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CORPUS DOMINI

L’Eucaristia, il vero Corpo nato da Maria Vergine

Ave verum Corpus natum de Maria Virgine” (Ave, o vero Corpo, nato da Maria Vergine), canta il celebre inno eucaristico che ci ricorda il legame tra il Figlio e la Madre. Maria, spiegava Benedetto XVI, «fu il “tabernacolo” vivente dell’Eucaristia». E san Giovanni Paolo II richiamava l’unione inscindibile tra Incarnazione e mistero eucaristico. Il “sì” di Maria garantisce che la fede cristiana non è vuoto spiritualismo, perché da Lei nasce il Corpo che è il nostro Pane di vita.

Ecclesia 06_06_2021 English Español

Il culto eucaristico ha portato alla composizione di miriadi di inni, antifone, mottetti in onore dell’Eucarestia. Testi e musiche sono fioriti nel corso della storia della Chiesa, dai primordi fino ai nostri giorni. Uno dei testi più noti è senz’altro Ave verum, che è conosciuto in celeberrime versioni musicali, pensiamo a quella notissima di Wolfgang Amadeus Mozart. Ma tantissimi compositori hanno messo in musica questo testo relativamente breve ma denso di contenuto: «Ave, o vero corpo, nato da Maria Vergine, che veramente patì e fu immolato sulla croce per l’uomo, dal cui fianco squarciato sgorgarono acqua e sangue: fa’ che noi possiamo gustarti nella prova suprema della morte. O Gesù dolce, o Gesù pio, o Gesù figlio di Maria».

Il testo di origine tardo medievale, come detto, è stato commentato e musicato più volte. Degno di nota è questo aggancio fra il Figlio e la Madre, un aggancio che è affermato all’inizio e alla fine di questo testo. Nell’Angelus del 25 maggio 2008 papa Benedetto XVI riprendeva proprio questo concetto:

«Cari fratelli e sorelle, la festa del Corpus Domini sia occasione per crescere in questa concreta attenzione ai fratelli, specialmente ai poveri. Ci ottenga questa grazia la Vergine Maria, dalla quale il Figlio di Dio ha preso la carne e il sangue, come ripetiamo in un celebre inno eucaristico, musicato dai più grandi compositori: “Ave verum corpus natum de Maria Virgine”, e che si conclude con l’invocazione: “O Iesu dulcis, o Iesu pie, o Iesu fili Mariae!”. Maria, che portando nel suo seno Gesù fu il “tabernacolo” vivente dell’Eucaristia, ci comunichi la sua stessa fede nel santo mistero del Corpo e del Sangue del suo divin Figlio, perché sia veramente il centro della nostra vita».

Anche Benedetto XVI ha detto come questo testo sia stato musicato dai più grandi compositori. Vorrei menzionare un Ave verum per coro misto e organo che ha ottenuto una meritata notorietà fra i cori in giro per il mondo, quello del compositore inglese Colin Mawby (1936-2019), già maestro della Cattedrale di Westminster e che mi fu amico per vari anni. Purtroppo, vista la situazione della musica sacra cattolica, Colin Mawby non è conosciuto ed eseguito come meriterebbe, e ci sarebbe tanto da scegliere visto il suo repertorio sterminato. Probabilmente l’Ave verum è il suo brano più conosciuto, con delle belle armonie moderne ma sempre cantabile e con grande attenzione al testo. Ricordo di aver parlato con lui spesso di questo pezzo e di come lui ne fosse quasi “stanco”, visto che sembrava avesse fatto solo quello. In realtà, come detto, fu autore di tantissima musica sacra. Ricordo un nostro incontro a Macao, dove parlammo della sua infanzia e della madre, che lui aveva perso quando era molto piccolo. In quell’incontro era già anziano, ma il ricordo della madre lo fece piangere. Forse fu questa commozione che gli ispirò la musica per questo testo in cui, come detto, Figlio e Madre sembrano intrecciarsi tra nascita e Passione.

San Giovanni Paolo II, in un Angelus recitato a Siviglia il 13 giugno 1993, diceva:

«Ave verum corpus natum de Maria Virgine! In questo momento dell’Angelus, quando il Popolo di Dio ricorda l’Annunciazione alla Vergine Maria e il mistero dell’Incarnazione, la fede e la pietà della Chiesa si concentrano dinnanzi a Cristo, figlio della Vergine Maria, Luce delle genti, presente nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, offerto al Padre come vittima gloriosa di riconciliazione nel sacrificio della nuova ed eterna alleanza, e consegnato a noi come Pane di vita. San Giovanni ha voluto unire nel suo Vangelo la rivelazione del mistero eucaristico e l’evocazione dell’Incarnazione. Gesù è pane vivo sceso dal cielo per la vita del mondo (cfr. Gv 6,51). Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Questo ci porta all’Annunciazione, quando l’Angelo del Signore comunicò la buona novella a Maria, che per il suo consenso libero e pieno di amore, concepì nel suo seno il Verbo, per opera dello Spirito Santo».

Nel libro Ipotesi su Maria, Vittorio Messori ha affermato: «Con le incursioni cui si procede in questi capitoli, vorrei mostrare ciò che ho sperimentato: senza la radice di carne che è il corpo di quella Donna, tutto il mistero dell’Incarnazione finisce col perdere l’indispensabile materialità per farsi evanescente spiritualismo, moralismo sermoneggiante o, peggio, pericolosa ideologia». Insomma, ad Iesum per Mariam.