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Luigi Mariani. Per non avere paura del mostro climatico

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Primo video della serie "La verità ci fa liberi", una serie di approfondimenti sui temi su cui la menzogna pare ormai regnare sovrana. In questo dibattito con il professor Luigi Mariani, docente di Agrometeorologia, si cerca di combattere la paura che viene diffusa a piene mani sul cambiamento climatico. 

Creato 22_06_2023
Cascioli e Mariani

“Chi ha paura del clima?” il professor Luigi Mariani, docente di Agrometeorologia, non intende fare “debunking” delle teorie climatiche o smontare tesi in voga per proporre le sue alternative. Si è prefissato, piuttosto, il compito arduo di contrastare una narrazione del terrore, di vincere la paura che viene diffusa a piene mani dalle autorità e dai media. Anche per una questione di responsabilità: “Durante il servizio militare ho imparato una cosa: chi ha una posizione di comando non deve terrorizzare i suoi sottoposti. Questa è una regola fondamentale. Oggi invece, le autorità stanno applicando il principio opposto: più si è in alto più si tende a terrorizzare la gente. Per fare cosa? Per avere più potere?” Mariani esordisce invece con buone notizie: questa è una buona annata per i nostri raccolti. “Vediamola in positivo, non continuiamo a dire ai bambini che saranno l’ultima generazione”. Perché “non possiamo continuare a minacciare una catastrofe dietro l’angolo”, per una questione di responsabilità, se non altro.

Il clima va analizzato con dati certi. Con un primo diagramma che ci mostra, Mariani smonta la tesi dell’aumento dei morti per eventi estremi, che sarebbero causati dal cambiamento climatico. Non è così. I morti sono costantemente in calo nell’ultimo secolo. Il picco lo si era raggiunto nel decennio 1920-29 con 856mila morti all’anno in media. Nel decennio appena trascorso sono stati 50mila (in media) e nel periodo 2020-22, sono 22mila. Negli anni ’20, per di più, la popolazione mondiale era di circa un miliardo e mezzo di persone, oggi otto miliardi, quindi in proporzione alla popolazione, la mortalità per eventi estremi è ancora inferiore adesso rispetto al secolo scorso. “E questo calo portentoso è dovuto all’inventiva umana, all’evoluzione dei mezzi e dei metodi di protezione civile. Allora perché, invece di spaventare la gente parlando degli eventi estremi, non diciamo invece che stiamo seguendo la strada giusta? Grazie alla protezione civile ci sono sempre meno morti rispetto al passato: questo è ciò che andrebbe detto”.

È sbagliata anche la criminalizzazione della CO2: “È il mattone fondamentale della vita”, mentre oggi viene considerato alla stregua di un inquinante. La “lotta alla carbonizzazione” è al primo posto di ogni programma politico. “Potrei raccontare storie a non finire, di atomi di carbonio che si fanno colore o profumo nei fiori”, scriveva il chimico e poeta Primo Levi. “In modo molto più prosaico, possiamo dire che senza CO2 non abbiamo cibo”. È anche un gas serra, che contribuisce al riscaldamento del pianeta, “però dal punto di vista educativo dobbiamo guardare alla verità nel suo insieme, insegnare anche che la CO2 nutre le piante, permette la vita”. “Perché parlare di fotosintesi oggi non è politicamente corretto? Perché non parlare anche del global greening, che è un fenomeno enorme e sotto gli occhi di tutti? In un secolo la vegetazione è aumentata del 30%. E vuol dire anche il 30% in più di raccolti, dunque di cibo. Siamo disposti ad abbattere drasticamente la CO2 e privarci del cibo?”

Altra cosa che va ricordata è che “noi non stiamo combattendo contro l’effetto serra. Perché l’effetto serra ci fa vivere: senza di esso le temperature sarebbero troppo basse per essere sopportate”. Casomai “dobbiamo intervenire contro l’amplificazione antropica dell’effetto serra. Con cosa? Con l’agricoltura. E poi con le centrali nucleari, che non emettono CO2, altra proposta divisiva e politicamente scorretta”.

Sull’agricoltura, appunto, va di moda il biologico. È legittimo, come ogni altra tecnica agricola: “Ma non puoi raccontare che con il bio puoi sfamare il mondo”, perché il rendimento del frumento biologico, come si vede, ad esempio, in Francia, è di circa un terzo rispetto al frumento coltivato con metodi convenzionali. “Quando ti trovi di fronte a un’Unione Europea che punta al biologico, c’è da pensare che l’Ue voglia affamare il mondo. Attenzione, stiamo giocando col fuoco”. E si gioca con campagne di informazione terroristica, anche qui: contro il glifosate, contro i pesticidi, contro gli Ogm, contro l’uso di fertilizzanti chimici. Va smentita anche la tesi pericolosa secondo cui l’agricoltura (soprattutto quella convenzionale) sia una grande produttrice di CO2. Dati alla mano, Mariani ci dimostra che ciò non sia affatto vero. L’agricoltura assorbe molta più CO2 (quasi sei volte tanto) di quanto ne produce.

Quanto alle politiche sul clima: “Non so con che autorità si possa andare dai cinesi e imporre loro di ridurre le emissioni”, l’effetto di ogni politica di riduzione della CO2 in Europa e in Nord America viene annullata dall’aumento in Cina e in India (che ha appena raggiunto i livelli europei). La politica migliore non è la mitigazione, ma l’adattamento. “La prima condizione per l’adattamento è credere nell’innovazione”. Mentre “è il rifiuto dell’innovazione che ci sta portando al disastro”.