Medio Oriente: in attesa che il peggio arrivi, dopo la morte del capo di Hamas
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Haniyeh, il capo politico di Hamas, è stato ucciso da un raid israeliano a Teheran. Umiliazione per l'Iran, che ora grida vendetta. Ma nell'economia del conflitto cambia poco. L'ideologia di Hamas è ancora viva e morto un capo ne subentrerà un altro. Aumenta il rischio di escalation.
- Quando è lecito uccidere un leader in guerra, di Tommaso Scandroglio
Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, è stato ucciso da un missile teleguidato, a Teheran dove si era recato per il giuramento del nuovo presidente, Masoud Pezeshkian. Nella capitale iraniana, poco prima della cerimonia d’insediamento, aveva incontrato i leader del movimento yemenita degli Huthi e quelli del partito sciita libanese, Hezbollah, alleati politici e militari di Hamas. Aveva avuto anche un colloquio con la guida suprema iraniana, Ali Khamenei.
È stato un attacco organizzato dagli israeliani sin nei minimi particolari con l'obiettivo di uccidere Ismail Haniyeh, considerato il maggiore responsabile di quanto accaduto lo scorso 7 ottobre nel sud di Israele; della morte di 1200 israeliani e del rapimento di circa 250, di cui 115 ancora nelle mani di Hamas e il cui destino è sconosciuto. In risposta a quell’attacco, Israele ha avviato una crudele aggressione contro Gaza. Il tragico esito di questa risposta sono i 40mila palestinesi uccisi e i quasi 90.000 feriti. Va anche detto che oltre 300 soldati israeliani hanno perso la vita da quando Israele ha iniziato la sua operazione di terra nella Striscia.
L’assassinio di Haniyeh è avvenuto poche ore dopo che un comandante di Hezbollah, Fuad Shukr, responsabile, secondo Israele, di aver dato il via libera all'attacco missilistico dello scorso fine settimana al villaggio druso di Majdal Shams, in cui sono stati uccisi 12 bambini, era stato assassinato a Beirut, e giunge in un momento critico in cui Hamas e Israele stanno negoziando un accordo per il cessate il fuoco.
La morte di Shukr e Haniyeh mette l'Iran sotto pressione, ma soprattutto sferra un duro colpo alla reputazione di Teheran in termini di sicurezza. Una fonte iraniana ha dichiarato che, dopo un’attenta indagine, è stato ricostruito l'accaduto: un missile telecomandato terra-aria è stato lanciato da un altro paese, e non come detto inizialmente che il lancio fosse partito dall'interno dell'Iran.
La guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei e il nuovo presidente, Masoud Pezeshkian, hanno promesso una dura punizione contro Israele. «L'Iran è in lutto per il martirio del coraggioso leader della resistenza palestinese Ismail Haniyeh - ha scritto Pezeshkian sul suo sito ufficiale su X -. Ieri ho stretto la sua mano vittoriosa e oggi devo portare la sua bara sulle spalle. La Repubblica islamica dell'Iran difenderà la sua integrità territoriale e il suo onore e farà sì che i terroristi israeliani si pentano della loro azione codarda».
L'uscita di Haniyeh dalla scena politica potrebbe non avere un grande impatto. Si ritiene, infatti, che non abbia svolto un ruolo importante nella strategia militare di Hamas. Frequenti erano le divergenze sulla strategia da seguire tra quest’ultimo e Yahya Sinwar, capo di Hamas a Gaza, in particolare sulle questioni da approvare o rifiutare durante le trattative con Israele. Sinwar è considerato una figura più intransigente rispetto ad Haniyeh, e probabilmente, dopo quest'assassinio, si irrigidirà maggiormente sulle sue posizioni. «Ismail Haniyeh avrebbe potuto firmare l'accordo di scambio di prigionieri con gli israeliani - afferma Saleh al-Shannar, sfollato dal nord di Gaza -. Perché lo hanno ucciso? Hanno ucciso un uomo di pace». A Ramallah, capitale amministrativa dell'Autorità Palestinese e in altre città della Cisgiordania, centinaia di dimostranti palestinesi hanno marciato per protestare contro l'uccisione del leader di Hamas. Portavano le consuete bandiere verdi e scandivano slogan come: "La gente vuole le Brigate al-Qassam", un chiaro riferimento all'ala militare del gruppo.
