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VENEZUELA

Maduro perseguita i vincitori delle elezioni. E anticipa il Natale

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Nicolas Maduro vuole far arrestare anche Edmundo Gonzalez Urrutia, leader dell'opposizione e vero vincitore delle elezioni. Per distrarre il popolo (che protesta) anticipa Natale al 1 ottobre.

Esteri 04_09_2024
Maria Corina Machado, leader dell'opposizione (La Presse)

Il “caudillo” di Caracas va oltre la repressione e impone il cinepanettone natalizio in perfetto stile rivoluzionario.  Nicolás Maduro, nel bel mezzo della profonda crisi che il paese sta attraversando dopo i brogli elettorali del 28 luglio, ha annunciato ieri il suo tradizionale anticipo natalizio: «Settembre sta arrivando e ho detto: "Settembre profuma già di Natale". Ed è per questo che quest'anno, in omaggio a voi, in gratitudine a voi cittadini, decreterò l'anticipo del Natale al 1° ottobre.

Il Natale inizia il 1° ottobre per tutti. Il Natale è arrivato con pace, felicità e sicurezza», ha detto in un evento televisivo, proclamando in perfetto stile rivoluzionario e socialista, un anticipo di 4 mesi del Natale cristiano. Non è la prima volta che Maduro ricorre a questa strategia. Nel 2020, in piena pandemia, ha anticipato il Natale al 15 ottobre e nel 2021 al 4 ottobre, ieri per mitigare proteste, isolamento internazionale e accelerare repressione poliziesca, l’anticipo al 1° ottobre.

Pace, felicità e sicurezza a tutto il popolo ma non per gli oppositori della tirannia che devono finire in prigione, come avevamo ampiamente previsto la scorsa settimana, dopo l'apertura di un'indagine e la convocazione strumentale rivolta dal Procuratore nazionale al vincitore delle elezioni Edmundo González Urrutia di presentarsi per deporre sui brogli e la successiva scelta del capo dell’opposizione di evitare un interrogatorio farsa che avrebbe portato all’arresto immediato.

Ieri, infatti, l'ufficio del procuratore generale del Venezuela ha comunicato la decisione del Tribunale di Caracas di emettere il mandato di arresto per il vincitore delle elezioni dello scorso 28 luglio Edmundo Gonzalez, accusandolo di cospirazione e altri crimini associati al terrorismo. Il procuratore generale Tarek Saab ha condiviso una foto del mandato con l’agenzia Reuters tramite un messaggio sull'applicazione Telegram, poi diffuso dal quotidiano El Tuqueque Noticias.

«Quest'uomo ha il coraggio di dire che non riconosce le leggi, non riconosce nulla. Che succede? Questo è inaccettabile», aveva detto Maduro durante la stessa trasmissione in cui annunciava l’anticipo delle festività natalizie e ribadito la certezza di essere sostenuto dalla maggioranza dei cittadini. Le reazioni non si sono fatte attendere e l’altra leader delle opposizioni, Maria Corina Machado ha visto nella richiesta di arresto di Gonzalez l’ennesima prova di come Maduro abbia «perso ogni contatto con la realtà e supera una nuova linea rossa che non fa che rafforzare la determinazione del nostro movimento… e le democrazie di tutto il mondo».  La stessa Machado ha postato sui social media l’impressionante numero di venezuelani che ancora ieri occupavano piazze e strade della capitale per ascoltare un suo appello alla resistenza e sostenere la sua richiesta di pronte dimissioni di Maduro e della sua cricca di oppressori.

A tal proposito, a poche ore dall’emissione del mandato di arresto,  Argentina, Costa Rica, Guatemala, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Cile e Uruguay hanno condannato duramente l'intenzione della dittatura di Nicolás Maduro di privare della libertà il candidato dell'opposizione, ribadendo nella loro dichiarazione conguinta che «in un paese dove non c'è separazione dei poteri o garanzie giudiziarie minime e dove abbondano le detenzioni arbitrarie, condanniamo queste pratiche dittatoriali e i nostri sforzi saranno fermi e continui per chiedere che le autorità venezuelane garantiscano la vita, l'integrità e la libertà di Edmundo González Urrutia». Lunedì lo stesso Edmundo González Urrutia, aveva chiesto il «rilascio immediato» degli altri 28 adolescenti ancora detenuti, dopo che 86 minori erano stati rilasciati domenica, dopo esser stati imprigionati nelle proteste post-elettorali contro il “colpo di Stato” di Nicolás Maduro.

Lo stesso Maduro, come nei giorni scorsi il Presidente dell’Ecuador e socialista Xiomara Castro, denuncia complotti e tentativi di colpi di Stato degli Usa contro i paesi suoi alleati e lo stesso organismo del Celac, organismo comprendente tutti i paesi dell’America latina e Caraibi, escludendo Usa e Canada. Una tattica abusata nei paesi dell’America latina: giustificare l’incapacità e gli abusi di potere con la denuncia di un tentativo di colpo di Stato degli yankee ha funzionato per decenni. Stavolta però contro Maduro ci sono le prove dei brogli e le masse popolari, che per l’anticipo natalizio desiderano l’unico regalo di vederlo partire con la sua cricca per l’esilio.