Manovra, dall’Ue sì con riserva all’Italia. E il doppiopesismo resta
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Bruxelles rimanda quattro Paesi, mentre promuove con riserva la manovra finanziaria dell’Italia e di altri otto Stati, tra cui la Germania. Ma il Paese di Scholz è reduce da una sentenza della Corte costituzionale che ha creato un “buco” da 60 miliardi.
La Commissione europea chiude gli occhi sul buco enorme nel bilancio della Germania di Olaf Scholz. È dei giorni scorsi la dichiarazione dei commissari economici dell’Unione europea sulle manovre finanziarie e i budget presentati dai 27 Paesi membri. Come hanno riportato i giornali italiani, la nostra manovra e i nostri conti, pur passando il vaglio delle agenzie di rating, per la Commissione non sono pienamente in linea con il tetto di spesa per il 2024.
Una promozione con riserva quella di Bruxelles perché, secondo il commissario Valdis Dombrovskis, i progressi dell'Italia sono stati limitati. Oltre all’Italia, promossi con riserva anche altri otto Paesi dell’eurozona: Austria, Germania, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo e Slovacchia. Rimandati, invece, Belgio, Finlandia, Francia e Croazia. Promossi a pieno titolo solo in sette: Cipro, Estonia, Grecia, Irlanda, Lituania, Slovenia, Spagna.
Secondo i commissari Gentiloni e Dombrovskis «ci troviamo nuovamente a navigare in acque economiche tempestose. Negli ultimi anni abbiamo subito uno shock dopo l'altro (…), l'attività economica dell'UE è rallentata quest'anno. Anche i consumatori europei sono alle prese con l'aumento dei prezzi» e dovremo concentrarci «su problemi strutturali di lunga data, tra cui la scarsa produttività, l'invecchiamento della società e le sfide legate all'adattamento alla transizione verde e digitale». Tutto ciò, si badi bene, dev’essere fatto mantenendo «la nostra Unione sulla strada degli Obiettivi di sviluppo sostenibile» del 2030, cioè 17 macro-obiettivi e 169 target e propositi globalisti irrealizzabili e sinora mancati miseramente, proprio a causa della folle idea di non voler prendere atto né della situazione geopolitica di questi anni, né della realtà sociale, economica, istituzionale e civile dei vari Paesi europei.
Ci vuole una ragionata pazienza verso i commissari e l’intera Commissione almeno sino alle prossime elezioni europee del giugno 2024. Sono necessarie invece proteste composte verso Christine Lagarde, il cui mandato alla Banca centrale europea scade nel 2027, perché non prosegua con la sua politica dei tassi. Nella valutazione positiva da parte delle agenzie di rating c’è del merito del ministro Giancarlo Giorgetti, malvoluto un anno fa da Matteo Salvini e imposto dagli alleati Giorgia Meloni e Antonio Tajani alla guida del Ministero dell’Economia, che sta maneggiando i conti dopo i buchi terrificanti lasciati dai governi precedenti, con in testa quelli a componente grillina.
Bruxelles ci chiede «di essere pronti a introdurre le misure necessarie» per rimettere in carreggiata le finanze pubbliche. Ma ciò che stupisce nella valutazione della Commissione è la mancata bocciatura della Germania. La Germania socialista si è vista bocciare il bilancio dalla Corte costituzionale e il governo tedesco ha congelato i principali impegni di spesa, incentrati sulle iniziative verdi e sul sostegno all'industria.
Mercoledì 15 novembre, una sentenza della Corte costituzionale tedesca sui fondi per la pandemia non utilizzati ha aperto un buco di 60 miliardi di euro nelle finanze del governo tedesco. Il verdetto della Corte costituzionale ha stabilito che il governo non può riassegnare 60 miliardi di euro (destinati appunto alla lotta contro il Covid-19) per affrontare il cambiamento climatico, nemmeno se per la pandemia sono stati stanziati più soldi, sotto forma di crediti, di quanto si sia rivelato necessario. Il governo di coalizione guidato da Scholz aveva invece trasferito la quota rimanente a un fondo per il clima. Il fondo doveva essere utilizzato per finanziare la ristrutturazione di edifici ad alta efficienza energetica e progetti di mobilità elettrica ma anche per la modernizzazione della rete ferroviaria tedesca. Un buon modo per spingere sull’acceleratore della competitività tedesca e poter mostrare i muscoli alle trattative al Consiglio europeo per il rispetto assoluto degli impegni e obiettivi green.
La decisione dei giudici supremi tedeschi ha quindi gettato nel caos i negoziati sul bilancio che si stanno svolgendo all'interno della cosiddetta “Coalizione Giamaica” (composta da socialisti, verdi e liberali) del cancelliere Scholz. La sentenza avrà un forte impatto sui bilanci federali e statali. Lunedì 20 novembre, il ministro delle Finanze Christian Lindner, leader del Partito liberale democratico (Fdp), ha diramato un annuncio urgente: «Con effetto immediato, si applica un congelamento delle spese a quasi tutto il bilancio per il 2023», una misura drastica presa a causa della «necessità di rivedere la situazione generale del bilancio federale». Così ieri, 22 novembre, sono stati rinviati sine die i colloqui sul bilancio del prossimo anno, mentre si sta cercando di trovare una via d'uscita dalla crisi causata dall’uso distorto dei fondi per il Covid-19. Perché, dunque, le critiche sugli apprezzamenti rivolti al nostro Paese dalle agenzie di rating e, invece, il silenzio tombale di Bruxelles sulle manovre del governo Scholz bocciate dalla giustizia tedesca? Se fosse accaduto il contrario, i burocrati della Commissione e le camicie rosse italiche avrebbero “assaltato” il governo di Roma.
Ieri la presidente Meloni, con ben sette ministri del suo governo (Esteri, Interno, Difesa, Economia e Finanze, Imprese e Made in Italy, Lavoro, Università), era a Berlino per un vertice intergovernativo Italia-Germania. Affari e progetti comuni tra i due Paesi ma anche, si spera, l’occasione di ribadire la richiesta di una maggiore equità da parte di Bruxelles.