Pellegrini vince in Slovacchia, contro tutte le lobby
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Nonostante tutti gli sforzi profusi dalle lobby europee e americane, le presidenziali in Slovacchia sono state vinte da Peter Pellegrini, alleato del premier Fico, euroscettico e contrario agli aiuti all'Ucraina.
Dopo mesi di polemiche maligne e allarmanti interferenze sulla Slovacchia, da parte di Bruxelles e di ambienti americani, allo scopo di condizionare l’elezione del Presidente della Repubblica, il candidato di centro sinistra nazionalista e fedele ai valori identitari cristiani Peter Pellegrini, è stato eletto sabato con 53,12% dei voti sconfiggendo al ballottagio il diplomatico filo globalista e centralista Ivan Korčok (46,87%), dando alla coalizione di governo del primo ministro socialista Robert Fico il controllo totale sui rami esecutivo e legislativo del governo. Korčok ha ammesso la sconfitta e la sua delusione nella tarda serata di sabato: «Sono deluso, ad essere onesti, ma come sportivo devo rispettare il risultato».
La Costituzione del paese del 1993 conferisce al suo presidente poteri in gran parte cerimoniali, tra cui la firma di progetti di legge (il parlamento di Bratislava può scavalcare un veto presidenziale approvando le leggi una seconda volta), l'approvazione delle nomine per il ministro del gabinetto e il capo del servizio di intelligence SIS del paese e la concessione di amnistie. Nella durissima campagna elettorale tutta l’Europa centralista, le sue istituzioni e l’intera compagine di lobby americane liberal-democratiche hanno sostenuto il candidato filo centralista.
Dopo che Korčok aveva superato di cinque punti percentuali Pellegrini al primo turno delle elezioni di due settimane fa, tra le celebrazioni di giubilo internazionali, la coalizione di governo ha sostenuto con maggiore impegno il proprio alleato mettendo in guardia il paese dall’eleggere un presidente favorevole alla guerra senza fine condotta dall’Europa con l’Ucraina contro la Russia. La vittoria al primo turno di Ivan Korčok di sabato 23 marzo con il 42 per cento dei consensi, con Peter Pellegrini, al 37%, aveva riempito di speranze i centralisti europei e le masse da loro spinte a manifestare nelle piazze contro il governo guidato da Robert Fico.
È bene ricordare che Pellegrini era già stato primo ministro slovacco nel 2018, dopo che l’attuale premier Rober Fico era stato costretto a lasciare l'incarico a causa di uno scandalo e dell’accusa di aver sostenuto gli omicidi di quell'anno del giornalista investigativo Ján Kuciak e della sua fidanzata, Martina Kušnírová. Le manifestazioni contro Rober Fico avevano anche creato le condizioni per l’elezione del presidente uscente, l’avvocata Zuzana Čaputová, eletta il 15 giugno 2019. Manifestazioni e sit-in che ricordavano quelle “rivoluzioni colorate” promosse da lobby ed interessi americani negli anni 2000 nelle ex repubblica sovietiche e che portarono alla elezione della Čaputová che non ha mai negato la sua collaborazione con la “Open Society Foundation” di George Soros.
L’attuale presidente si è opposta con forza, sin dall’entrata in carica del nuovo governo guidato da Robert Fico con l’alleato Peter Pellegrini, alle modifiche al codice penale del paese e la posizione accomodante, ovvero la ricerca di una via diplomatica per la pace, sull'aggressione della Russia contro l'Ucraina. Ebbene, proprio la contrarietà dell’attuale Presidente della Repubblica alle riforme della giustizia slovacca aveva dato avvio nell’inverno scorso alle manifestazioni di piazza di decine di migliaia di persone contrarie alle proposte del governo. Manifestazioni antigovernative ripetutesi anche dall’inizio dell’anno che sono state esaltate, riprese e sostenute da tutta la stampa e dalla stessa Commissione di Bruxelles. Non per nulla, Bruxelles lo scorso febbraio aveva comunicato alla Slovacchia, attraverso il Commissario alla Giustizia Didier Reynders che rischiava di fare «danni irreparabili» allo stato di diritto con l’approvazione, poi avvenuta, delle proprie riforme.
Il tentativo di azzoppare Peter Pellegrini e il suo sostenitore Robert Fico stavolta non è riuscito e senza dubbio, la vittoria di Peter Pellegrini, è la dimostrazione della forza della democrazia slovacca contro i potenti attuali di Bruxelles e Washington che volevano e manipolarne il voto e le istituzioni. Ciò che era riuscito in Polonia con la vittoria pilotata di Tusk e della sua coalizione multicolore anticristiana, non è avvenuto a Bratislava mentre in queste settimane, in Ungheria si sta consumando l’ultimo di questi maldestri ed inaccettabili tentativi di colonizzazione, contro Orban e il suo governo, per manipolare il voto europeo.