Nata disabile, oggi sugli altari. Una nuova santa Margherita
Cieca e deforme dalla nascita, rifiutata dai genitori, Margherita di Città di Castello è stata proclamata santa il 24 aprile. Cara al movimento pro vita americano, l’esempio di questa mistica ci ricorda che tutte le ideologie disperate dei nostri giorni sono un inganno e che chiunque, confidando in Dio, può trovare la gioia vera.
Dallo scorso 24 aprile la Chiesa conta una nuova santa, Margherita di Città di Castello (1287-1320), che è stata proclamata tale attraverso la speciale procedura della canonizzazione equipollente (possibile quando ricorrono condizioni quali l’antichità del culto, una generale e costante attestazione delle virtù e un’ininterrotta fama di prodigi), con il benestare dato da papa Francesco alle conclusioni della Congregazione delle Cause dei Santi. Si tratta di un grande dono per l’umanità perché la storia di Margherita - nata cieca e deforme - ci ricorda che tutte le concezioni e ideologie disperate dei nostri giorni, che misurano le persone sulla base della loro “perfezione”, sono una solenne menzogna. Piuttosto, il suo esempio testimonia che chiunque può trovare la gioia vera per sé, e trasmetterla agli altri, se solo si abbandona con fiducia tra le braccia del Padre celeste.
All’infuori dei luoghi dov’è nata e ha trascorso la sua vita terrena (tra le Marche e l’Umbria), questa nuova santa Margherita, che si aggiunge alle molte che portano il suo stesso nome, non è molto conosciuta in Italia. Ciononostante, il suo culto è presente anche all’estero, in diversi Paesi, e in particolare negli Stati Uniti (nella foto una sua statua nell'Ohio), dove, grazie pure all’opera di divulgazione dei Priests for Life, è divenuta comprensibilmente un simbolo del movimento pro vita.
Margherita nacque intorno al 1287, in un castello di Metola (vicino Urbino), da genitori appartenenti alla piccola nobiltà. La famiglia, constatandone i problemi fisici, arrivò a diffondere la bugia che fosse morta alla nascita. Per nasconderla agli occhi del mondo, il padre la rinchiuse in una piccola cella a ridosso della chiesa del castello. Attraverso una finestra interna, la bambina poteva ascoltare la Messa. E attraverso un’altra le veniva passato il cibo dai servi. Già a sette anni iniziò a offrire penitenze, facendo digiuni e usando il cilicio.
Un giorno i genitori, sperando in una guarigione miracolosa, la portarono a Città di Castello presso la tomba di un francescano morto in odore di santità. Ma l’agognato miracolo non ci fu e i genitori si decisero ad abbandonare la figlia, che iniziò a mendicare per Città di Castello, fino a quando venne accolta da alcune religiose di un piccolo monastero intitolato a Santa Margherita. Ma anche le monache, a un certo punto, la cacciarono, infastidite dagli ammonimenti della fanciulla, che le esortava a osservare perfettamente le regole di vita consacrata.
L’accolsero poi in casa due sposi devoti, Grigia e Venturino, che le diedero una stanzetta ritirata dove Margherita poté dedicarsi serenamente alla preghiera e alle mortificazioni. Aiutò i due coniugi a educare cristianamente i loro figli e, malgrado la cecità, non trascurava le opere di misericordia corporale, prendendosi cura di visitare carcerati e infermi. La santa si confessava e comunicava con costanza. Meditava sulla Passione di Gesù, e sapeva recitare a memoria l’ufficio della Vergine e tutti i Salmi. Al periodo da ospite a casa di Grigia e Venturino (dove morì) risale l’inizio della fama di segni prodigiosi, tra cui guarigioni di malati, levitazioni e visioni di Cristo incarnato al momento dell’elevazione dell’Ostia.
Divenne una terziaria domenicana, entrando a far parte delle Mantellate, come alcuni decenni più tardi sarebbe successo a un’altra mistica, santa Caterina da Siena, anche lei morta, come Margherita, a 33 anni. La santa di Città di Castello tornò al Padre il 13 aprile 1320. Il suo funerale avvenne con un gran concorso di popolo e il suo corpo, trattato con aromi, fu sepolto nella chiesa dei Frati Predicatori, poiché era già ritenuta santa. Il suo culto da beata fu autorizzato nel 1609 da Paolo V. Il suo sepolcro, nell’odierna chiesa di San Domenico, è divenuto meta di pellegrinaggi specialmente di persone disabili.
Margherita è stata una testimone dell’amore che sgorga dal Cuore di Gesù. Ha saputo offrire tanto le gioie quanto le fatiche e i dolori della vita terrena, sapendo che dopo di questa, nella fedeltà a Dio, avrebbe goduto dell’eternità. Proprio lei, fin dalla nascita dipendente dalle cure e dalla carità altrui, è divenuta causa di guarigione corporale e spirituale per tanti, trasmettendo la fede e anche orientando delle vocazioni. «L’infermità - scrive la Congregazione delle Cause dei Santi - non le impedì di vivere una eccezionale e feconda maternità spirituale, che anche oggi richiama l’importanza del prendersi cura degli altri. Inoltre, può essere un forte richiamo di speranza per ogni situazione di emarginazione e sofferenza».
Come ha scritto padre Frank Pavone, direttore dei Priests for Life, l’esistenza di santa Margherita «offre molte profonde lezioni» al movimento pro vita. «Lei ha deluso i suoi genitori due volte alla nascita, per il fatto di essere femmina [desideravano un maschio, ndr] e di non essere perfetta. Oggi, entrambe queste cose possono spingere i genitori a scegliere l’aborto. (…) E la domanda che ci sfida più profondamente è: se fossimo stati lì e avessimo saputo che Margherita era rinchiusa in quella cella, avremmo parlato apertamente?», chiede il sacerdote. Il quale, tra l’altro, ha scritto alcuni anni fa una preghiera in onore della santa, dove ricorda che la Provvidenza si estende su tutti i Suoi figli.
Il mondo, perfino la tua famiglia, può arrivare a rifiutarti, ma Dio non ti abbandona mai e vuole coronarti della Sua gloria. La storia di Margherita ce lo conferma.