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ORA DI DOTTRINA / 91 – La trascrizione

L’uomo nella creazione – Il testo del video

Nel piano della creazione l’uomo, unione di anima e corpo, si colloca in una posizione molto particolare, come una cintura tra il mondo degli esseri incorporei e quello degli esseri corporei. Ciò ha ricadute enormi sull’antropologia.

Catechismo 19_11_2023

Oggi iniziamo un altro grande capitolo della catechesi della dottrina cristiana, che riguarda l’uomo. Stiamo commentando il Credo, dove c’è l’affermazione «Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili». Abbiamo dedicato una serie di incontri a queste cose invisibili, cioè al mondo degli angeli. Prima ancora abbiamo visto la questione della creazione: la creazione in generale, il governo di Dio nella creazione, la Provvidenza di Dio, il mantenimento continuo della creazione da parte di Dio. Abbiamo esposto questo concetto importante di creazione come qualche cosa di continuato: Dio non pone in essere delle cose che poi vanno avanti per la loro strada mentre Lui si occupa di altro…

Ora ci occupiamo di quella creatura particolare che è l’uomo, la quale si colloca all’interno del piano della creazione divina in una posizione molto particolare. Nella lezione n. 80, il cui titolo era “Quando sono stati creati gli angeli”, avevamo introdotto un concetto importante: avevamo citato dal Denzinger (n. 800) un testo del Concilio Lateranense IV, il quale, parlando della creazione degli angeli, diceva simul ab initio temporis. Allora avevamo fatto notare che quel simul ab inizio temporis non era tanto per sottolineare il momento; piuttosto il simul indica un unico progetto, un’unica idea di creazione, che include gli angeli e tutto ciò che cade invece nella creazione visibile. Possiamo dire che si tratta di un unico decreto divino, decreto di creazione, con cui Dio pone in essere un universo ordinato. Abbiamo insistito molto su questo aspetto. Abbiamo visto come nelle schiere angeliche ci sia un ordine e quale sia il senso di questo ordine. C’è una gerarchia di cori celesti, nove cori celesti.

Analogamente, in un’altra Ora di dottrina, “Cristo e gli angeli”, abbiamo introdotto un altro concetto, cioè l’idea di un’unica Chiesa che include gli uomini e gli angeli. Ora, questa idea, di un universo ordinato, non riguarda solo i cori angelici: riguarda tutta la creazione. E dunque la domanda è: cosa accade tra l’ultimo coro angelico (a scendere tra i cori degli angeli) e la creazione propriamente materiale e vivente? L’uomo “si incastra” lì, si ritrova in questa posizione, dove condivide in un certo senso quella natura spirituale propria del mondo angelico e quella natura materiale vivente che riguarda invece il mondo materiale.

Leggiamo un testo di san Tommaso, uno dei testi più acuti e straordinari del Dottore Angelico; è tratto da un’opera che finora non abbiamo citato, la Summa contra Gentiles (Somma contro i Gentili), che è un’opera sostanzialmente con un taglio apologetico. C’è un testo del secondo grande libro della Summa contra Gentiles, al capitolo 68, dove san Tommaso parla proprio di questo ordine in un modo veramente singolare: «Ciò permette di considerare l’ammirabile connessione delle cose. Si riscontra sempre, infatti, che il soggetto più basso del genere supremo viene a toccare quello supremo del genere inferiore». Allora, qui si parla di un ordine. C’è una concatenazione, una connessione delle cose per cui in questa catena gerarchica l’ordine superiore più basso “tocca” l’ordine inferiore più alto; cioè l’anello più basso dell’ordine superiore tocca l’anello più alto dell’ordine inferiore, si congiungono in qualche modo, non c’è un vuoto.

«Così per esempio, gli animali meno sviluppati, quali le ostriche, che sono immobili e provviste solo di tatto, stando fisse alla terra come le piante, superano di poco la vita delle piante. Cosicché il beato Dionigi afferma: “La divina Sapienza unisce le estremità degli esseri inferiori ai principi di quelli superiori”. Perciò si riscontra che il supremo nel genere dei corpi, ossia il corpo umano, dalla complessione equilibrata, viene a toccare l’infimo nel genere delle sostanze intellettive, come si può scoprire dal modo di conoscere intellettualmente. Ecco perché si dice che l’anima intellettiva è come orizzonte e confine tra gli esseri corporei e incorporei, in quanto è una sostanza incorporea che però è forma del corpo».

