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PROFONDITÀ DI UN DOGMA

L’Immacolata, alba della nuova Creazione. E Corredentrice

Il Catechismo riconosce che il dogma dell’Immacolata Concezione è collegato con la verità, trasmessa dai Padri, di Maria quale nuova Eva. Questo legame conduce a comprendere il ruolo della Vergine nella Redenzione, alla luce della superiorità della nuova Creazione rispetto alla prima. Come la donna della prima Creazione collabora al peccato dell’uomo, così l’Immacolata coopera in modo singolare con il nuovo Adamo, Gesù, che ripara la colpa. Qui sta la Corredenzione.
- ANTIDOTO AL NATURALISMO ECCLESIALE, di Stefano Fontana

Ecclesia 08_12_2021

Nella sezione dedicata a Dio Creatore, il Catechismo della Chiesa Cattolica presenta un testo di grande profondità, che permette di portare il nostro sguardo di fede sul mistero dell’Immacolata. Commentando il “protovangelo” (Gn 3, 15), il Catechismo afferma: «La Tradizione cristiana vede in questo passo un annunzio del “nuovo Adamo”, che, con la sua obbedienza “fino alla morte di croce” (Fil 2, 8), ripara sovrabbondantemente la disobbedienza di Adamo. Inoltre, numerosi Padri e dottori della Chiesa vedono nella Donna annunziata nel “protovangelo” la Madre di Cristo, Maria, come “nuova Eva”. Ella è stata colei che, per prima e in una maniera unica, ha beneficiato della vittoria sul peccato riportata da Cristo: è stata preservata da ogni macchia di peccato originale e, durante tutta la sua vita terrena, per una speciale grazia di Dio, non ha commesso alcun peccato» (§ 411).

Uno dei pregi di questo paragrafo è di riconoscere che il dogma dell’Immacolata Concezione è intimamente collegato con la testimonianza della Tradizione che riconosce in Maria la nuova Eva. Questa connessione permette alla nostra comprensione del dogma di aprirsi agli ampi orizzonti della storia della salvezza. La preservazione di Maria Santissima dal peccato originale non è un regalino che il Figlio ha previamente voluto concedere alla Madre, come espressione della propria gratitudine; neppure si tratta di una conclusione moralistica, tratta dalla premessa che al Figlio di Dio non si addica di nascere da una Madre che sia stata contaminata dal peccato originale.

San Paolo ci presenta con estrema chiarezza che Gesù è il nuovo Adamo, o l’ultimo Adamo (eschatos Adam), come espresso in 1Cor 15, 45, l’Adamo escatologico. Ma se Gesù è il nuovo Adamo, dov’è la nuova Eva? Se nella prima Creazione, l’uomo viene creato maschio e femmina, viene benedetto in questa sua dualità, e di questa coppia primigenia viene detto che era cosa molto buona (cf. Gn 1, 27-31), che ne è di tutto questo nella nuova Creazione? Adamo si trova ora solo? Eppure è scritto che «non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto che gli sia simile» (Gn 2, 18). Il nuovo Adamo, principio della nuova Creazione, attende al proprio fianco la nuova Eva. Come nella figura, così nella pienezza della realizzazione.

La nuova Creazione non può essere inferiore alla prima; il compimento non può essere meno perfetto del suo prototipo. Molto buona (tōv meōd) è stata la creazione della prima coppia: impossibile che la nuova Creazione sia da meno della prima, escludendo questa alterità fondamentale. Il principio della superiorità della rigenerazione, del nuovo, dell’eschaton, non è solo teorico. Sappiamo molto bene, dall’esegesi dei Padri, ancorata nella trazione rabbinica, che il Cristo avrebbe compiuto e superato in perfezione le figure dell’Antico Testamento. Quando noi perciò confessiamo Gesù come nuovo Adamo, come il vero Davide, come l’adempimento degli antichi sacrifici, etc., intendiamo che la realtà, Cristo, supera la figura; e la supera infinitamente, perché Gesù è Dio.

Ora, il primo uomo e la prima donna sono stati creati chiaramente in uno stato di innocenza, perché è precisamente dalla loro tragica scelta che proviene il cosiddetto peccato originale originante. La rigenerazione, l’adempimento delle figure veterotestamentarie non può essere inferiore. Pertanto il nuovo Adamo e la nuova Eva dovevano convenientemente essere preservati dal peccato originale originato. Se per il Figlio di Dio tale preservazione, ampiamente attestata dal Nuovo Testamento, appare “ovvia”, in quanto Persona divina, per la Santissima Vergine, la nuova Eva, occorreva un intervento della grazia preveniente. Il dogma dell’Immacolata Concezione riporta con vigore e dolcezza dinanzi allo sguardo dei credenti che Ella è la nuova Eva, principio, insieme al nuovo Adamo, della nuova creazione.

L’adempimento però non è la mera fotocopia dell’originale, bensì la sua piena realizzazione; tant’è che si può, con maggior precisione, ritenere che sia l’adempimento il vero “originale”, preannunciato dalla figura. L’immacolatezza del Verbo incarnato è ben più che l’innocenza adamitica; così, analogamente, l’Immacolata Concezione di Maria è più che lo stato di innocenza di Eva. La bolla Ineffabilis Deus ci assicura che la grazia concessa a Maria proviene tutta dai meriti di Cristo, unendo così, in modo unico e irripetibile, la Vergine al Figlio di Dio. Un’unione che la condurrà a divenire mirabilmente la Madre di Dio, e non “solamente” l’adeguata compagna del nuovo Adamo, in tutto simile a Lui.

Seguire questa direzione tracciata dalla Tradizione dei Padri non può non sfociare in una nuova comprensione di chi sia Maria nel piano della Redenzione, se non per chissà quali preconcetti, molto probabilmente dovuti ad un’interpretazione assai povera ed erronea delle Scritture. Eva ha veramente collaborato per far entrare il peccato nel mondo, trascinando anche Adamo. Il primo responsorio del Breviarium Romanum - uno dei libri liturgici antichi caduto sotto il cieco e insipiente furore della Congregazione per il Culto Divino, nonché del Papa in persona -, canta il passo paolino (cf. Rm 5, 12): «Per unum hominem peccatum in hoc mundum intravit – Il peccato è entrato nel mondo a causa di un solo uomo». Ma, come prosegue l’Apostolo, «il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini» (Rm 5, 15).

Noi sappiamo che Adamo ed Eva sono stati, con ruoli differenti, corresponsabili della caduta. Sappiamo che l’obbedienza del nuovo Adamo ha riparato la colpa del primo. Di nuovo la domanda: dov’è la nuova Eva nel piano della Redenzione? Dio crea l’uomo maschio e femmina; l’uomo e la donna concorrono nella caduta; la nuova Creazione riparte dal nuovo Adamo e dalla nuova Eva. E nella riparazione della colpa la Donna non avrà alcuna corresponsabilità? Non sarà essa collaboratrice singolare del Redentore? Non sarà essa la Corredentrice?