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Intervista / Del Valle

Voto musulmano ago della bilancia. Ora tre scenari per la Francia

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Elezioni francesi: si profila o un governo tecnico o uno macronista o un altro, più difficile, di coabitazione. Il cinismo di Macron e quello di Mélenchon, che pesca i voti dell’islam e soffia sull’antisemitismo. Mentre «RN non è un partito estremista». La Bussola intervista il politologo Alexandre Del Valle.

Esteri 08_07_2024
Jean-Luc Melenchon (a destra) e altri membri del Fronte (Ap-LaPresse)

«Un’alleanza disonorevole getta la Francia nelle braccia dell’estrema sinistra di Mélenchon», è la prima dichiarazione di Bardella agli exit poll. Macron ha preferito non rilasciare nessuna dichiarazione. Il secondo turno delle legislative, mentre scriviamo, vede in testa il Nuovo Fronte Popolare (tra i 188 e i 199 seggi), davanti a Ensemble (tra i 164 e i 169) e al Rassemblement National (tra i 135 e i 143).

Il voto di Francia racconta un Paese che si confronta con le tensioni di tutta l’Europa, ma con uno spirito che palesa, oltralpe, un’esacerbazione al momento impareggiabile.

La Francia si autodenuncia in gravissima crisi sociale e d’illegittimità delle istituzioni. Basti pensare che, già sabato, i negozi, finanche sugli Champs-Élysées, si sono barricati installando assi di legno davanti alle vetrine per proteggersi dai probabili scontri violenti.

Ma chi guiderà la nuova maggioranza a Palais Bourbon dopo queste legislative? La Bussola lo ha chiesto ad Alexandre Del Valle, professore di geopolitica all’Ipag Business School di Parigi-Nizza e a Roma, saggista controcorrente e geopolitologo francese che scrive d’islam dal 1997 e aveva previsto l'ascesa di Al-Qaïda.

Non c’è un vincitore chiaro. Cosa succede ora in Francia?
Tre scenari possibili. Un governo tecnico con proteste per le strade per mesi: significa un rifiuto garbato della maggioranza con un Mélenchon che già chiede l’incarico. Secondo scenario: un governo macronista con Macron che trova traditori sia tra i socialisti che tra i repubblicani. Terzo scenario, che mi sembra difficile, un governo di coabitazione: Macron che accetta la prevalenza del Fronte popolare e nomina uno del partito di Mélenchon. 

Per Macron l’operazione di sciogliere l’Assemblea Nazionale è stata il successo che si aspettava?
Con questo voto il suo gruppo centrista è cresciuto. E può continuare a rubare deputati alla destra e alla sinistra. Macron, in un certo modo, è un genio politico: è riuscito a sconfiggere Le Pen che in termini di voti è il primo partito. Un cinico machiavellico che ha studiato una mossa riuscita brillantemente.

Ma con la creazione del «blocco repubblicano» il macronismo è diventato l’“utile idiota” del melenchonismo di conquista?
Il macronismo è un sistema di potere personale, trasformista, opportunista e teatrale. L’unico scopo è far brillare la figura del super presidente giovane con il detrimento di tutte le altre forze politiche moderate. In questo contesto cinico ed egocentrico, Macron ha sempre voluto trasformare la vita politica francese in uno scontro: da una parte i virtuosi, i soli capaci di governare (lui!), dall’altra le forze demonizzate, affinché tutti non possano fare altrimenti che votarlo.

Come spiega quello che resta il successo della coppia Le Pen-Bardella?
Bardella è figlio di immigrati italiani non borghesi. È uno cresciuto nelle banlieue più schifose e violente della Senna-Saint-Denis. Già solo questo gli dà una legittimità capace di attrarre il popolo: nessuno può dire che è xenofobo. Se a ciò si aggiunge che è giovane, di bell’aspetto (non è da sottovalutare: c’è chi vota così!), moderato nella dialettica politica e con idee pragmatiche in fatto di economia e di società, si ravvisa un primo perché della risposta dei francesi. Che sanno benissimo, inoltre, che RN non è un partito estremista né antisemita. 

Eppure la stampa, anche francese, racconta il contrario.
RN pretende solo di combattere l’immigrazione illegale e incontrollata, e integrare tutti gli altri. Poi bisogna ricordare che, dopo il 7 ottobre, RN è stato il partito che più ha voluto salvaguardare il diritto di Israele a difendersi e sostenuto gli ebrei francesi di fronte agli estremisti islamici, pro-palestinesi e di estrema sinistra.