Allora, cerchiamo di comprendere questo testo straordinario. C’è questo ordine posto nella creazione, qui fa l’esempio dell’ostrica, ma se ne potrebbero fare altri. Che cosa fa l’ostrica? Le ostriche sono immobili, sono fisse a terra come le piante, ma hanno un tatto come invece il mondo animale; quindi in qualche modo c’è questo passaggio tra l’ordine inferiore, quello vegetale, e la parte inferiore dell’ordine superiore che è quello animale. È un esempio per capire. Il principio è quello esposto citando Dionigi: “La divina Sapienza unisce le estremità degli esseri inferiori ai principi di quelli superiori”. E qui si inserisce l’uomo. San Tommaso dice che il corpo umano è il più elevato, il più complesso, il più perfetto nel mondo dei corpi, che si va ad unire all’anima, che invece appartiene al mondo delle intelligenze, degli esseri spirituali; ma di questo mondo (delle intelligenze) è la più bassa. Quindi l’uomo, nella sua natura, unisce questi due mondi in sé.

Ed è interessante quando dice che «l’anima intellettiva è come orizzonte e confine tra gli esseri corporei e incorporei». Perché? Perché, da una parte, è anima, quindi è un essere incorporeo, appartiene al mondo spirituale, al mondo degli esseri incorporei. Ma l’anima umana ha una particolarità, quella di essere forma del corpo: l’anima umana esiste per essere forma, per informare, per dare l’essere e dare una forma a un corpo che appartiene all’ordine appunto delle cose corporee.

Dunque, l’uomo è come una sorta di cintura tra questi due mondi. Qui abbiamo la grande idea – idea che non è rinascimentale, ma che è presente nel mondo medievale – che l’uomo sia un microcosmo, cioè l’uomo racchiude in sé in qualche modo il cosmo in queste sue due dimensioni fondamentali.

C’è un secondo testo, sempre tratto dalla Summa contra Gentiles, nella parte IV, al cap. 55: «Siccome l’uomo è dotato di una natura corporea e di una natura spirituale, occupa per così dire i confini dell’una e dell’altra natura. E così ciò che è compiuto per la salvezza dell’uomo concerne l’intera creazione. Era conveniente dunque che la causa universale di tutte le cose assumesse, nell’unità della persona del Verbo, questa creatura in cui Essa è in più stretta comunione con tutte le creature». Qui abbiamo un ulteriore passaggio che adesso commentiamo. Ma innanzitutto ritorna di nuovo l’idea dell’uomo che è al confine di questi due mondi, è come l’orizzonte di questi due mondi. Che cos’è l’orizzonte? L’orizzonte, allo sguardo, è ciò che separa ma allo stesso tempo unisce l’atmosfera, il cielo, con la terra, o il mare. L’uomo è collocato in questa posizione.

E in questo senso, dice san Tommaso, «ciò che è compiuto per la salvezza dell’uomo concerne l’intera creazione». L’intera creazione è condensata in qualche modo nell’uomo e dunque san Tommaso dice che la salvezza dell’intera creazione è legata, è compiuta con la salvezza dell’uomo. Ecco perché san Tommaso dice: «era conveniente»; questo termine l’abbiamo già incontrato altre volte: non è la convenienza del supermercato, non è la convenienza utilitaristica. La convenienza indica un’armonia, una ragionevolezza nel piano divino; non è una necessità; Dio non è necessitato a fare qualcosa, ma proprio perché Dio è Logos, è ordine, agisce secondo il Logos. E quindi tutto ciò che Lui compie, quando noi lo osserviamo, lo contempliamo, diciamo che era conveniente che lo facesse.

Che cosa era conveniente? «(…) che la causa universale di tutte le cose [Dio] assumesse, nell’unità della persona del Verbo, questa creatura [l’uomo], in cui Essa è in più stretta comunione con tutte le creature». Cioè, Dio sceglie di farsi uomo, di incarnarsi, di unire alla sua Persona divina (alla seconda persona della Santissima Trinità) l’umanità, perché assumendo l’uomo, in qualche modo, tutta la creazione viene ripresa, viene assunta, viene “agganciata” dalla persona del Verbo. E questo proprio in virtù della natura dell’uomo, che abbiamo già abbozzato per come si colloca all’interno dell’unico grande decreto divino, che è appunto il decreto della creazione.

