Pakistan. Prosciolto un cristiano dall’accusa di blasfemia
L’uomo era stato accusato di aver profanato il Corano da una vicina di casa con cui la sua famiglia era in lite da tempo
Una buona notizia arriva dal Pakistan, paese a maggioranza musulmana in cui è in vigore una severissima legge che punisce la blasfemia con il carcere e anche con la pena di morte. È stato prosciolto perché le accuse rivoltegli sono risultate false Younas Masih, un cristiano di 68 anni residente nel villaggio di Khurrianwala, Faisalabad. Il 10 febbraio scorso Masih era stato accusato di blasfemia da Fatima Bibi e da suo marito, Liaqat Ali, entrambi cristiani convertiti all’Islam da circa un anno e mezzo. Come succede spesso, in realtà l’accusa era un modo per colpire Masih e sua moglie Azra Bibi. Le due famiglie sono vicine di casa. Qualche mese prima le mogli avevano litigato e da allora i loro rapporti erano diventati sempre più tesi. Il 10 febbraio Fatima, che già aveva minacciato di trovare il modo di far allontanare dal villaggio la famiglia Younas, improvvisamente si era messa a urlare che Masih aveva profanato il Corano. Alle sue grida qualcuno ha chiamato la polizia e gli agenti hanno prelevato Masih. La donna ha poi raccontato che, mentre a casa sua stava recitando il Corano, Masih era entrato le aveva strappato il libro sacro di mano, ne aveva strappato alcune pagine e lo aveva buttato per terra minacciandola di cacciarla di casa. Masih è rimasto in carcere per quattro giorni. È stato liberato solo il 13 febbraio dopo che le accuse si erano dimostrate infondate. Visto l’esito della denuncia Fatima e il marito hanno tentato di darsi alla fuga, sembra con l’aiuto di un gruppo fondamentalista, ma sono stati arrestati. Raggiunto dall’agenzia di stampa AsiaNews, Naveed Walter, presidente di Human Rights Focus Pakistan, ha detto di essere felice che la polizia, spesso restia a indagare accuratamente nei casi di blasfemia e propensa a dare ragione a chi accusa, per una volta abbia accertato i fatti e lo abbia fatto celermente. Molti casi di blasfemia richiedono mesi e persino anni perché si arrivi a fare giustizia. Ha però spiegato che adesso Younas Masih e la sua famiglia dovranno nascondersi per molto tempo. Una accusa di blasfemia, anche se infondata, lascia il segno e il rischio di ritorsioni e violenze da parte di gruppi fondamentalisti è elevato.