«Liberalizzare la droga è un favore alla malavita»
«La battaglia della liberalizzazione della droga fa il gioco della malavita, induce a una maggiore attesa per una tolleranza pubblica e darà maggiori profitti alle Mafie». Il giurista Mauro Ronco illustra alla Bussola il convegno del Livatino sulle ragioni del No: «Alla Camera è in agguato un nuovo testo sostenuto da una Sinistra nichilista, come il Pd che è la mosca cocchiera di queste politiche distruttive». Ricadute sul cervello, prevenzione, contrasto al traffico e legislazione: «Chi sostiene la liberalizzazione non sa nulla, fa solo narrazione da romanzo».
«La droga libera è il più grande favore fatto alla criminalità organizzata». Non usa giri di parole Mauro Ronco (in foto), emerito di diritto penale e presidente del Centro Studi Livatino, che ha organizzato per domani un importante convegno dedicato alla droga e alle ragioni del No. L’evento, incentrato su scienza, contrasto prevenzione e recupero vedrà sarà l’occasione per presentare il libro a cura di Alfredo Mantovano (Droga, le ragioni del No, edizioni Cantagalli), si svolgerà alle 14.30 nella Sala Capitolare presso il chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma e vedrà la presenza di numerosi esperti del mondo delle tossicodipendenze.
A cominciare dal professor Angelo Vescovi, che relazionerà sui profili medico-scientifici per passare alla vicepresidente della Regione Lombardia e assessore regionale al Welfare Letizia Moratti, che parlerà dei percorsi di recupero nei sistemi regionali, anche alla luce della sua personale esperienza nel campo del recupero sociale.
A Ronco sono affidate le conclusioni sul Perché vietare la circolazione degli stupefacenti e in questa intervista alla Bussola illustra le finalità del convegno.
Professore, qual è il senso di questo convegno promosso dal Livatino?
E’ quello di ricordare a tutte le persone di buon senso, che nel nostro Paese vi sono forze che continuano a insistere su una ideologia profondamente sbagliata per la salute delle persone e delle nuove generazioni oltre che per la sicurezza e l’ordine pubblico.
La Corte costituzionale però ha dichiarato inammissibile il quesito referendario che puntava a rendere legale la coltivazione di piante ad abolire la reclusione per il traffico e lo spaccio delle cosiddette droghe leggere. Che bisognò c’è di questo convegno, allora?
Questo convegno è più che mai opportuno perché ci sono forze politiche che continuano a lavorare per questo scopo. Infatti, alla Camera è depositato un testo che riunisce diverse proposte di legge. Vogliamo dire che non bisogna stare fermi. C’è una maggioranza parlamentare alla Camera guidata dai partiti di Sinistra, tra i quali spicca il Pd, che è la mosca cocchiera di queste politiche di cui si fa addirittura vanto.
Questo vanto deriva da una deriva edonista delle forze di Sinistra?
Più che edonista, direi nichilista. Sono vanti e meriti fasulli perché mettono a rischio le nuove generazioni.
Veniamo al convegno. Il primo approccio sarà quello medico scientifico. È ormai nell’immaginario comune che le droghe leggere non facciano male. Invece i danni, soprattutto cerebrali ci sono e sono ingenti.
È un tema trascurato. Il professor Vescovi ci darà le informazioni sufficienti per capire che le droghe sono dannose per la salute delle persone a cominciare dal fatto che oggi le droghe leggere non esistono più, le percentuali di THC estratte dalle inflorescenze sono elevatissime. Inoltre, ci sono le droghe sintetiche.
Il tema è trascurato anche per l’assenza di campagne massicce di informazione della popolazione sui danni cerebrali delle droghe.
È un tasto dolente, contro l’abuso di tabacco e di alcol si fanno campagne di sensibilizzazione e informazione. Invece sulla droga, a causa delle campagne ideologiche delle forze politiche, questo aspetto viene tralasciato completamente. Con conseguenze sociali particolarmente estranianti.
In che senso?
L’assenza di campagne informative è uno degli effetti di una mentalità rivoluzionaria che vuole strappare l’uomo alla sua ragione in modo che non abbia più il controllo di sé e allontanarlo dalle vere responsabilità.
Le leggi però ci sono…
Altroché. C’è una legislazione internazionale che affonda le radici nelle grandi convenzioni degli anni ’60 e ’80 e poi ci sono le leggi italiane che lo Stato è obbligato a mantenere. Però allo stesso tempo in Italia si vorrebbe eliminare questo corpus legislativo che invece ha tanti meriti.
Ad esempio?
La lotta agli stupefacenti in Italia è stata fatta egregiamente da Gdf, Carabinieri e Polizia con arresti e sequestri ingenti proprio grazie ad una legislazione di qualità. È anche grazie alle nostre buone leggi se il fenomeno della tossicodipendenza in Italia è più contenuto che in altri paesi. Non c’è dubbio che una revisione legislativa andrà cambiare l’assetto anche sociale.
Uno dei cavalli di battaglia di intellettuali come Roberto Saviano è che la liberalizzazione toglierà il business della droga alla malavita organizzata.
Invece è il contrario. La battaglia della liberalizzazione fa il gioco della malavita, induce a una maggiore attesa verso la diffusione e verso la tolleranza pubblica e darà maggiori profitti alle Mafie dato che con una liberalizzazione la malavita si riorganizzerà per offrire un servizio più ampio e con droghe sempre diverse e più attraenti. È ingenuo pensare di combattere la mafia pensando di toglierle un business che invece, a conti fatti, potrà accrescere. Non è così che si combatte il business droga della malavita.
E lei da giurista come pensa che si combatta?
Con il grande lavoro che è stato fatto in questi anni grazie a leggi e azioni di polizia contro il traffico. La liberalizzazione non fa altro che favorire il traffico. Quello che succede in Spagna deve farci rizzare le antenne.
Che cosa?
Le droghe cosiddette leggere sono liberalizzate e la Spagna si sta trasformando in un hub europeo del traffico. Chi sostiene la liberalizzazione non ha percezione di questo fenomeno, fa solo narrazione da romanzo, ma dimostra di non conoscere la realtà.