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SOCIALISMO AMERICANO

Mamdani verso la vittoria a New York, metamorfosi della sinistra Usa

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Mamdani si avvia a diventare sindaco di New York, possibile trampolino di lancio per guidare i Democratici su scala nazionale. Un candidato musulmano e apertamente anti-capitalista alla guida della capitale finanziaria. Che succede?

Esteri 20_09_2025
Zohran Mamdani (La Presse)

A un mese e mezzo dalle elezioni di New York City, per il rinnovo del sindaco, la governatrice democratica dello Stato “imperiale”, Kathy Hocul, ha dato il suo sostegno ufficiale al candidato Zohran Mamdani. L’ex governatore Andrew Cuomo, che si presenta come indipendente, resta senza appoggi e (secondo i sondaggi) anche senza voti. Il candidato repubblicano, Curtis Sliwa, fondatore dei Guardian Angels, è come se non esistesse neppure. Zohran Mamdani è praticamente già sindaco della metropoli americana.  E c’è già chi vuole fermare la sua corsa con la violenza: un uomo del Texas è stato fermato il 18 settembre mentre pianificava un attentato.

All’indomani dell’11 settembre 2001, mai si sarebbe potuta prevedere l’elezione di un candidato musulmano di idee simil-comuniste. Oggi, a 24 anni di distanza, è praticamente inevitabile, solo una questione di tempo da qui al voto del 4 novembre, salvo imprevisti (o attentati). I sondaggi parlano abbastanza chiaro. Zohran Mamdani, se si votasse oggi, prenderebbe il 43,8% dei voti (secondo la media di Real Clear Politics), quindi 18 punti avanti rispetto a Cuomo (fermo al 25,2%) e ben 29 punti avanti Sliwa, il candidato repubblicano. Sarebbe ancora in corsa pure Eric Adams, sindaco in carica, poliziotto afro-americano, con idee moderate e incentrate sul ripristino dell’ordine pubblico. Anche lui si candida come indipendente, non accettando l’esito delle primarie che hanno premiato l’estremista Mamdani. Ma non ha speranze, è addirittura dietro Sliwa con l’8-9% dei consensi.

Zohran Mamdani, se vivesse in Europa, verrebbe definito comodamente islamo-comunista come Mélenchon in Francia o Corbyn nel Regno Unito. L’elemento islamico spicca soprattutto nella politica estera, fortemente antisionista. Più di una volta si è rifiutato di condannare una “Intifadah globale” e i giovani che hanno occupato le università come protesta contro la guerra a Gaza l’hanno eletto a loro rappresentante ideale. Solo di recente, in settembre, ha preso le distanze con il concetto di “Intifadah globale”. D’altronde a New York vive la più grande comunità ebraica del mondo e i suoi voti sono tradizionalmente andati ai Democratici. Nel suo programma massimalista si leggono concetti che in Italia troviamo solo nei programmi dell’estrema sinistra, come i mezzi pubblici gratis per tutti, l’edilizia popolare, gli asili gratis per tutti. Preparandosi a diventare il sindaco di quella che è la capitale americana (e anche mondiale) della finanza, dichiara che “non dovrebbero esserci miliardari”. E si prepara a imporre loro delle super-tasse sul reddito.

La presenza di candidati democratici indipendenti, quali Cuomo e il sindaco uscente Adams, indica che nessuno si aspettava un simile successo. Aveva vinto le primarie, vero. Ma nelle primarie non sempre viene rappresentato il consenso dell’elettorato, solo di quella parte di elettorato abbastanza militante da mobilitarsi con mesi di anticipo rispetto alle elezioni vere e proprie. Ma in questo caso, con grande sorpresa degli strateghi di partito, Mamdani è un candidato estremista, con caratteristiche e programmi che lo avrebbero reso ineleggibile fino a una decina di anni fa, che oggi cattura i consensi della maggioranza dei newyorkesi, militanti e non. La sua corrente è la stessa di Bernie Sanders e di Alexandria Ocasio Cortez, quella dei Democratic Socialist of America (Dsa), quella che finora era una nicchia di estrema sinistra, destinata a perdere. Secondo l’analisi della giornalista Oliva Reingold, i Dsa hanno conquistato il Partito Democratico dall’interno, formando la sua nuova classe dirigente. I sondaggi che riporta sono sbalorditivi, soprattutto considerando che riguardano la società americana: il 74% degli elettori democratici dichiara di preferire il socialismo al capitalismo.

Insomma, sta cambiando un’era e l’elezione di New York potrebbe essere l'anticipazione di quella che sarà la sinistra americana, anche a livello nazionale. Nella stessa inchiesta, leggiamo che è in corso un ricambio generazionale ovunque nel paese e ad emergere vincitori siano i socialisti. La corrente Dsa «… ha persino rivolto la propria attenzione ai consigli scolastici e comunali, tra cui quello di San Antonio, dove tre dei dieci membri del consiglio comunale sono anche membri del Dsa. “La stessa lotta è in corso in tutto il Paese”, ha affermato un esponente democratico con oltre quarant’anni di esperienza. “Le forze di sinistra stanno diventando sempre più potenti”».

Si tratterebbe di una seconda radicalizzazione del Partito Democratico in meno di un ventennio. Nella prima fase, con Obama, il partito ha abbandonato del tutto i valori cristiani (prova ne è l’emarginazione assoluta dei dem pro-vita) e abbracciato il progressismo all’europea. Nella seconda fase, che potrebbe iniziare a New York, abbraccia il socialismo e premia candidati musulmani, come Omar Fateh a Minneapolis e, appunto, Zohran Mamdani a New York. Merito dell’università, che forma le nuove classi dirigenti: Mamdani ha vinto le primarie soprattutto grazie al voto dei giovani, anche quelli meglio istruiti e in carriera. Quelli che, quarant'anni fa, avremmo chiamato yuppies, spina dorsale della destra, gli elettori di Ronald Reagan e del sindaco Rudy Giuliani. Oggi, quella stessa categoria sociale, vuole il socialismo.



MAMDANI E FATEH

Islamo-comunismo, anche negli Usa è possibile

25_07_2025 Stefano Magni

Due candidati sindaco per il Partito Democratico, Zohran Mamdani a New York e Omar Fateh a Minneapolis, sono musulmani e hanno programmi di estrema sinistra. Come l'estrema sinistra in Europa occidentale, insomma.