Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
BICENTENARIO

Maria Maddalena dell’Incarnazione, una vita di profezie e miracoli

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Ricorre oggi, 29 novembre, il bicentenario della morte della beata Maria Maddalena dell’Incarnazione, fondatrice delle Sacramentine. Vissuta in età napoleonica, al suo nome sono legati vari miracoli e profezie.

Ecclesia 29_11_2024 Español

Il 29 novembre di duecento anni fa moriva a Roma la beata Maria Maddalena dell’Incarnazione (1770-1824), al secolo Caterina Sordini, fondatrice delle Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento, comunemente note come Sacramentine. In precedenti articoli sulla Bussola (vedi qui e qui) si è già riferito come questa religiosa ricevette direttamente da Dio – in un’esperienza mistica nota come “Giorno del Lume” – il mandato di fondare questo nuovo Ordine di vita contemplativa, con il carisma peculiare dell’adorazione eucaristica.

Significativamente questa illuminazione avvenne nel febbraio 1789, pochi mesi prima dell’inizio della Rivoluzione francese, ispirata da ben altri “lumi”, che vedevano nella fede una mera superstizione, al massimo da tollerare nell’ambito privato. Un’illuminazione che sarebbe appunto stata all’origine di un nuovo istituto religioso (sorto nel 1807), che da più di due secoli a questa parte contribuisce a ricordare al mondo – un mondo sempre più impregnato del razionalismo assolutizzante di matrice illuminista – la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. Maria Maddalena dell’Incarnazione, che all’epoca del Giorno del Lume era appena una novizia francescana di 18 anni, è stata lo strumento che Dio ha scelto per realizzare quest’opera, accompagnandone e confermandone i passi con una serie di miracoli e profezie puntualmente verificatesi.

Tra i prodigi più noti dovuti alla sua intercessione, c’è quello della moltiplicazione del pane. Era il 16 giugno 1802, vigilia del Corpus Domini. Da nemmeno due mesi suor Maria Maddalena era stata eletta badessa del monastero francescano di Ischia di Castro. Lei e le sue monache vivevano allora in condizioni di estrema povertà, in una penisola che in generale soffriva le conseguenze delle campagne napoleoniche. In monastero scarseggiava anche la farina, ma non la fiducia della beata nella Provvidenza. Quel 16 giugno, dunque, madre Maria Maddalena ordinò a suor Eletta e ad altre due religiose di impastare pane per due infornate. Vedendo la perplessità delle suore, disse loro: «Abbiate fede. C’è poca farina; ma ne verranno due forni». Recitò insieme a loro tre Ave Maria, quindi tracciò una croce sulla farina: «E ora impastate». Stavolta le suore obbedirono senza bisogno di ulteriori esortazioni: impasta e impasta, dalla farina uscì pane che bastò per due settimane. Il fatto fu talmente clamoroso che già nei giorni immediatamente successivi, tra il 2 e il 5 luglio 1802, la diocesi di Acquapendente condusse un esame su quanto avvenuto, chiamando a testimoniare anche la beata. Come a conferma dell’autenticità di quel miracolo, sempre il 5 luglio di quell’anno, una benefattrice di nome Margherita Castiglioni, che aveva donato parte della sua farina al monastero, si ritrovò la dispensa piena dello stesso bene.

E questi sono solo alcuni esempi di grazie materiali che la beata ottenne con la sua fede. Molte anche le guarigioni attribuite alla sua intercessione, che contribuirono a diffondere la sua fama di santità, nonostante lei cercasse di schermirsi: «Per sviare da sé l’attenzione – scrive un suo biografo, don Alberto Grosso – invita i malati a toccare il suo cordone francescano: la guarigione che ottengono è una grazia di san Francesco. Lei è solo uno strumento. È la fede nel Signore che opera prodigi. Si venerava nella chiesa un Crocifisso rimasto prodigiosamente intatto in un incendio. Lei invita a sfiorare il Crocifisso con un purificatoio per porlo poi sul malato oppure a ungere l’infermo con l’olio della lampada posta davanti al Crocifisso. Si verificano guarigioni. Altre volte invita a invocare la beata Veronica Giuliani», oggi santa, di cui era grande devota.

Altro motivo di fama, le profezie, che le attirarono la particolare e dura sorveglianza della polizia napoleonica, poiché diverse di esse riguardarono le opposte parabole di papa Pio VII – di cui predisse tanto la deportazione ad opera dei francesi (1809) quanto il ritorno glorioso a Roma (1814) – e di Napoleone. Dell’imperatore dei francesi e re d’Italia, disse tra l’altro: «Dio lo toglierà di mezzo, senza che nessuno possa gloriarsi di averlo ucciso».

Poiché madre Maria Maddalena si rifiutò di giurare fedeltà a Napoleone fu costretta a lasciare Roma, città dove si era stabilita per fondare le Sacramentine. Questo esilio significò per la beata, tra l’altro, il temporaneo ritorno dopo tanti anni al suo paese natale, Porto Santo Stefano, dove incontrò per la prima volta la nipote Luisa Sordini, anche lei destinataria di una sua profezia. «Mentre lei saliva le scale – racconterà la stessa nipote – io le andai incontro non avendola mai veduta. Ero in compagnia di mia madre e quattro altre mie sorelle. La zia, appena mi vide, mi mise la mano sul capo e disse: “Questa sarà mia monaca”. Papà Giovanni le rispose: “Non è possibile che Luisa si faccia monaca; è una testa sventata”. Ma la zia imperterrita ribatté: “Sì, sì, sarà mia monaca, assisterà alla mia morte e verrà superiora”». Luisa, superato il pregiudizio che aveva sulle monache, rimase presto attratta dalle virtù della zia e si sentì chiamata alla vita consacrata, finendo per realizzare la triplice predizione su di lei: infatti, pochi anni dopo entrò tra le Adoratrici con il nome di suor Maria Cherubina della Passione; poi, nel 1824, assistette alla morte di madre Maria Maddalena (recitando al suo capezzale i misteri dolorosi, come le aveva chiesto la zia, che rese l’anima a Dio durante la recita del terzo mistero); e ancora, 15 anni più tardi, fondò il monastero di Torino, divenendone superiora.

La descrizione dei segni potrebbe continuare, ma quel che conta è che essi si manifestavano attraverso un’anima che innanzitutto amava e desiderava contemplare il Signore nell’Eucaristia. La nostra beata si trovava ancora tra le francescane a Ischia di Castro quando rivelò al suo confessore, don Giovanni Baldeschi, questo “dettaglio” futuro: «Padre, tutte adoreranno e loderanno Gesù nel Sacramento e io non potrò farlo con esse». Un riferimento, questo, ai suoi ultimi anni di vita, a Roma, segnati da gravi infermità che la costrinsero spesso a letto.

Maria Maddalena dell’Incarnazione aveva saputo scegliere la parte migliore (cfr. Lc 10,38-42), spiegando il senso della clausura con queste parole: «Una religiosa, che non trascura di osservare ciò che ha professato, è un giardino di delizie di Dio, perché rimane serrato a tutto e solamente aperto a lui che ne vuol essere l’unico padrone, in modo che sia chiuso due volte, di modo che con la clausura del corpo sia anche chiuso il cuore, dove egli vuol dimorare e regnare» (Riflessioni sugli Avvertimenti, VIII). Con i santi effetti che solo Lui sa generare.



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