Lucio Dupuy, il bimbo ucciso che scuote l’Argentina
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Ha suscitato clamore in Argentina il caso di Lucio Dupuy, figlio di genitori separati, ucciso a 5 anni dalla madre e dalla sua compagna. A febbraio le due donne, attiviste femministe, sono state condannate all’ergastolo. Una storia di abusi che fa riflettere su come si trattano i figli, quando non li si guarda come un dono.
La storia del piccolo argentino Lucio Dupuy, così poco conosciuta in Italia, è nuovamente tornata alla ribalta dopo la decisione della Corte delle Udienze di Santa Rosa (provincia di La Pampa), che ha riconosciuto colpevole di omicidio la madre del bambino e la sua partner, condannate all’ergastolo lo scorso febbraio. La tragedia, avvenuta il 26 novembre 2021, ha visto vittima il piccolo Lucio di appena 5 anni, figlio di genitori separati e affidato alla madre, Magdalena Espósito Valenti, di anni 24, convivente con una ventisettenne, Abigail Páez, anche lei implicata nella vicenda per abusi sessuali e violenze fisiche.
Quella che sembra essere una storia di violenza domestica come tante altre porta a riflettere su quel rapporto malato e ideologizzato che si viene a creare in alcune situazioni familiari tra genitore e figlio, dove quest’ultimo non viene considerato nella sua interezza e dignità, ma è visto come un oggetto alle dipendenze del genitore stesso, sottoposto a violenze prima di tutto psicologiche e in alcuni casi anche fisiche. È ciò che è tristemente accaduto al piccolo Lucio, che dopo aver vissuto la separazione dei suoi genitori ha iniziato il suo calvario con l’affidamento alla madre Magdalena, custodia contestata dal marito già nel 2020 davanti al tribunale, ma che per decisione della giudice ha visto vincere la donna che si è trasferita con il figlio assieme alla ragazza con la quale intratteneva una relazione dal 2018.
Da allora la situazione è degenerata. Sono stati registrati cinque ricoveri del bambino in centri medici differenti nel periodo che va dal 18 dicembre 2020 al 23 marzo 2021, dovuti a traumi e lesioni a gambe e braccia, denutrizione e maltrattamenti, ma anche a gravi aggressioni sessuali. L’autopsia eseguita dalle autorità sul corpo di Lucio ha poi portato alla luce la moltitudine di violenze a cui era sottoposto: morsi gravi, ustioni con sigarette, colpi con oggetti contundenti e cicatrici profonde, oltre a ematomi cerebrali e un’emorragia interna che lo hanno portato alla morte dopo una certa agonia, secondo quanto dichiarato dal medico legale Juan Carlos Toulouse. Magdalena e Abigail, attiviste femministe nella città argentina, consideravano il bambino un ostacolo per la stabilità della loro relazione.
Lo scorso 2 febbraio, dopo un processo iniziato nel novembre del 2022, la Corte delle Udienze di Santa Rosa ha riconosciuto le due donne colpevoli di omicidio premeditato e aggravato da crudeltà e tradimento (nonché dal legame, per la madre), oltre che dalla violenza psicologica. La convivente di Magdalena è stata condannata anche per abusi sessuali ai danni di Lucio, mentre la madre del bambino è stata assolta da quest’ultima accusa. Il 17 febbraio, la stessa Corte ha emesso nei confronti delle due donne la condanna all’ergastolo per l’omicidio del piccolo Lucio. La decisione è stata presa dai giudici Alejandra Ongaro, Daniel Sáez Zamora e Andrés Olié.
La famiglia del padre, come riporta El Cronista riferendo le affermazioni del nonno paterno, si è detta soddisfatta circa la pronuncia del Tribunale per la condanna, ma ha contestato il fatto che non sia stata riconosciuta l’aggravante di “odio di genere” richiesta dall’avvocato della famiglia e su cui afferma vi sia la presenza di prove sufficienti, nonché l’appoggio di diversi psicologi che stanno seguendo il caso e di un’università americana specializzata della zona (di cui non è riportato il nome) che riconosce la presenza di fattori riconducibili a un atto di violenza dovuto a una componente di “odio per il genere maschile”.
I maltrattamenti che il bimbo ha dovuto sopportare sono rimasti nel silenzio fino a quando il medico legale ha reso pubblici i dati dell’autopsia, ma vi erano stati in precedenza campanelli di allarme che avrebbero dovuto richiamare l’attenzione delle forze dell’ordine: foto, messaggi sui social network da parte delle due donne, in particolare della “compagna” della madre, ma anche segnalazioni dei vicini, nonché la richiesta del padre di provvedere egli stesso alla cura del figlio.
Viene da chiedersi come questi fatti non siano stati denunciati o presi in considerazione dalle autorità prima che potessero degenerare nella tragica morte. La stessa giudice, anch’essa attivista in campo femminista, che ha affidato il bambino alla madre senza verificare le condizioni per la custodia, potrebbe essere sottoposta al procedimento di impeachment.
Situazioni come quelle di Lucio portano alla luce il male che si annida nella nostra società, il grande egoismo che permea il vivere sociale nella ricerca di una falsa felicità che mira a sopprimere il prossimo quando diventa un peso o un ostacolo alla propria libertà personale. È il concetto espresso in uno dei messaggi su Twitter della partner della madre di Lucio: “Non avere figli se davvero non vuoi. Non pianificarlo come un grande obiettivo o come la cosa più importante della tua vita. Non mettere al mondo i bambini a soffrire”.
Il deputato Martín Maquieyra (Proposta Repubblicana), a seguito di quanto accaduto, ha presentato il progetto chiamato “Legge Lucio”, per promuovere la “protezione dei diritti dei bambini e la prevenzione contro la violenza verso bambini e adolescenti”. Tale progetto, nel novembre 2022, ha raccolto 228 voti a favore e nessuno contrario alla Camera dei deputati; di conseguenza è stato inviato al Senato. Successivamente, il presidente Alberto Fernández, attraverso il decreto 45/2023, ha deciso di includere il trattamento della “Legge Lucio” nell'agenda delle sessioni straordinarie.
Il caso di Lucio Dupuy richiama fortemente a riflettere sul modo passivo in cui oggi viene affrontata la vita e tutti quei valori che stanno alla base del vivere sociale e della ragione, ma anche dell'indifferenza verso situazioni che sono diventate ormai pane quotidiano. A pagarne le conseguenze sono i tanti bambini che vivono storie dolorose spesso sconosciute, vittime di una società che ha completamente stravolto il ruolo e l’essere stesso della famiglia.
Quando i figli servono a soddisfare i propri bisogni e non vengono accolti come dono, diventano un oggetto, come lo diventa la vita, privata di quella grandezza e dignità che le è stata data da Colui che ci ha creati a Sua immagine e somiglianza e che ha stabilito un ordine inequivocabile nella Creazione.