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POLITICA ASSENTE

Migranti, la crisi della Manica conferma i limiti dell’Ue

Con la morte di una trentina di migranti che tentavano di attraversare la Manica, si è aggravata la diatriba anglo-francese. Londra lamenta l’arrivo dalla Francia, in meno di un anno, di oltre 26.000 clandestini. L’ennesima crisi che mostra la mancanza di una politica chiara dell’Ue a difesa dei confini.

Attualità 26_11_2021

Dalle tre rotte mediterranee a quella balcanica, dal confine polacco al Canale della Manica, da Ceuta alle Canarie, l’Europa è ormai un colabrodo nel fronteggiare i flussi migratori illegali. Se Berlino si preoccupa degli afro-asiatici filtrati in Polonia dalla Bielorussia e tutti diretti in Germania, Londra è alle prese con la più massiccia “invasione” attraverso il Canale della Manica dai tempi dello sbarco normanno nel 1066. Oltre 26 mila clandestini giunti dalla Francia quest’anno (un terzo di quelli sbarcati in Italia nello stesso periodo), dei quali 1.185 in un solo giorno, hanno irrigidito la posizione di Londra nei confronti della Francia ma anche dell’Unione Europea incapace di controllare i suoi confini sia in entrata che in uscita.

Comprensibile la rabbia di Londra, tenuto conto che dalla Manica erano arrivate nel 2019 circa un migliaio di persone e nel 2020 circa 8 mila. La trentina di migranti illegali morti mercoledì nel tentativo di attraversare il Canale della Manica, tra i quali anche bambini e donne incinte, ha amplificato le polemiche. Il governo britannico ha “in diverse occasioni” offerto a Parigi personale aggiuntivo e mezzi per pattugliare il confine offrendo di coprirne i costi fino a 54 milioni di sterline (quasi 63 milioni di euro) nel tentativo di scoraggiare gli attraversamenti, ha detto un portavoce del premier Boris Johnson.

Il Regno Unito ha rinnovato l’offerta di pattugliamenti congiunti con la Francia nel Canale della Manica, ha ribadito ieri il ministro dell’Interno britannico, Priti Patel, riferendo ai Comuni di una sua conversazione con l’omologo francese Gérald Darmarin. Patel ha precisato poi che la traversata è stata “inutile” per i clandestini aggiungendo che “nessuno deve lasciare la Francia” per essere al sicuro. Il ministro ha ribadito che le persone dovrebbero chiedere asilo nel primo “Paese sicuro” che raggiungono dopo aver lasciato il proprio Paese, anticipando una nuova legge sui confini che affronterà i “fattori di attrazione” che inducono i migranti illegali a tentare di raggiungere il Regno Unito.

Le richieste di asilo nel Regno Unito quest’anno hanno raggiunto il livello più alto dal 2004, certifica l’Ufficio nazionale di statistica britannico (Ons). Ben 37.562 richieste di asilo fino a settembre, corrispondenti ad un aumento del 18% rispetto al 2021 mentre ve ne sono 67.547 in attesa di valutazione. I richiedenti sono principalmente provenienti da Iran, Eritrea, Albania, Iraq e Siria.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto una più forte cooperazione europea sulle migrazioni irregolari affermando che “la Francia non permetterà che il Canale della Manica diventi un cimitero”. Curiosamente, esattamente quello che l’Italia chiede invano da anni. Ma Macron ha anche detto a Johnson, durante un colloquio telefonico, che “si aspetta che i britannici collaborino pienamente e si astengano dalla strumentalizzazione di una situazione drammatica a fini politici”. Mercoledì il premier britannico aveva dichiarato che gli sforzi fatti sulla crisi migratoria non erano sufficienti e che aveva “avuto difficoltà a convincere alcuni partner, in particolare i francesi, ad agire all’altezza della situazione”.

Flussi migratori così massicci e simili anche nei numeri di quanti hanno illegalmente sconfinato quest’anno, diretti in Gran Bretagna e Polonia, contribuiscono a mettere alla berlina l’Europa e la sua capacità e volontà di difendere i confini. L’assenza di politiche comuni, di azioni di respingimento e di determinazione a non accogliere clandestini e a perseguire i trafficanti stanno di fatto incoraggiando migranti e organizzazioni criminali che li gestiscono.

La Francia è stata per anni il punto di arrivo illegale di molti clandestini sbarcati in Italia e Spagna ma anche in Grecia: oggi Parigi sembra volersi liberare di molti di questi illegali minacciando i Paesi africani di bloccare l’arrivo sul territorio francese di immigrati regolari se Tunisia, Algeria e Marocco non accetteranno il rimpatrio dei loro clandestini. Al tempo stesso Parigi rimanda senza troppo clamore in Italia tutti quelli che trova sul suo territorio privi di documenti francesi e punta a favorire lo svuotamento dei tanti campi abusivi di clandestini che gravitano intorno a Calais chiudendo un occhio sulle imbarcazioni che salpano per le coste britanniche.

Entrambi i governi cercano di contenere il confronto, pur aspro, con la controparte ma certo nella diatriba anglo-francese manca l’elemento che ai confini orientali dell’Ue catalizza la solidarietà di tutti: la Bielorussia guidata dal dittatore Lukashenko, “amico” di Putin. L’accentuarsi degli attraversamenti della Manica è inaccettabile per il governo e la società del Regno Unito e aumenta il distacco di Londra dall’Unione europea. Un’Ue che paga ancora una volta la mancanza di una politica chiara e priva di ambiguità terzomondiste, come ha ben illustrato la rinuncia della Commissione a finanziare la costruzione di barriere anti-immigrati irregolari ai suoi confini esterni, richiesta da ben 13 Stati membri. L’ennesima crisi dei migranti illegali lungo i confini dei singoli Stati conferma ancora una volta che l’Ue, se vuole avere un senso come entità geopolitica, deve difendere ad ogni costo i confini esterni attuando immediate iniziative di respingimento e negoziando aiuti ai Paesi di partenza in cambio di un giro di vite sui controlli.

Come noi europei avremmo dovuto imparare già dai massicci flussi lungo la rotta balcanica del 2015/16 e lungo quella libica/tunisina/algerina diretta in Italia dal 2013 in poi, l’assenza di “muri” e altre misure che scoraggino i traffici di migranti clandestini lungo i confini esterni dell’Ue condurrà inevitabilmente a dover fare i conti con i muri interni eretti dai singoli Stati. Misure che sarebbero quanto mai necessarie e comprensibili, la cui assenza però non solo determinerà l’aumento delle tensioni all’interno della Ue ma comprometterà anche ulteriormente la tenuta del Trattato di Schengen coprendo l’Europa di ridicolo agli occhi dei clandestini e dei trafficanti.