorata specie di fronte a tanti casi di guarigione senza ricorrere all’ospedalizzazione. Non è affare di Facebook, comunque. Non c’è alcuna truffa o istigazione a delinquere, nessuna pubblicità occulta a prodotti magici. Stiamo parlando di medici, sottolineiamo, non ciarlatani o stregoni. E non hanno “provocato danni fisici”, semmai hanno provato a curare gente, a combattere contro la pandemia contro cui siamo tutti alle prese.
Il secondo articolo incriminato è di Luisella Scrosati e pone una questione etica (non strettamente medica), sull’uso delle cellule staminali embrionali per la sperimentazione dei vaccini. L’articolo presenta un dibattito interno al mondo cattolico, soprattutto riguardo alla collaborazione al male remoto. È lecito porsi queste domande? Da notare che, prima ancora della produzione dei vaccini, gli animalisti avevano protestato vivacemente per salvare gli squali, dal cui corpo sono ricavate sostanze per la produzione dei farmaci. E già paventavano il rischio di estinzione di quella specie marina. Un cattolico, invece, così come un appartenente a qualsiasi altra religione, non dovrebbe porsi il problema dell’uso delle cellule staminali ricavate da feti (umani)? Gli squali sì, gli uomini no?
Il terzo articolo è invece un commento dello storico Eugenio Capozzi (ordinario di Storia Contemporanea all’Università degli Studi di Napoli), che si domanda, soprattutto, a cosa serva una campagna vaccinale rivolta ai giovani, dal momento che fra i giovani la mortalità da Covid è quanto mai bassa. Quindi, siamo sicuri che non si stiano usando i giovani come capri espiatori per proteggere una società invecchiata? Si può essere d’accordo o meno, ma la domanda è legittima (e Capozzi non è certamente l’unico a porsela).
Adesso il lettore dica se in questi articoli ci sono “informazioni false” che “possono provocare danni fisici”. C’è una sola spiegazione possibile: questo dossier e i tre articoli incriminati, semmai, non rientrano nella linea editoriale di Facebook. Ma stiamo parlando di un social network (essenzialmente: una bacheca online), o di un editore? Perché, se fosse un editore, dovrebbe anche essere responsabile di tutto quel che viene pubblicato. Ma così non è. Quindi che senso ha rispettare la linea editoriale di un sito Internet che non è un editore? E per fortuna che nel messaggio con le motivazioni di Facebook della sospensione della Nuova Bussola Quotidiana, leggiamo: “Sosteniamo (noi di Facebook, ndr) la libertà di espressione”.