Nigeria, non solo i terroristi uccidono i cristiani
In Nigeria il 2018 è iniziato con un susseguirsi di attacchi e attentati, alcuni dei quali hanno colpito luoghi di culto e fedeli cristiani e musulmani. A Omuku, 16 fedeli cristiani sono stati uccisi nel giorno di capodanno. Ma non si tratta di un attentato religioso, bensì di un regolamento di conti. Ci sono tanti livelli di violenza in quel paese.
In Nigeria il 2018 è iniziato con un susseguirsi di attacchi e attentati, alcuni dei quali hanno colpito luoghi di culto e fedeli cristiani e musulmani. L’attentato più grave si è verificato il 2 gennaio a Gamboru, nello stato nord orientale del Borno. Un uomo, fingendosi un fedele, si è introdotto in una moschea al momento delle preghiere del mattino e si è fatto esplodere uccidendo almeno dieci persone. L’azione non è stata rivendicata, ma tutto fa pensare che sia opera di Boko Haram, il gruppo armato jihadista attivo dal 2002 nella regione. Benchè costretto nel 2016 a ritirarsi dai territori conquistati in precedenza, il gruppo ancora rappresenta una minaccia. Meno di 24 ore prima dell’attentato il suo leader, Abubakar Shekau, in un video aveva dichiarato che Boko Haram non è stato affatto sconfitto come sostiene il governo. Mostrando le immagini di un attacco a un posto di blocco militare, compiuto il giorno di Natale, Shekau sfidava il presidente Muhammadu Buhari: “le forze di sicurezza sono impotenti, non ci possono fermare”.
Ancora più pesante, 16 morti, è il bilancio dell’aggressione subita il 1° gennaio da un gruppo di cristiani a Omuku, nello stato meridionale di Rivers. Stavano rientrando a casa dopo aver partecipato a una funzione religiosa per celebrare l’anno nuovo, quando sono stati attaccati da uomini armati che hanno sparato a raffica su di loro e poi si sono dileguati. In questo caso la motivazione religiosa è stata esclusa. Nel sud i cristiani sono la maggioranza e Boko Haram non si è mai spinto tanto lontano dalle proprie basi del nord est. Piuttosto, sostengono le autorità locali, l’episodio ha a che vedere con la criminalità organizzata. Omuku ha una lunga storia di crimini e violenze. In tutto il sud si sono intensificati aggressioni, sequestri, scontri a fuoco tra bande rivali da quando è stato sospeso il programma avviato nel 2009 dal governo per riabilitare i militanti antigovernativi, a ciascuno dei quali, deposte le armi, è stato corrisposto un sussidio di quasi 300 euro mensili: una sorta di stipendio per non delinquere.
Il governatore del Rivers ha offerto un compenso di oltre 450.000 euro a chiunque fornisca informazioni che consentano di arrestare gli autori dell’aggressione. Che i criminali osino colpire all’uscita di una chiesa è intollerabile.
Altre chiese sono state prese di mira nelle stesse ore in un altro stato della federazione, Kwara. Nella capitale Ilorin sono state oggetto di atti di vandalismo la cattedrale cattolica quella metodista, la Chiesa apostolica di Cristo e la United Missionary Church of Africa. “È la prima volta che succede una cosa del genere” ha detto all’agenzia Fides il Direttore dell'ufficio per le Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi della capitale Abuja, Padre Patrick Tor Alumuku. Il governatore del Kwara, Abdulfatah Ahmed, ha condannato gli assalti che, stando alla stampa locale, avrebbero interessato anche delle moschee. Secondo la polizia, che ha effettuato numerosi arresti, le violenze non hanno una matrice religiosa. I responsabili sono dei ragazzi a cui le autorità hanno negato l’autorizzazione a organizzare una parata la notte di Capodanno e che si sono vendicati in questo modo.
Gli attacchi a edifici e fedeli siano essi cristiani o musulmani preoccupano il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, che accusa il governo: “la maggior parte dei nigeriani sono delusi, del governo non si fidano più – ha spiegato in una intervista – tutti questi attacchi a chiese e moschee, le rapine a mano armata, i sequestri di persona dimostrano che il nostro governo è instabile e non può garantire la nostra sicurezza. La situazione è grave. In attesa che cambi, tentiamo di sopravvivere, di proteggerci”.
L’inefficienza del governo nel proteggere i cittadini, la sua rinuncia a trasformare le ricchezze naturali in fattori di sviluppo, è all’origine anche della persistente conflittualità tra i pastori Fulani e gli agricoltori Ibo e Yoruba, islamici i primi, cristiani i secondi. Dall’inizio dell’anno nello stato di Benue i Fulani hanno attaccato diversi villaggi uccidendo 33 persone. Prima però, la mattina di Capodanno, hanno aggredito dei fedeli, in due chiese. I pastori accusano gli agricoltori di uccidere il loro bestiame, gli agricoltori sostengono che le mandrie dei pastori invadono e distruggono i loro raccolti. Su questo antagonismo si inseriscono altri fattori di divisione, uno dei quali è la fede religiosa.
Il nord della Nigeria è islamico, il sud cristiano. Nè l’islam nè il cristianesimo sono riusciti nel corso dei secoli a sconfiggere il tribalismo e anzi le appartenenze religiose lo hanno rafforzato radicando dopo le indipendenze la corruzione come condizione e stile di vita, a tutti i livelli e in tutti gli ambiti.
La Nigeria è il maggior produttore africano di petrolio ed è la prima economica del continente, nonostante abbia patito nel 2016 una fase di recessione, la prima in 20 anni. Contende ad altri stati subsahariani il titolo di stato più corrotto e la troviamo 12° nella classifica mondiale 2017 dei paesi che più perseguitano i cristiani. È lo stato africano più popolato: da 180 a 190 milioni di abitanti. È anche il paese da cui arrivano in Italia più immigrati illegali. Ci sono più miliardari in Nigeria che in tutto il resto dell’Africa. Ma la povertà aumenta nonostante la costante crescita economica: dal 2004 a oggi i nigeriani poveri sono passati da 69 a 112 milioni, un incremento del 69%. Nello stesso periodo il numero dei milionari nigeriani è cresciuto del 44%.