Questa collocazione dell’uomo nella creazione viene riassunta da san Tommaso con un’altra espressione illuminante, sempre tratta dalla Summa contra Gentiles: «Il corpo animato coincide con lo spirito incarnato» (SCG, II, 89). È quasi un chiasmo. Il corpo umano, la più alta dimensione della sfera inferiore (quella dei corpi), è un corpo animato, cioè un corpo che in qualche modo tocca la dimensione degli spiriti e delle intelligenze di cui abbiamo già parlato. Ma la cosa può essere girata, nel senso che l’anima, lo spirito, quindi l’ultima della catena del mondo delle sostanze spirituali, delle intelligenze spirituali, è incarnata. Lo spirito è incarnato. L’uomo lo possiamo vedere da entrambi i lati: o come corpo animato o come spirito incarnato. San Tommaso ci dice che le due cose coincidono.

Ora, abbiamo dato una prospettiva importante, di ampio respiro, perché ci aiuta a capire un punto fondamentale dell’identità dell’uomo, ciò che lo contraddistingue rispetto a tutti gli altri esseri creati, sia a lui superiori che inferiori. Qual è questa idea fondamentale? Che l’uomo non è né solo il suo corpo né solo la sua anima. Ma è precisamente questa unione ordinata dei due, per cui l’anima umana è sempre un’anima unibile o unita a un corpo – poi cerco di spiegare questa distinzione, “unibile”, “unita”; e il corpo umano è sempre un corpo animato o animabile.

Perché questa distinzione? Perché sappiamo che la morte è la separazione dell’anima e del corpo. Il corpo viene restituito alla terra; l’anima, che invece è immortale, si presenta davanti a Dio per essere giudicata. Quell’anima, ci dice san Tommaso, è sempre un’anima unibile a un corpo, non è mai uno spirito puro, non ha una natura angelica. La natura angelica è quella di essere uno spirito puro non unibile a un corpo. L’anima umana invece ha sempre una relazione con il corpo, è sempre un principio che informa un corpo. Ed è per questo, altro aspetto di convenienza, che Dio alla fine dei tempi ha voluto la risurrezione della carne: è un atto della sua onnipotenza, ma allo stesso tempo è un atto conforme al Logos, assolutamente ragionevole. Perché? Perché l’anima umana che Lui crea è sempre riferita a un corpo, unibile a un corpo o unita a un corpo: unita a un corpo risorto, libero dalla corruzione, dopo la risurrezione della carne; e unibile a un corpo in quella fase invece di separazione dell’anima dal corpo. Ma l’anima è sempre in relazione al corpo. Così come il corpo umano è sempre in riferimento all’essere animato da un’anima spirituale.

Questo è importantissimo perché è un principio ben saldo che respinge ogni dualismo, ogni idea che siamo solo un corpo e che tutti quei processi che noi chiamiamo superiori sono in realtà processi cerebrali, neurologici e null’altro che questo; oppure, dall’altra parte, la tendenza spiritualista, secondo cui noi siamo anime che vivono nei corpi. Non è così.

Questa idea dell’uomo, che è l’idea cristiana dell’uomo, l’antropologia cristiana, è anche il sostrato per affermare una continuità tra le attività biologiche, sensoriali e le attività spirituali, morali, cognitive, intellettive. C’è una continuità. Chiaramente sono ambiti distinti, ma non sono ambiti separati.

La materia nell’uomo partecipa dell’attività dell’anima, che ne è la forma, in ogni dimensione. E l’uomo è dato da questo insieme. Diciamo che le malattie psicosomatiche non sono qualcosa che abbiamo scoperto recentemente, ma sono qualcosa di assolutamente pacifico nella visione cristiana dell’uomo. La dimensione biologica, la dimensione sensoriale, la dimensione spirituale sono sempre collegate tra loro. E l’una, in qualche modo, agisce sull’altra, interagisce con l’altra.

