L'Osservatore Pagano e gli ecologisti da sacrestia
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Il giornale ufficiale del Vaticano lancia per la Quaresima il digiuno dai combustibili fossili, ormai considerati come "sterco del diavolo", richiamando i cattolici alla "conversione ecologica". In realtà si tratta della sfacciata sponsorizzazione di fondi di investimento specializzati in fonti rinnovabili.
All’inizio in molti pensavano fosse una trovata di Lercio.it, il famoso sito web satirico, invece era proprio vero: nell’edizione del 20 febbraio, l’Osservatore Romano ha dedicato due pagine – rilanciate con un tweet e bordate in “verde ecologia” – all’invito a vivere la Quaresima digiunando dal gas e dai combustibili fossili. Chi legittimamente ha pensato a uno scherzo di Lercio evidentemente non si rende conto che la realtà di una deriva ecologista della Chiesa ha da tempo superato qualsiasi immaginazione. Così ricette magiche vengono spacciate per scienza, l’ideologia per fede, comportamenti irrazionali per virtù morali.
Ed eccoci quindi alle due pagine dell’Osservatore, in cui trovano spazio tre articoli a cui si aggiungono due notiziole di disastri meteo tanto per confermare l’idea che siamo in tempi di emergenza climatica. Sebbene l’attenzione sia giustamente catturata dal curioso invito al digiuno dal gas e dai combustibili fossili, leggendo i tre articoli si comprende che il vero centro dell’operazione editoriale del giornale vaticano è in realtà una sponsorizzazione finanziaria. Infatti essa culmina in una intervista al gestore di un fondo di investimento appositamente creato per la gestione del risparmio ecologicamente corretto, su cui – beninteso – i cattolici della “conversione ecologica” dovrebbero convergere. In precedenza, un primo articolo che decanta le meraviglie dell’economia “green”, si concludeva con la necessità che anche i piccoli risparmiatori cattolici puntino su investimenti “verdi”, inclusi gli istituti religiosi che addirittura – suggerisce l’esperto – potrebbero esservi obbligati a norma di Codice di Diritto canonico (canone 1284).
Ma il pezzo forte è senz’altro l’articolo centrale, un’intervista a Cecilia Dall’Oglio, una dirigente del Movimento Laudato Si’, che – leggiamo nella pagina di presentazione del sito – è direttamente «guidato dallo Spirito Santo» per riunire diverse organizzazioni cattoliche di tutto il mondo in un cammino di «conversione ecologica». Il titolo dell’intervista potrebbe trarre in inganno: “Quaresima: un tempo per disinvestire dai fossili”. E uno si potrebbe chiedere: Cosa c’entrano ammoniti, gasteropodi e comunque resti di animali preistorici con gli investimenti “green”? In realtà ci si riferisce ai combustibili fossili, ma per risparmiare spazio oltre che energia, hanno lasciato soltanto l’aggettivo.
Ad ogni modo appare chiaro dall’intervista che i combustibili fossili hanno ormai strappato al denaro il titolo di “sterco del diavolo”. Anche qui grande insistenza sul disinvestimento dai combustibili fossili, impegno già assunto da «350 istituzioni cattoliche» per un valore «tra i 10 e i 20 miliardi di dollari». E qui per molti la vera notizia è che ci siano migliaia di istituzioni cattoliche che hanno così tanti soldi da investire. Comunque, apprendiamo anche che sostenere la transizione ecologica, spostando gli investimenti, è uno «sforzo sinodale» che già coinvolge molte associazioni e movimenti, dall’Azione Cattolica al Movimento dei Focolari, nonché istituzioni come l’Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e ordini religiosi come la Provincia Euromediterranea dei Gesuiti. Ma l’impegno deve riguardare anche i singoli, le famiglie, che devono ascoltare il “grido della Terra” e il “grido dei poveri”, e cambiare quindi stili di vita, limitando anzitutto l’uso del riscaldamento: il «digiuno dal gas» dovrebbe essere in questa chiave un modo per proteggere l’ambiente e «definanziare l’economia di guerra», con riferimento a quanto accade in Ucraina.
La questione va però ben oltre il conflitto in corso, sotto accusa è «l’economia estrattiva» in sé, «causa di conflitti sanguinosi e devastazioni ambientali». E qui è bene soffermarsi perché queste affermazioni, ormai diventate un luogo comune, rivelano quanto questo amore per l’ambiente sia frutto di tanta ideologia e poca realtà. Questi nuovi pagani, che costituiscono ormai il pensiero dominante anche nella Chiesa, credono e fanno credere che basterebbe non usare più petrolio e gas per porre fine alle estrazioni dal sottosuolo. Evidentemente pensano che l’energia solare ed eolica – verso cui vogliono che ci convertiamo in fretta – sia possibile in modo quasi magico, tutto senza scavare e senza sporcare.
Al proposito è utile leggere il breve saggio di Giovanni Brussato, ingegnere minerario, contenuto nel libro “Dialoghi sul clima – Tra emergenza e conoscenza” (a cura di Alberto Prestininzi, Rubbettino editore). Il titolo del saggio è già una sentenza: “Economia verde? Prepariamoci a scavare”. Il motivo è presto detto: a voler dare retta a un rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) del maggio 2021 e al ruolino di marcia che si vuole imporre per portare entro il 2050 solare ed eolico al 36% della potenza totale installata (quindi ben lontani dall’eliminare i combustibili fossili), bisognerà costruire nei prossimi 25 anni almeno 19mila grandi parchi “solari” della potenza di 1 GW (attualmente ce ne sono pochissimi nel mondo di queste dimensioni). Bene, si sappia che per costruire soltanto uno (ripeto: uno) di questi impianti occorrono: 30mila tonnellate (t) di alluminio, 5mila t di rame, oltre 200mila t di calcestruzzo, oltre 100mila t di acciaio, 46mila t di vetro, «oltre a centinaia di tonnellate di altri metalli come nichel, cromo, molibdeno o titanio», e a diversi metalli specifici.
Peggio ancora per catturare l’energia dal vento. Una sola pala eolica da 5 MW (quindi ce ne vogliono 200 per arrivare a 1 GW) «pesa complessivamente circa 900 t, a cui si sommano oltre 2.500 t di calcestruzzo. Per costruirla occorrono: 750 t di acciaio e di minerale di ferro; 35 t di fibra di vetro; 25 t di zinco; 1,5 t di nichel; oltre a molti altri metalli rari». Non parliamo poi dei minerali necessari per le batterie delle auto elettriche su cui non mi dilungo, ma di cui abbiamo parlato recentemente.
Sia chiaro però che per realizzare i sogni di coloro che ascoltano il “grido della Terra” si dovranno moltiplicare le miniere e affinare le tecnologie per scavare sempre più in profondità per fare fronte all’enorme richiesta di minerali. Basti pensare che «ci proponiamo di estrarre nei prossimi 25 anni altrettanto rame di quanto ne abbiamo estratto nei precedenti 5.000 anni». Né dobbiamo dimenticare che per estrarre tutti questi minerali c’è bisogno di energia, di molta energia, e che i luoghi di estrazione di queste risorse presenteranno molti più problemi geopolitici che non il gas e il petrolio.
È l’ennesima dimostrazione che l’ambientalismo è una reale minaccia per l’ambiente, e che questi ecologisti da sacrestia, almeno per la Quaresima, farebbero meglio a dedicarsi a una sana lettura dei Padri della Chiesa. Chissà che non imparino che la cura per il Creato nasce dal nostro rapporto intimo con il Creatore.