I palestinesi sono concordi nell’affermare che Israele, nel corso degli ultimi anni, ha eliminato molti uomini di primo piano sia palestinesi, che di Hezbollah. Ma queste morti non hanno distrutto e non annulleranno Hamas, perché Hamas è un'idea che non può essere sradicata o cancellata. «Israele ha bisogno di eliminare militarmente i suoi nemici, ma non può liberarsi delle idee - ha detto Hanan Shai, esperto di strategia militare e diplomatica presso il Misgav Institute for National Security and Zionist Strategy -. Queste capacità saranno presto rinnovate, ma Israele deve essere pronto a ostacolarle immediatamente, e non come è successo in precedenza, quando ad Hamas è stato permesso di rafforzarsi».
«Non commenteremo la morte di Ismail Haniyeh, leader politico di Hamas, assassinato nelle prime ore del mattino», ha dichiarato David Mencer, portavoce del governo israeliano, poco prima dell'inizio del Gabinetto di sicurezza, convocato ieri pomeriggio per discutere delle provocazioni di Hamas ed Hezbollah, nel quartier generale militare, Kirya, a Tel Aviv. Se Netanyahu tace, i suoi ministri parlano e scrivono. «Questo è il modo giusto per ripulire il mondo da questa sporcizia», ha twittato il ministro del Patrimonio Amichay Eliyahu, componente del partito di estrema destra, Otzma Yehudit, del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, lasciando intendere che dietro l'omicidio ci sia Israele. In un altro tweet, Amichai Chikli, ministro per la Diaspora, ha scritto: «Attento a ciò che desideri» sopra un video che mostra Haniyeh seduto in una sala conferenze mentre la gente canta "Morte a Israele". Shlomo Karhi, ministro della Comunicazione sempre sui social - poi cancellato - ha citato il versetto biblico "Così possano perire tutti i tuoi nemici, o Signore" (Gdc 5,31 ndr). Entrambi i ministri appartengono al partito di Netanyahu.
Ieri mattina, gli israeliani sono scesi in piazza per festeggiare l'assassinio di Haniyeh, mentre i residenti delle città del sud, come a Sderot, hanno distribuito dolci e frutta ai passanti, i tradizionali baclava, dolci di frutta secca, e angurie. «Il governo israeliano deve sfruttare i risultati ottenuti dall'Idf per attuare l’accordo sugli ostaggi sostenuto dal presidente Biden. I prigionieri non possono più attendere», ha detto Ruby Chen, padre Itay. «Non ci può essere una vittoria totale senza il rilascio degli ostaggi ancora a Gaza. I vivi - ha concluso - hanno bisogno di riabilitazione e i defunti hanno bisogno di una degna sepoltura».
Ma cosa accadrà ora nella Striscia di Gaza dopo l'uccisione di Ismail Haniyeh? Innanzitutto, ci si chiede se la reazione di Hamas e degli Hezbollah e degli Huthi yemeniti avverrà all’interno di una dimensione gestibile dello scontro. C’è da ipotizzare anche che l’uccisione di Haniyeh non potrà non provocare un’interruzione dei negoziati in corso e che se dopo gli ultimi eventi, non dovesse avvenire la liberazione dei 115 ostaggi ancora nelle mani di Hamas, ciò sarà ritenuto cinicamente come uno dei tanti “danni collaterali". Infine, uno scenario catastrofico potrebbe essere la generalizzazione del conflitto tanto più che queste vicende accadono in un momento di vuoto della politica estera americana dove il suo presidente Joe Biden oggi è depotenziato. Nonostante tutto, Israele continua ad essere un paese diviso, ma sempre più dipendente da un premier contestato, ma il più longevo della storia d’Israele.
Una cosa, però, è certa: Hamas celebrerà un nuovo martire, mentre Netanyahu aggiungerà alla lista degli assassinii eccellenti un nuovo nome.