L’uomo, anche nella sua dimensione biologica, non è mai cadavere. Studiare un cadavere non vuol dire studiare un uomo e non vuol dire neanche studiare un corpo vivente. Questo è importantissimo da tenere presente nel modo in cui affrontiamo la realtà uomo.

San Tommaso, all’articolo 1 della quæstio 29, nella prima parte della Summa Theologiæ, rispondendo alla quinta obiezione scrive: «L’anima è una parte della natura umana ed è per questo che, anche nello stato separato [con la morte], dato che conserva la sua attitudine naturale all’unione, non la si può chiamare una sostanza individuale (…) come nemmeno lo può essere la mano o qualunque altra parte dell’essere umano» (ST I, q. 29, a. 1). Che cosa sta dicendo san Tommaso qui? Sta dicendo che anche quando l’anima è separata dal corpo conserva la sua attitudine naturale all’unione con il corpo: è sempre l’anima di un corpo; lo è stata, lo sarà. E questa attitudine continua a caratterizzarla, sempre appunto come anima di un corpo: non è una sostanza individuale, come un angelo. È piuttosto, per analogia, come una mano, che non la si può considerare come sostanza individuale; analogamente, l’anima non può essere considerata come una sostanza separata.

Questa è la grande idea dell’unità dell’uomo, di questa sua duplice dimensione. Unità che forma quell’essere singolare – posto come orizzonte tra queste due dimensioni della creazione – che è l’uomo. Questo ha un’altra conseguenza, cioè che tutte le operazioni dell’anima avvengono sempre mediante il corpo e in unione con il corpo. Dunque, anche l'attività dell’intelletto e della volontà, che chiaramente sono facoltà spirituali, non avvengono da sole, non avvengono separatamente dal corpo. Tant’è vero che uno dei principi fondamentali della gnoseologia, cioè dello studio della conoscenza umana da parte di san Tommaso e di una filosofia realista, che rende ragione dell’ordine delle cose (non è una teoria o una scuola di pensiero), è proprio che nulla è nel nostro intelletto che non sia stato prima nei sensi.

Il corpo media sempre l’attività dell’anima, proprio perché c’è un’unione tra l’uno e l’altra. Il corpo non è un’abitazione dell’anima, non è un mezzo dell’anima, come potrebbe essere l’automobile su cui noi saliamo, perché l’anima è la forma del corpo. L’uomo è un’unione integrata di queste due dimensioni.

Un altro aspetto importante. Tutti conosciamo il famoso passo della Genesi: l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio. Ma ad essere a immagine e somiglianza di Dio è l’uomo, non è solo l’anima: è proprio questo insieme dell’uomo in queste sue dimensioni ad essere a immagine e somiglianza di Dio. Di più, è l’uomo creato in questa duplice dimensione, in quella distinzione che è la distinzione sessuale: maschio e femmina.

Dunque, non si sta dicendo evidentemente che l’anima e il corpo sono due principi uguali. È l’anima che informa il corpo, non il corpo che informa l’anima. Ma questo non significa appunto che ci sia un’idea di retaggio platonico o gnostico, di un’anima imprigionata in un corpo: questo non ha senso. Nel piano di Dio – vedremo poi la caduta originale che cosa provoca, ma la caduta originale non distrugge la natura, bisogna aver chiaro che cos’è la natura – l’uomo è proprio la cerniera tra il mondo corporeo e il mondo spirituale. Teniamo a mente questa espressione molto felice di san Tommaso: «Il corpo animato coincide con lo spirito incarnato».

Questa posizione singolare dell’uomo nel cosmo, nella creazione intera, illumina in qualche modo il mistero dell’Incarnazione e viceversa; il mistero dell’Incarnazione illumina la posizione dell’uomo.

Abbiamo messo un po’ di carne al fuoco. In realtà è un’unica grande idea che ho voluto consegnare oggi, ma importantissima perché oggi ci troviamo di fronte all’aggressione della natura umana: è una volontà proprio di dividere ciò che Dio ha unito, con tutta una serie di conseguenze terribili. Come l’idea che il corpo, non essendo l’uomo – secondo una teoria per cui l’uomo è solo la sua parte più elevata –, è manipolabile. Manipolabile, cioè io lo posso manipolare su me stesso o altri possono manipolare il mio corpo. Questo è un principio che deriva da un’antropologia del tutto sbagliata.



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