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il libro

L’opzione Pell per liberare la Chiesa dall’incubo woke

La voce del cardinale australiano riecheggia nel testo pubblicato in quattro lingue che raccoglie le testimonianze di chi lo ha conosciuto da vicino. Ne emerge il ritratto di un "martire bianco" e di un gigante della fede risoluto contro le ideologie penetrate anche nel mondo cattolico.

Ecclesia 22_09_2023

A meno di un anno dalla sua morte, la voce del cardinale australiano George Pell non cessa di farsi sentire nella Chiesa e nella società come un monito ed una chiamata urgente al ravvedimento contro le spinte woke e contro il pericoloso piano inclinato in cui versa la Chiesa alla vigilia del Sinodo sulla sinodalità.

A contribuire a diffondere il messaggio del cardinale un libro (in quattro lingue: inglese, italiano, spagnolo e francese) appena pubblicato in Australia sulla figura e il pensiero di colui che fu arcivescovo di Melbourne e poi di Sydney prima di approdare a Roma per occuparsi in prima persona delle finanze vaticane. Il libro Pell contra mundum (Connor Court Publishing, pp. 240) raccoglie diversi interventi di chi ha conosciuto da vicino il cardinale e tre testi scritti dallo stesso Pell. Tra questi, un articolo pubblicato su The Spectator di Londra l’11 gennaio 2023 in cui il cardinale mette nero su bianco la sua seria preoccupazione per la situazione della Chiesa, assediata da una mentalità mondana e da un sogno sinodale che si è «trasformato in un incubo tossico nonostante le buone intenzioni professate dai vescovi». Un testo che riprende e sintetizza l’ormai noto memorandum che (firmato con lo pseudonimo Demos) girava in Vaticano mesi prima della morte del cardinale e a lui posteriormente attribuito.

Il libro si apre con un’introduzione del cardinale indiano Oswald Gracias che ricorda Pell per la sua autorevolezza nella gestione di due grandi diocesi, nell’impegno come presidente della commissione Vox Clara per la traduzione dei testi liturgici in lingua inglese e nel suo ruolo nella riforma finanziaria, ma soprattutto come “martire bianco” a causa della persecuzione giudiziaria e mediatica subita per presunti abusi e il logorante processo che gli valse ben 404 giorni di isolamento in un carcere di massima sicurezza fino al definitivo pronunciamento dell’Alta Corte australiana che all’unanimità lo ha prosciolto dalle accuse, ritenendole senza fondamento. Un Calvario che, secondo il cardinale Gracias, permette di annoverare Pell tra “giganti” come il cadinale Mindszenty di Budapest o Wyszynski di Varsavia. La sua morte, afferma Gracias, ha privato la Chiesa «di una voce chiara e coraggiosa».

A dare il titolo al libro è don Robert A. Sirico – co-fondatore dell’Acton Institute for the Study of Religion and Liberty – che accosta il cardinale australiano a sant’Atanasio: Athanasius contra mundum, “Atanasio contro il mondo”, si diceva, per la decisione con cui il santo combatté l’eresia ariana che dilagava nell’impero. Anche oggi la Chiesa si trova di fronte ad una «monumentale eresia» che non riguarda però la natura di Cristo bensì quella dell’uomo, minacciata dall’ideologia woke, ultima delle derive del pensiero moderno, che mira a reinterpretare non solo la struttura della società ma anche quella della famiglia e della natura umana. Un’ideologia che pervade molte delle proposte che si fanno largo nella Chiesa e che affonda le radici nel pensiero neo-marxista e post-colonialista mentre trova appoggio nel discorso ecologista e nelle istanze di genere. Contro questo pericolo il cardinale Pell ha combattuto alzando la voce senza paura di venire emarginato e ridicolizzato.

Sirico prosegue paragonando Pell ad un altro baluardo della fede contro le eresie, san John Henry Newman: «Il processo sinodale attualmente in corso – scrive Sirico – rivela che tale attenzione alle radici e alla salvaguardia non è presente, né è considerata. Tutto ciò evidenzia il notevole parallelo tra le figure di Newman e Pell. Le similitudini sono impressionanti». «Quando uno dei due percepiva una chiara minaccia alla tradizione apostolica, si faceva sentire e segnalava il grave problema in questione».

Per questo motivo è stato considerato dalla stampa e dai nemici un “indietrista” (come oggi si usa dire), mentre il suo agire era determinato dalla volontà di conservare e trasmettere la fede ricevuta e la tradizione tramandata dagli Apostoli «senza cedere di fronte alle mode e alle pressioni del momento». Pell è stato accusato di creare divisioni all’interno della Chiesa – sottolinea Sirico – ma a causarle sono piuttosto coloro che «abbandonano la tradizione (...) o che cercano di minarla, diluirla o rifiutarla». A completare il ritratto del cardinale Pell i contributi del giornalista statunitense George Weigel – vaticanista e biografo di Giovanni Paolo II – e dell’economista australiano Danny Casey.

Pell è stato un gigante, non solo per la corporatura, quanto per il coraggio nel condannare la confusione e gli inganni che regnano nella società odierna. Parlando della sua Australia, in un discorso pronunciato nel 2022 al Campion College di Sydney, Pell osserva come cattolici, così come i conservatori sociali, vengano «regolarmente attaccati dagli attivisti woke», che esercitano il loro dominio non solo nell’agone politico ma in ogni ambito sociale, nelle scuole, nelle università e persino nel mondo dello sport. La cultura della cancellazione (cancel culture) che «minaccia i capisaldi del liberalismo», ha dato vita a nuove politiche di genere e di razza che vedono nei maschi bianchi «il lato peggiore del passato, dell’esecrato razzismo, colonialismo, sessismo e patriarcato». Anche sul cambiamento climatico, controcorrente rispetto a ciò che la società e la Chiesa vanno predicando. «Non esiste una posizione cattolica obbligatoria di materia di cambiamento climatico – ha affermato – perché siamo una religione che insegna la fede e la morale, e non imponiamo alcuna convinzione in ambito scientifico. Ogni persona ha diritto a essere sciocca, se lo ritiene giusto. La crisi climatica non rappresenta una delle mie principali preoccupazioni, anche se mi piace riportare in questo clima di isteria alcuni fatti accertati (...). Le mie preoccupazioni maggiori sono altre e riguardano la Chiesa Cattolica e l’ascesa di una Cina belligerante».

Il libro rappresenta dunque un prezioso contributo al dibattito intra-ecclesiale voluto e messo in modo da papa Francesco, perché le preoccupazioni del cardinale Pell sono le preoccupazioni di una buona parte di cattolici (laici e consacrati) che oggi guardano con estrema inquietudine al prossimo sinodo dei Vescovi nella speranza che la voce del defunto cardinale non venga del tutto ignorata e possa rappresentare un argine contro le pericolose derive di un wokismo in stile ecclesiale.

E come Newman fu considerato “padre assente del Concilio Vaticano II”, così – se la sua voce venisse ascoltata, come fu quella del cardinale inglese lo fu dai Padri Conciliari – potremmo definire Pell “padre assente del Sinodo”. Questo è l’augurio dei curatori del libro e di tanti cattolici che non vogliono rinunciare a difendere la fede e la tradizione della Chiesa anche di fronte alle sfide di un mondo al quale Pell guardava con la preoccupazione propria dello sguardo di un pastore.



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