Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santo Stefano a cura di Ermes Dovico
chiuse le olimpiadi

Parigi 2024, decadenza macroniana di un paese senza etica

Ascolta la versione audio dell'articolo

Ideologia woke ed ecologista, impianti inadatti, atleti in fuga dal villaggio olimpico, la Senna inquinata e persino giornalisti arrestati. Macron ha voluto una Parigi 2024 a sua immagine e somiglianza che delinea il tratto di un paese decadente. 

Sport 12_08_2024

La Francia ha aspettato cento anni per vedere di nuovo i Giochi in casa, e se non fosse stato per il passo indietro di Roma, probabilmente ne sarebbero passati altri cento. Adesso che però il sipario è calato su Parigi 2024, si può affermare con certezza che Macron ha fallito. Smanioso di impartire lezioni di grande strategia e geopolitica al mondo, non sperava, semplicemente, nella “tregua olimpica”, ma nella capacità di rendere i Giochi una personale riconquista. 

Olimpiadi che sono da sempre l’occasione che un Paese ha per lanciare nel mondo la sua immagine migliore e Macron vi ha investito tutto. Lo sport, si sa, ha una rilevanza geopolitica, oltre ad essere un fenomenale strumento di comprensione dei popoli. In politica estera, squadre, campioni e tornei sportivi permettono di incrementare soft power e visibilità. Macron ha voluto una Parigi 2024 a sua immagine e somiglianza, in una natura interamente woke, che è emersa in tutta la manifestazione, per mostrare al mondo la geopolitica dello sport capace di strizzare l’occhio al sentimento nazionale che il nuovo monarca francese sta forgiando depotenziando l’originaria connotazione del Paese. 

Ma se immagine e consolidamento del potere erano tra i suoi obiettivi, ha finito per consegnare al mondo solo il profilo di un Paese frammentato, senza governo, senza identità, in balia di fratture sociali e culturali insondabili. Lontano dalla grandiosità promessa.

La cerimonia di apertura, studiata per quattro anni, doveva essere qualcosa d’innovativo, mai visto prima. Macron vi ha imposto fantasie e capricci personali per uno spettacolo scadente, ma costato miliardi a spese dei contribuenti di un Paese in fallimento, in sprezzo del popolo che lo ha bocciato tre volte, fragorosamente, nelle ultime tornate elettorali.

Ha inseguito una falsa percezione della realtà per fallire il tentativo dell’originalità: l’ultima cena queer oltre che blasfema, è una cosa già vista e rivista. Come se non bastasse, ha messo in scena la sanguinosa esecuzione della regina Maria Antonietta ricordando come la rivoluzione francese ha decapitato la famiglia reale cattolica. Provocazione o apologia dell’odio? 

Certo è, che in un Paese, negli ultimi dieci anni, vittima privilegiata del terrorismo islamico, con marciapiedi, teatri, redazioni e chiese ancora grondanti sangue, è risultato qualcosa di tremendamente di cattivo gusto. Ecco che nella geopolitica di Macron, le Olimpiadi sono parse decisamente come il pretesto per mostrare altro che non lo sport. 

Gli atleti non sono mai stati i protagonisti. Li abbiamo visti, già durante la cerimonia di apertura, abbandonati sui vaporetti come turisti sotto la pioggia. La delegazione di rifugiati su un barcone. E i riflettori tutti per nani, ballerine e mondo queer. Nessuno ha compreso il nesso con lo sport. Sembrava l’Eurovision, ma erano i Giochi di Parigi 2024. Difficile fare qualcosa di più brutto. Un’ipertrofia che ha visto inanellare un fallimento dietro l’altro. 

Il più grande dispiegamento di forze dell’ordine non è stato capace di fermare il boicottaggio all’alta velocità francese che ha paralizzato Parigi per quattro giorni, e neanche quello dei cavi in fibra ottica tagliati per far saltare tutto. Sessantotto gli attacchi informatici che l’organizzazione dei Giochi ha subito nei quindici giorni di competizioni.

Gli immigrati irregolari che le autorità hanno provato a nascondere, come cumuli di spazzatura, per non disturbare le foto da copertina, e spediti lontano dalla Capitale, sono ritornati presto riallestendo una tendopoli enorme in Place de la Bastille. Un’autogestione anarchica surreale. 

Nel frattempo, nei giorni scorsi un procuratore, su ordine di Macron, ha arrestato sei giornalisti spagnoli di CitizenGo. Tenuti in carcere per una notte, spogliati, anche le donne, perquisiti, privati di cibo e acqua e della possibilità di contattare avvocati e familiari, solo perché erano a Parigi a bordo di un autobus con su scritto, “basta attacchi contro i cristiani”. Sono stati scortati per abbandonare la città insieme al loro slogan.

