Nuovi ricorsi e diffide contro le mascherine a scuola
Cresce il malcontento tra genitori e studenti per l’obbligo della mascherina a scuola. Il Codacons presenta ricorso contro l’anomalia italiana. Inoltre, il Governo Draghi è ancora inadempiente verso una sentenza del Tar passata in giudicato. E gli avvocati Stefani e Scifo presentano diffide con una richiesta di risarcimento danni pari a cinquemila euro per bambino.
La questione delle mascherine a scuola si evolve ma a piccolissimi passi. Mentre l’anno scolastico volge a conclusione, si riaccende il dibattito ma, soprattutto, iniziano a venire al pettine i nodi giuridici. Da un lato, il Ministero dell’Istruzione ha ammesso di non avere a disposizione alcuna documentazione che attesti la reale utilità dei dispositivi di protezione individuale per gli studenti dai sei anni in poi. Dall’altro lato, l’obbligo permane dalla prima elementare all’ultima classe delle superiori, con la sola eccezione della ricreazione (solo il tempo strettamente necessario alla merenda) e dell’ora di educazione fisica.
Al di fuori della sanità, nessun luogo pubblico più della scuola è attualmente soggetto a protocolli così stringenti. Eppure, tra le famiglie, il malcontento sta crescendo e si sta concretizzando con azioni legali mirate. Venerdì scorso, il Codacons ha presentato ricorso al Tar del Lazio, denunciando “la manifesta sproporzione del provvedimento e l’illegittima disparità di trattamento tra luoghi pubblici”.
Nel frattempo, permane l’inadempienza del governo Draghi rispetto alla sentenza del Tar dello scorso anno - passata in giudicato e non impugnata dal Ministero - che dichiarava illegittimi i Dpcm del 3 dicembre 2020 e del 14 gennaio 2021. Il team legale composto dagli avvocati Antonella Stefani e Francesco Scifo ha quindi presentato le proprie diffide, annunciando la richiesta di risarcimento dei danni (quantificato nella cifra forfettaria di 5000 euro per bambino) e di rimozione dell’obbligo di mascherine a scuola. Contattata dalla Nuova Bussola Quotidiana, l’avvocato Stefani ha preso atto che “quest’anno c’è meno censura sul tema e molti genitori si sono attivati: abbiamo chiesto loro di mandare e-mail e diffide, per fare un po’ di pressione”.
Si pone, poi, la questione dei danni che “ormai sono dimostrabili”, perché, osserva l’avvocato Stefani, con l’uso prolungato delle mascherine, gli studenti “respirano grandi quantità di anidride carbonica”. Inoltre, i monitoraggi effettuati in Paesi come la Danimarca o la Finlandia - dove, a titolo sperimentale, alcune classi sono state tenute con la mascherina e altre senza - non hanno fatto emergere differenze nella prevenzione dei contagi. In Italia, non è stato effettuato nessun test di questo tipo. Nel nostro Paese è anche pressoché impossibile per gli studenti ottenere certificati medici che permettano l’esenzione della mascherina per difficoltà respiratorie o altre conseguenze sulla salute.
Come ricordato nel testo della diffida, oltretutto, molti bambini e ragazzi hanno dovuto utilizzare mascherine della Fca, fornite direttamente dal Ministero e “poi ritirate perché dichiarate non conformi (e si presume nocive)”. Non essendo arrivate risposte da parte del Ministero, l’avvocato Stefani si riserva ogni azione utile per i suoi assistiti.“Credo che adesso siano i ragazzi che non ce la fanno più: le temperature quasi estive, poi, fanno il resto”, aggiunge l’avvocato che ricorda: “L’anno scorso noi abbiamo chiesto di poter togliere le mascherine agli studenti almeno in condizioni di staticità, quindi da seduti ai banchi. In alcune scuole le fanno mettere persino durante l’ora di educazione fisica. Di recente, abbiamo avuto anche casi di ragazzi sospesi perché tenevano la mascherina sotto il naso. All’estero, invece, a scuola, non si indossano più in nessuna circostanza”.
Non tutti i genitori sono scontenti della persistenza dell’obbligo. La maggior parte, al contrario, educa i figli a rispettarlo; tuttavia, è in sensibile crescita il numero dei padri e delle madri insoddisfatti, quando non sul piede di guerra. Ci sono poi momenti in cui l’ipocrisia non regge più: durante le gite, ad esempio, i bambini sono sovente costretti alla mascherina anche dove non è obbligatoria. “Mio figlio, di nove anni, giorni fa è tornato da una gita a Palazzo Ducale a Venezia, dove l’hanno fatta indossare persino in giardino”, racconta alla Nuova Bussola G.M., madre di un alunno della primaria in Veneto. «Quando è tornato a casa, mi ha chiesto: “Perché noi avevamo la mascherina e loro no?”. Ci sono le foto arrivate nella chat di classe che documentano questa cosa: bambini con la mascherina, mentre la guida e i turisti non ce l’hanno. Un po’ di buonsenso non guasterebbe. Adesso che fa caldo, in classe, si potrebbero aprire le finestre e permettere agli alunni di stare a volto scoperto», dice ancora la madre.
Spesso sono le famiglie ad essere più realiste del re e a imporre ai figli di indossare la Ffp2 a scuola, anche adesso che non è più obbligatoria. «Non è che si riesca più di tanto a parlare con gli altri genitori - prosegue G.M. Solo una piccola percentuale la pensa come me. Eppure, la mamma di un altro alunno, di posizioni diverse dalle mie, di recente mi ha detto: “Hai ragione, ormai non ha più senso”». Molti genitori, evidentemente, rispettano le regole per puro quieto vivere, tuttavia, balza un paradosso: fuori dalle aule, “i bambini festeggiano il compleanno insieme, giocano, si abbracciano… Soltanto a scuola sono militarizzati”, commenta in conclusione questa madre.