L’inizio della conversione dell’Innominato
Il male, compiuto per diversi anni, reca all’Innominato una sorta di fastidio fisico. Manzoni ci presenta le tappe della conversione dell’antico ribaldo.
Alessandro Manzoni ci descrive con acume psicologico la situazione esistenziale in cui si trova l’Innominato quando don Rodrigo si reca da lui per chiedere il rapimento di Lucia. Il ribaldo assume su di sé l’impegno senza neppure aver dato all’interlocutore il tempo di spiegare. È un’abitudine al male che lo induce ad acconsentire subito.
Nei primi tempi, compiendo i suoi delitti, l’Innominato sentiva una sorta di rimorso che cercava di cacciare e che, poi, scomparve. Ora, dopo tanti anni di omicidi, l’Innominato percepisce una sorta di fastidio fisico per tutto il male compiuto. Manzoni ci presenta con acutezza e profondità le tappe graduali della sua crisi e della conversione.
Il castello dell’Innominato è un luogo infernale
La dimora dell’Innominato è un luogo terribile, specchio della sua persona.
Quando l’Innominato era il Conte del Sagrato
Dal Fermo e Lucia ai Promessi sposi: le differenze tra il Conte del Sagrato e l’Innominato.
Entra in scena l’Innominato, parente di Manzoni
Il personaggio dell’Innominato entra in scena a metà del capitolo XIX del capolavoro di Alessandro Manzoni. E la sua conversione è il perno della vicenda.