Parigi ha fallito pure la prova della Senna. Ha abolito le navette che vengono predisposte in tutte le Olimpiadi per gli spostamenti da un’arena all’altra. Inquinano, la motivazione ufficiale. A pagarne le spese gli atleti. Il metrò per ragioni di sicurezza ha chiuso sempre prima e prendere un taxi significava fare uno slalom costoso tra transenne, blocchi e controlli ad ogni angolo per proteggersi dalle minacce di attentati che non sono mancate. 

Gli impianti sportivi scadenti, mai un secondo di silenzio che nello sport è prezioso e meraviglioso - c’era sempre un dj pronto con musichette varie -, e poi la Marsigliese infilata in ogni pausa tra una valutazione e l’altra dei giudici. Così neanche Pechino aveva fatto. 

Dopo i cento anni di attesa per riavere i Giochi, Parigi s’era detta pronta a lasciare un’impronta indelebile. Con tanto di direttore per sostenibilità ambientale avrebbe dovuto fare scuola. Così è stato, ma per quello che è a tutti gli effetti il più grande boomerang che l’ecologismo potesse mai concepire. La sostenibilità non è sostenibile, è un’utopia falsa, malata e finanche pericolosa. È questo che racconta Parigi 2024 tra infezioni, malesseri vari e fughe. Mai s’è parlato così tanto, e così male, del villaggio olimpico in tutta la storia dei Giochi.

Concepito come il prototipo di città sostenibile del futuro, ha evidenziato tutti gli effetti collaterali dell’ideologia che a tanti, di ritorno a casa, è diventata più antipatica che mai. Letti di cartone, ma 300mila preservativi - di plastica - donati agli atleti. Tutto sporco, dozzinale, insopportabilmente caldo. Non si contano i condizionatori portatili che le varie squadre hanno voluto comprare per sopravvivere alle notti prima delle gare. La mensa, a basse emissioni e vegana, ha offerto cibo scadente, insufficiente, avariato. Persino manchevole di tutte le proteine, grassi e vitamine di cui un atleta ha bisogno. S’è sopperito con le consegne a domicilio dei ristoranti di zona. Ecologia, tagli e sacrifici per tutti. 

Eppure non è così che Macron s’intrattiene con i suoi ospiti: le sue aragoste blu  sono, da qualche giorno, nel mirino della Corte dei Conti. Il bilancio dei ricevimenti di rappresentanza della presidenza francese vede un buco di 8,3 milioni di euro. Cene luculliane per sé, sostenibilità per gli atleti che hanno preferito abbandonare il villaggio olimpico più brutto di sempre, per rifugiarsi in ritiri di squadra, o personali, in attesa che il calendario li chiamasse di gara a Parigi.

Il nostro Ganna, ciclista italiano su pista, si è trasferito in un rifugio alpino. La squadra di tiro con l’arco spagnola ha scelto il monastero cattolico Santa María de Bellpuig de les Avellanes. E quando l’hanno saputo, altri hanno fatto lo stesso. 

Pellielo, veterano della nostra nazionale, ha organizzato un ritiro a casa sua per gli azzurri del tiro a volo. Dove ha pure una cappella, ché è importante ritirarsi in preghiera, ripete da anni. La delegazione inglese e statunitense si sono trasferite in resort di lusso in reazione all’ecologismo invivibile. Diverso, ma ugualmente di lusso, quello che hanno scelto i membri del Cio. Altri hanno, invece, ripiegato in appartamenti in affitto e più vicini agli impianti di gara.

Anche le medaglie, in metalli al 100% riciclati, sono le più scadenti di sempre: a Olimpiade non ancora finita, sono state mostrate perché rovinate come ferro vecchio di chissà quanti decenni. 

Per chiudere hanno inscenato un futuro distopico immerso nell’oscurità, tra persone senza volto e una voce metallica dello speaker che arriva dal nulla: come negli incubi di Orwell. Il cavaliere che scende dal cielo è un ibrido tra uomo e animale. Il messaggio è quanto mai emblematico. 

Decadenza è l’unica parola che viene fuori da Parigi 2024. Epica scarsa di un Paese senza etica. Un Paese piccolo, piccolo. Quante Olimpiadi come quelle di Parigi ci saranno ancora? E se è vero che i Giochi misurano i principi e le possibilità della contemporaneità, resta da chiedersi, dove va il Vecchio Continente?