Novena letteraria: il metodo dell'Incarnazione
Sesto giorno di letture per prepararci al Natale, con un brano di don Luigi Giussani, scelto e letto da Eugenio Capozzi.
Quinto giorno della nostra "novena letteraria" con un brano di don Luigi Giussani tratto da All'origine della pretesa cristiana, scelto e letto da Eugenio Capozzi:
Il mistero dell'Incarnazione inoltre stabilisce il metodo che Dio ha creduto opportuno scegliere per aiutare l'uomo ad andare da Lui. Questo metodo si può riassumere così: Dio salva l'uomo attraverso l'uomo.
Questo metodo risponde magnificamente: a) alla natura dell'uomo che è carica di esigenza di sensibilità; b) alla dignità della libertà umana, in quanto Dio la assume come collaboratrice della sua opera.
Discende da ciò come si debba agire per riconoscere l'intervento di Dio nella nostra vita. Attraverso la ricerca, aderire innanzitutto alla nostra natura e tener presente che l'esito della nostra ricerca può esigere un cambiamento radicale, una rottura del limite stesso della nostra natura.
Questo metodo si prolunga nella storia. Se una realtà così eccezionale è intervenuta nella storia, l'adesione a essa deve essere possibile sempre e per tutti. «Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo». L'assunzione del metodo indicato dalla realtà dell'incarnazione implica che l'uomo è chiamato ad aderire sempre alla identica salvezza proposta in tempi nuovi, in circostanze nuove, con strumenti nuovi.
Se Gesù è venuto, è, permane nel tempo con la sua pretesa unica, irripetibile, e trasforma il tempo e lo spazio, tutto il tempo e tutto lo spazio.
Se Gesù è quello che ha detto di essere, nessun tempo e nessun luogo possono avere altro al centro.
Abbiamo mostrato come la ragione non possa a priori escludere l'ipotesi che il mistero entrasse come fattore nuovo nella storia umana. Trovandoci ora di fronte alla compiutezza storica di quell'ipotesi realizzata nella persona di Gesù, dobbiamo sottolineare la resistenza istintiva che la ragione può avere di fronte all'annuncio dell'incarnazione. È come se l'uomo rifiutasse che il mistero si pieghi a diventare fatto e parole umani. L'uomo di tutti i tempi resiste alla conseguenza del mistero che si fa carne. Se questo avvenimento è vero, tutta la vita, anche sensibile, anche sociale deve ruotare attorno ad esso. Ed è proprio questa percezione da parte dell'uomo di essere scalzato come misura di sé che pone l'uomo in termini di rifiuto con il pretesto di non voler vedere offuscata l'inaccessibilità del mistero, di non rendere impura con antropologismi l'idea di Dio, di rispettare la libertà propria.
Così, dopo lo stupore di fronte all'innegabilità e all'eccezionalità delle opere di Cristo, la resistenza al contenuto supremo del suo messaggio si è subito verificata intorno a lui: «Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto» (Gv 11,45-46).
È un avvenimento tipico e si realizza la profezia del vecchio Simeone fatta nel tempio alla madre di Gesù. Dagli scribi e farisei di allora agli scribi e farisei di tutti i tempi, seguiti dalle loro folle, gli spunti per accusare l'incredibilità della pretesa di Cristo saranno sempre gli stessi: l'intollerabilità del paradosso della sua umanità, il suo apparente fallimento, già nei discepoli di Emmaus, la miseria di chi lo seguiva – le considerazioni filosofiche sono così rafforzate dalle note socio-politiche. Queste obiezioni sono l'espressione del tentativo ultimo che la ragione compie per imporre a Dio un'immagine ideale di Lui.
Le puntate precedenti:
- 16 dicembre: Andrea Zambrano legge Giovannino Guareschi
-17 dicembre: Luisella Scrosati legge Sant'Agostino
- 18 dicembre: Lorenza Formicola legge Giacomo Biffi
- 19 dicembre: Tommaso Scandroglio legge Guido Gozzano
- 20 dicembre: Benedetta Frigerio legge Vladimir Solov'ëv