Milano: allarme smog, un pretesto per il giro di vite green
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Il capoluogo lombardo tra le città più vivibili ma anche – a sorpresa – tra le più inquinate stando al rapporto IQAir, che suscita molti dubbi e sembra funzionale alle misure draconiane di marca ambientalista.
Una contraddizione non da poco. Soltanto qualche settimana fa i milanesi brindavano perché nelle classifiche la qualità della vita all’ombra della Madonnina risultava essere tra le più alte in Italia. Da qualche ora dovrebbero invece disperarsi perché parrebbe che l’inquinamento nel capoluogo meneghino sia tra i più elevati del mondo. Sarà vero? L’interrogativo sorge spontaneo, direbbe qualcuno.
Come si concilia il primato milanese nella graduatoria delle città con il maggior benessere con questo allarme qualità dell’aria e smog? Stando al rapporto dell'azienda svizzera IQAir sembrerebbe infatti che Milano sia una delle città più inquinate al mondo. Il 19 febbraio il report ha collocato il capoluogo lombardo ai vertici di questa classifica che viene aggiornata costantemente.
Come prevedibile, quando si parla di smog ecco che in Lombardia scattano subito le limitazioni per ridurre le emissioni inquinanti. Da ieri la Regione Lombardia ha attivato le misure temporanee di primo livello nelle province che hanno raggiunto almeno il quarto giorno consecutivo di polveri sottili oltre la soglia di guardia: tra queste ovviamente Milano.
Emerge però una forte contraddizione: nonostante l'inquinamento atmosferico, Milano continua a essere classificata come una delle città migliori in cui vivere.
A fine 2023, il Sole 24 Ore ha pubblicato la sua annuale classifica delle migliori città italiane in cui vivere, e su un totale di 107 province Milano si è confermata all'ottavo posto. Nella 34esima edizione dell'indagine Milano è al 20esimo posto per “Ricchezza e consumi”; al primo per “Affari e lavoro”; al 107esimo posto per “Giustizia e sicurezza”; al 13esimo per “Demografia e società”; al 41esimo per “Ambiente e servizi”; al secondo posto per “Cultura e tempo libero”.
I servizi pubblici efficienti, le opportunità di lavoro e l'ampia offerta culturale sono solo alcune delle ragioni per cui la città milanese continua ad attirare un flusso costante di nuovi residenti. E allora in molti si chiedono come possa una città alla quale vengono attribuiti livelli così elevati di inquinamento atmosferico essere considerata un luogo ideale per vivere.
La chiave di lettura sposata da molti è che gli indicatori che invogliano molte persone a vivere a Milano, dal reddito medio ai servizi efficienti, compensano la scarsa qualità dell’aria. Da qui si genererebbe un paradosso: è meglio vivere in una zona inquinata con buone strutture sanitarie anziché in una zona pulita ma con strutture sanitarie pessime. Così pure, il benessere economico e la coesione sociale favoriscono una predisposizione alla prevenzione che a sua volta salva molte vite.
La verità potrebbe però essere un’altra: l’allarmismo serve spesso a giustificare interventi restrittivi e anche questa volta terrorizzare l’opinione pubblica con presunti danni alla salute dovuti allo smog potrebbe rendere più facilmente digeribili da parte dei cittadini nuovi interventi di limitazione del traffico, di pedonalizzazione, di creazione di piste ciclabili o altri incentivi all’impiego di monopattini.
Ammesso e non concesso che decisioni del genere possano realmente giovare alla qualità dell’ambiente, occorrerebbe documentare ai cittadini l’impatto negativo che esse possono avere sullo sviluppo economico e sulla crescita sociale.
L’ambientalismo come ideologia rischia di impoverire la società e di favorire i grandi interessi che ispirano quei provvedimenti presi a Bruxelles in nome di una esasperata visione green del progresso. Se un’amministrazione locale sa che chiudendo il traffico o introducendo restrizioni alla circolazione delle auto percepisce aiuti europei che possono servirle per far fronte ad altre spese in altri campi, è assai invogliata a intraprendere quella strada, senza però fare i conti con le ricadute negative che essa può provocare.
Il sospetto è che anche questa volta l’allarme smog a Milano possa essere il preludio a un nuovo giro di vite ai danni degli automobilisti, con inevitabili ripercussioni sulla produttività, l’efficienza, la qualità dei servizi.
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