Il Rassemblement National è visto ancora come una minaccia per la tenuta anche economica del Paese?
Questo è quello che dicono le élite, non il popolo. Macron ha fatto la campagna elettorale sostenendo che RN sarebbe stato una catastrofe per l’economia, ma è con lui che il debito pubblico francese è aumentato a mille miliardi di euro.

Il tema dell’immigrazione ha giocato un ruolo importante nel voto?
Il fatto che in Francia gli immigrati siano sempre meno integrati e l’islamismo sempre più invasivo ai danni di civiltà e leggi occidentali è un problema che tutti possono osservare. Ogni giorno, ci sono accoltellamenti di cui sono protagonisti al 99% musulmani, irregolari o figli di immigrati francofobi e antisemiti radicalizzati. In reazione a questo, anche alcuni magrebini e algerini oggi votano Le Pen: sono stanchi dell’islamismo. La gente è stufa anche del lassismo con il quale la giustizia tratta quanti dovrebbero essere solo espulsi. C’è un’insicurezza dettata dall’immigrazione e un’altra da uno Stato che non fa il suo dovere.

La classe media e gli operai come hanno votato?
RN vuole essere un partito dalla loro parte. La sinistra è ormai concentrata sui temi Lgbt, sempre più elitaria, e meno “operaia”. Bardella è l’unico che in campagna elettorale ha proposto ricette economiche apparentemente nuove: che sia vero o no, così è stato percepito dal “basso”. Ha anche abbandonato le misure meno liberali e più costose per rassicurare i mercati.

La sinistra di Mélenchon ha pescato i voti dell’islam. Qual è il criterio di questa strana alleanza?
In Francia l’immigrazione islamica è per lo più araba e nordafricana. Consapevole di ciò, la sinistra ha accentuato un atteggiamento filo-palestinese (già nella sua natura!) per incontrare in modo pratico ed efficace il voto musulmano arabo-magrebino. La sinistra si è presentata come il baluardo dell’odio a Israele e dell’antisionismo: oggi, l’80% del voto musulmano è di Mélenchon. E poi RN vuole cancellare lo ius soli.

In Francia, con la più grande comunità ebraica d’Europa, si vive una crisi che non era ravvisabile dai tempi della Shoah. Qual è l’origine del nuovo antisemitismo? Solo immigrazione islamica o c’è altro?
Mi piace davvero tanto questa domanda. Risale agli anni 1990-2000, quando la sinistra si rese conto che il “voto musulmano” era diventato 10 volte più importante di quello ebraico. Fu il calcolo cinico spiegato al Partito socialista dal geopolitologo Pascal Boniface, un filopalestinese, ex trotskista, antisionista e filo-islamista che per anni è stato molto influente nei media e nel mondo di sinistra. Da lì nacquero le proposte di legge per condannare la cosiddetta “islamofobia”, difendere il  velo e il separatismo islamista.

Mélenchon ha dichiaro che i dati del Ministero degli Interni, che attestano un aumento del 300% degli atti antiebraici nel primo trimestre del 2024, sono falsificati.
Mélenchon e il Nuovo Partito Anticapitalista non solo hanno investito nell’odio contro Israele, ma lavorato per sedurre le banlieue, sempre più nelle mani dei Fratelli musulmani. Per essere onesti, in Francia, però, l’antisemitismo è purtroppo una vecchia e profonda tradizione politica. Grazie a Dio, sta scomparendo a destra e nell’estrema destra, ma sta progredendo nella sinistra wokista.

Perché?
Si spiega, in parte, con il collaborazionismo, durante la Seconda Guerra mondiale, tra i capi della sinistra e del partito comunista, con il nazismo. Pensi a Marcel Déat, socialista e pacifista, da ministro del lavoro appoggiò le rivendicazioni naziste e mandò nei campi di lavoro tedeschi gli ebrei francesi. O a Céline che è così amato dai benpensanti: scrisse contro la “razza ebrea”.

E ha resistito nel tempo fino a determinare il voto di oggi?
La sinistra dura, che adora Marx e pensa veramente che l’ebreo è quello che ha portato il capitalismo e va perseguitato, ha sempre banalizzato l’antisemitismo. E oggi per vincere sposa il palestinismo, abbraccia la causa islamica dei Fratelli musulmani e lotta per il velo. Con Mitterrand votavano non più di 500 mila musulmani. Oggi votano in 5 milioni (la popolazione musulmana in Francia è arrivata a 10 milioni, ma ovviamente non tutti votano o possono votare, nda): il muslim vote decide le elezioni.



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