Lo "scudo democratico", una proposta autoritaria di Calenda e dell'Ue
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Uno "scudo democratico" per proteggere gli elettori dalla disinformazione ed eventualmente sospendere il voto. Una proposta paradossale di Azione (sulla linea della politica Ue) che, per salvare la democrazia, ci avvicina all'autoritarismo.

Il progetto di difesa comune europea potrebbe riguardare altri aspetti della vita politica e sociale, non solo le nostre forze armate. Da almeno due anni, infatti, nell’Unione Europea, si parla anche di “scudo europeo per la democrazia”, contro la disinformazione e la “misinformazione”. Ma alla bisogna, anche contro quei partiti che dovessero andare troppo contro gli interessi europei. La prova generale (e più estrema) è avvenuta in Romania, con la cancellazione del primo turno delle presidenziali, vinte dal candidato filo-russo Georgescu, seguita poi dal suo arresto e infine dalla sua esclusione dalle elezioni che si ripeteranno in maggio. Proprio con la logica di prevenire invece che curare (cioè escludere dal voto), il piccolo partito centrista Azione, di Carlo Calenda, propone di introdurre uno “scudo democratico”, cioè controllo sull’informazione ed eventualmente anche sulle elezioni.
La proposta di legge di Azione è ben spiegata nel suo sito: «Tutte le piattaforme informative, comprese testate giornalistiche e social network, dovranno dotarsi di un comitato di analisi indipendente composto da dieci esperti, estratti a sorte da un elenco nazionale di professionisti con competenze tecniche e giuridiche. Questi comitati avranno il compito di monitorare e contrastare le attività di ingerenza esterna volte a manipolare il consenso politico, attraverso la diffusione di informazioni false o distorte. Potranno verificare i contenuti diffusi e rimuovere quelli ingannevoli, oltre a segnalare e bloccare utenti coinvolti in attività di disinformazione ripetuta».
Il senatore Marco Lombardo precisa che, se non dovesse bastare il controllo sull’informazione, si può procedere anche con il controllo del processo democratico: «Per intervenire contro la manipolazione del voto prevediamo misure straordinarie: quando le minacce rilevate sono tali da pregiudicare l’integrità del processo elettorale, il Parlamento può in seduta comune con il voto dei due terzi bloccare il procedimento elettorale, è previsto il ricorso alla Corte Costituzionale, perché sono minacce alla sicurezza nazionale».
Ma così l’Italia non diventerebbe una sorta di “democrazia controllata”? Minimizza il deputato Ettore Rosato, affermando che la proposta: «è molto precisa, interviene in un caso specifico di ingerenze straniere che si muovono per loro interessi e non per i nostri. Ha una funzione preventiva e speriamo di non doverla usare mai». D’accordo anche l’altro partito centrista, quello di Matteo Renzi. Il capogruppo di Italia Viva in Senato, Enrico Borghi, membro del Copasir, ha anche proposto di istituire un’Agenzia contro la disinformazione e per la sicurezza cognitiva.
Leggi e organismi simili esistono in Francia (Viginum), in Svezia (Agenzia per la Difesa Psicologica) e in Spagna (Piano di Azione per la Democrazia). Ma infatti l’iniziativa di Calenda non nasce dal nulla. Si tratta, appunto, di una politica europea. Prima che venisse rinnovata alla testa della Commissione Europea, Ursula von der Leyen prometteva: «Se sarò rieletta presidente, la Commissione proporrà lo Scudo europeo per la democrazia come uno degli obiettivi prioritari della prossima Commissione. Dovrebbe essere un progetto europeo ambizioso che si concentri sulle maggiori minacce derivanti dall’interferenza e dalla manipolazione straniera». Da febbraio è nata un’apposita commissione nel Parlamento Europeo per poterlo costituire.
Ursula von der Leyen spiega così il suo scopo: «Ci vuole resilienza. Con l’evolversi della tecnologia, dobbiamo rafforzare l’immunità sociale attorno alla manipolazione dell’informazione. La ricerca ha dimostrato che il pre-bunking ha più successo del de-bunking. Il pre-bunking è l’opposto del de-bunking. In breve, prevenire è meglio di curare. Pensate alla disinformazione come a un virus. Invece di curare un’infezione una volta che ha preso piede, e questo è lo smascheramento, è meglio vaccinare, in modo che il nostro organismo sia immune. Il pre-bunking è lo stesso approccio».
Infatti, come nella pandemia non si contavano le limitazioni della libertà personale degli europei, a partire proprio da quella di espressione (tutte le politiche di “moderazione” dei social media si sono diffuse proprio durante il biennio 2020-21), quest’anno si mira a completare il quadro, dopo l’introduzione di una normativa sul controllo dei social media (Digital Services Act) e una sull’intelligenza artificiale (AI Act). L’emergenza non è più un virus, ma il pericolo militare russo, oltre al senso di abbandono da parte degli Usa.
Ma, oggi come allora, restano una serie di domande senza risposta. Chi controlla i controllori? Chi garantisce che certe notizie siano “disinformazione” e non semplicemente notizie sgradite, come la scoperta del contenuto del pc portatile di Hunter Biden, poi rivelatesi vere? Chi garantisce che vadano a colpire la disinformazione di potenze straniere e ostili (leggasi: la Russia) e non i loro nemici politici interni? Possibile, poi, avere così sfiducia nei cittadini, che sono sia utenti di Internet che elettori? Questa proposta di legge, così come la sospensione delle elezioni a cui abbiamo assistito in Romania, infatti, presuppongono una completa assenza, non solo di capacità decisionale, ma anche di libero arbitrio negli elettori. Si dà per scontato che, se esposti a una determinata propaganda, votino di conseguenza, senza possibilità di scelta o di ragionamento. La logica non è diversa da quella che anima Russia, Iran, Cina e gli altri regimi dittatoriali che isolano i loro cittadini da ogni informazione esterna “ostile”. Combattere un regime autoritario, adottando metodi sempre più autoritari, toglie ogni significato concreto alla nuova guerra fredda.
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