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IRLANDA POST REFERENDUM

Medici abortisti: "Uccidiamo i bambini con pratiche brutali"

Un'indagine irlandese fa parlare i medici di una procedura "terribile" che è come "pugnalare il bambino" e dopo "mi ricordo che stavo male". L'iniezione del cloruro di potassio nel cuore è molto dolorosa per il piccolo ma avviene senza sedazione (il che è vietato nel caso si eutanasizzi un animale). Non solo, quando i bimbi nascono vivi, i medici si rifiutano di curarli. Eppure, dopo il sì all'aborto, il Paese sarebbe dovuto entrare in un'era di progresso dovuta all'eliminazione del suo retaggio cattolico-oscurantista.

- ONDA DI ABORTI IN SUD AMERICA di Luca Volontè

Attualità 24_11_2020 English Español

C’è una procedura per praticare l’eutanasia sugli animali che è così dolorosa e brutale che l’American Veterinary Association consiglia l’anestesia prima che sia effettuata. Questa stessa procedura viene usata, senza però alcuna sedazione, per praticare a stadio avanzato gli aborti in Irlanda. Ad ammetterlo sono gli stessi medici che, in uno studio condotto dai ricercatori della University College Cork e pubblicato sulla nota rivista internazionale Journal of Obstetrichs and Gynaecology, parlano di come uccidono i bambini in grembo.

Le parole che usano i dieci dottori intervistati in merito alla procedura usata sono: “Brutale”; “Terribile”; “Emotivamente difficile”. Perché “pugnalare il bambino nel cuore”, come dicono loro stessi, non può non lasciare tracce profonde anche in chi crede che l’aborto sia un diritto e quindi un dovere. Tanto che i medici parlano come se fossero costretti ad agire facendo morire la loro stessa professione che ha lo scopo di salvare e non di uccidere le persone. Tutto, infatti, viene giustificato con la necessità di "fornire piena assistenza alle donne", facendo emergere la contraddizione per cui pur di assecondare la volontà di un adulto, oggi vissuta come un idolo insindacabile, si è disposti ad eliminare una vita umana.

A parlarne è stato Life News con le parole di Eilís Mulroy della Pro Life Campaign: "I risultati di questo studio sono davvero strazianti". Tutto ciò "va ben oltre la conferma dei peggiori timori che gli attivisti pro-life hanno espresso prima del referendum del 2018 su ciò che sarebbe accaduto in caso di aborto legalizzato”.

In Irlanda, infatti, il referendum sull’aborto del maggio 2018 non solo ha portato all’abolizione dell’ottavo emendamento della Costituzione nazionale, e quindi al via libera per l’omicidio dei figli in grembo fino a 12 settimane, ma addirittura all’omicidio fino al nono mese nel caso in cui vi siano anomalie fetali. Il che richiede che il medico inietti nel cuore del piccolo il cloruro di potassio in modo da provocargli un arresto cardiaco, per poi indurre il travaglio nella donna che partorirà il piccolo morto.

“L’ho ucciso”, ammette un medico, “mi ricordo che stavo male quando dopo (l’aborto, ndr) sono uscito nei corridoi perché pensavo fosse una procedura così terribile e così spaventosa”, ma “bisogna guardare al positivo altrimenti si impazzisce". Impressiona quanto l’ideologia abortista che si fonda sull’“aiuto” alla donna a togliere di mezzo il suo “problema” possa essere così forte da eliminare anche l’esperienza fortissima del male intrinseco a questa pratica abominevole che i medici ammettono di vivere. Tanto che alcuni di loro devono contraddirsi dicendo che la procedura “terribile” è “nel miglior interesse dei bambini”, i quali altrimenti nascerebbero malati: uccidere il malato sarebbe quindi meglio che curarlo.

Lifesitenews riporta poi quanto riferito dallo Iona Institute riguardo ad una coppia che aveva deciso di abortire il proprio bambino scoprendo dai dottori che aveva la sindrome di Edward. Peccato che lo screening finale non sia stato mostrato ai genitori fino a quando l'aborto non è stato praticato, rivelando che il bambino era sano.

Un articolo di David Mullins e Niamh Uí Bhriain del The Life Institute, oltre a ricordare che il cloruro di potassio viene iniettato nel cuore degli animali solo dopo essere stati sedati, spiega che ciò non avviene per i bambini che vengono uccisi in grembo perché “Simon Harris (ministro della salute irlandese) ha impedito anche questo piccolo briciolo di umanità”, insieme al rifiuto dell’emendamento che imponeva le cure dei bambini sopravvissuti.

Non a caso nell’indagine i medici ammettono anche che i piccoli sopravvissuti alla pratica non vengono assistiti ma lasciati morire (nelle interviste c’è anche chi ha espresso il timore di essere denunciato se un bambino vive al di fuori dell'utero più a lungo di quanto previsto). E qui viene la parte più truce della pubblicazione: i medici ammettono che non è chiaro “chi si prenderà cura di quei bambini se un bambino nasce vivo dopo TOP (interruzione della gravidanza) per induzione del travaglio... con il risultato che (i medici) supplicano le persone di aiutarli a fornire cure palliative (ai neonati, ndr)".

Peccato "il rifiuto dei neonatologi di fornire cure palliative perinatali al bambino a seguito di un TOP (aborto) senza feticidio (non riuscito, ndr), con alcuni FMS (medici specialisti dei feti) che descrivono la pressione dei neonatologi affinché pratichino il feticidio (cioè l’omicidio del bimbo nato vivo)". Eppure, oltre ad ammettere l’orrido, giustificandolo con il rispetto della donna, i medici chiedono norme legali ancor più larghe sull’aborto.

Tra il 2018 e la fine del 2019, 6.666 (notate il numero) bambini sono stati legalmente abortiti in Irlanda, in 126 casi oltre le 12 settimane di gravidanza con una pratica così atroce che non viene nemmeno eseguita sugli animali. I piccoli in grembo sono quindi eliminabili più facilmente che altri esseri viventi. Mentre i bimbi handicappati sono considerati meno che le bestie nella civilissima Irlanda che si vanta dei suoi progressi da quando ha eliminato il retaggio cattolico oscurantista.

«Uno spettro si aggira in Irlanda. Un spettro crudele del secolo scorso», spiegava uno spot del 2015 di Amnesty International contro l’ottavo emendamento a cui il noto attore cattolico, Liam Neeson, prestò la voce: «Ciecamente porta sofferenza, anche morte, alle donne di cui tocca le vite... È l’ombra del paese che abbiamo lasciato alle nostre spalle». Sullo sfondo apparivano le mura di una chiesa diroccata sotto un cielo di piombo.

Quel che restava delle mura è stato distrutto insieme all’emendamento che proteggeva le vite innocenti. E le interviste ai medici abortisti sono il seguito del nuovo mondo che si sognava. Un palese successo.