Luca Signorelli, la parola biblica che si fa immagine
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Il 16 ottobre 1523 moriva Luca Signorelli, autore di diversi dipinti che coniugano arte e fede e con una loro “musica”, dall’Adorazione dei pastori ai Beati in Paradiso. Opere capaci di istruire i fedeli.
Cinque secoli fa, il 16 ottobre 1523, moriva un «pittore eccellente», Luca Signorelli, che «fu nei suoi tempi tenuto in Italia tanto famoso e l’opere sue intanto pregio, quanto nessun’altro in qualsivoglia tempo sia stato già mai» (Giorgio Vasari, Le vite de’ piu eccellenti pittori, scultori, e architettori).
Nato verso il 1450 a Cortona, in Toscana, e ivi formatosi, intorno al 1470 si trasferisce ad Arezzo, dove è allievo di Piero della Francesca († 1492). Va spesso a Firenze e frequenta il Verrocchio, alla cui bottega si erano formati Leonardo († 1519), il Botticelli († 1510), il Ghirlandaio († 1494) e il Perugino († 1523). In Vaticano dipinge due affreschi del ciclo della Cappella Sistina: la Consegna delle Chiavi e il Testamento di Mosè (1481-1482). All’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore affresca il grandioso ciclo delle Storie di S. Benedetto (1497-98). La splendida decorazione della Cappella Nova o di San Brizio nel transetto destro del duomo di Santa Maria Assunta a Orvieto, eseguita dal 1499 al 1504, costituisce il capolavoro dell'artista cortonese. Signorelli porta a termine la decorazione della volta, iniziata nel 1447 dal Beato Angelico, ed esegue quella dell'intera cappella. Quanta musica nei suoi dipinti! Consideriamone otto.
Nella Pala di Sant'Onofrio, datata 1484, troviamo al centro un angelo che accorda un liuto. La mano sinistra dell’angelo svita il pirolo mentre con il pollice della destra pizzica la corda e il suo orecchio cerca la giusta intonazione. Anche Vasari ne scrive: «In Perugia ancora fece molte opere, e fra l’altre, in Duomo, per Messer Iacopo Vannucci cortonese vescovo di quella città, una tavola; nella quale è la Nostra Donna, S. Nonofrio, S. Ercolano, S. Giovanni Batista e S. Stefano; et un Angelo che tempera un liuto, bellissimo» (G. Vasari, ibidem).
Nella famosa tela Educazione di Pan (1490), eseguita per Lorenzo il Magnifico e andata distrutta a Berlino nel 1945, notiamo una siringa, o flauto di Pan, appoggiata sul ginocchio del dio caprino seduto al centro. Ognuno dei personaggi che circondano Pan suona una fistola (l’antico strumento a fiato usato dai pastori) di diversa lunghezza.
Nell’Adorazione dei pastori (1496), in alto a destra, troviamo uno zampognaro intento a eseguire qualche pastorale natalizia. Dell’antico strumento musicale a fiato si vede appena l’otre di pelle pieno d’aria in cui sono inserite alcune canne di diversa lunghezza.
Nella Madonna col Bambino e santi (1519-1523), conservata nel Museo statale d’arte medievale e moderna di Arezzo, troviamo alcuni strumenti a corda. In basso al centro si vede il re Davide che pizzica il salterio per accompagnare i salmi; ai lati di Maria due angeli musicanti, quello di sinistra con un liuto e quello di destra con una viola da braccio. Si ascolta quasi il concentus angelorum, già presente nelle opere del Beato Angelico.
L’Assunzione della Vergine (1519-1520), proveniente dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta in Cortona e custodito nel Museo Diocesano di Cortona, esprime pienamente il concentus angelorum, una grande polifonia dal contrappunto molto raffinato. Gli angeli sono disposti simmetricamente, cinque per lato. A sinistra tre angeli suonano il liuto; un personaggio barbuto vicino all’Assunta suona il salterio; poco più in basso si vede uno strumento appoggiato alla spalla sinistra di un altro angelo. A destra si vedono altri tre liuti; l’angelo in basso sembra accorgersi dell’intonazione imperfetta dell’altro liuto sopra, tanto che il suonatore si appresta ad accordare il suo strumento mentre suona. In alto a destra troviamo uno strumento a fondo piatto con archetto. Al centro, sempre a destra, vicino all’Assunta, si nota un tamburello senza membrana con una doppia fila di sonagli intorno.
Ora rechiamoci al Duomo di Orvieto. Nella Cappella di S. Brizio il pittore «fece tutte le istorie de la fine del mondo: invenzione bellissima, bizzarra e capricciosa, per la varietà di vedere tanti angeli, demoni, terremoti, fuochi, ruine e gran parte de’ miracoli di Anticristo; dove mostrò la invenzione e la pratica grande ch’egli aveva ne gli ignudi, con molti scorti e belle forme di figure, imaginandosi stranamente il terror di que’ giorni. Per il che destò l’animo a tutti quelli che dopo lui son venuti, di far nell’arte le difficultà che si dipingono in seguitar quella maniera» (G. Vasari, ibidem).
Nella parte superiore della Resurrezione della carne troviamo due lunghe trombe che, ornate del vessillo di Cristo risorto, cessano dal partecipare al concerto angelico per chiamare i morti al giudizio.
Nella parte sinistra della Salita al Paradiso e chiamata all’Inferno quattro angeli musicanti accompagnano nella Città Santa, la Gerusalemme celeste, gli eletti con il suono dei loro strumenti musicali, tre a corde pizzicate e uno a fiato.
Nella scena dei Beati in Paradiso gli strumenti musicali sono così vari da proiettarci nell’armonia spirituale che i beati riconquistano in una musica inudibile all’orecchio umano, anche quello più educato e coltivato.
Anche grazie a Luca Signorelli la parola biblica si è fatta immagine, come pure musica. Quanti, soprattutto credenti, e in tempi di scarsa alfabetizzazione, ne hanno tratto vantaggio! Una pedagogia, questa, fondata sulle parole di S. Gregorio Magno in una lettera del luglio 599 a Sereno, vescovo di Marsiglia: «La pittura è adoperata nelle chiese perché gli analfabeti, almeno guardando sulle pareti, leggano ciò che non sono capaci di decifrare sui codici» (Epistulæ, IX, 209: CCL 140A, 1714). Sia questo quinto centenario l’occasione per vedere i patrimoni artistici della pittura e della musica, nonché quelli della scultura, dell’architettura e del mosaico, come beni culturali quanto mai significativi, posti al servizio della missione della Chiesa.