Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
STATI UNITI

L’assalto a Trump segna la fine del modello americano

L’irruzione in casa dell’ex Presidente in realtà è il segno e il culmine del dominio di un’oligarchia (politica, finanziaria, mediatica, ecc.) che ha sovvertito l’ordine naturale e legale. Il rimedio, però, non consiste nel ritorno al cosiddetto modello americano, ai «princìpi dei Padri Fondatori», perché questi sono stati concepiti fin dall'inizio per consentire il dominio sociale e politico di una oligarchia.

Esteri 11_08_2022 English Español
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Pur avendo impiegato interamente la mia carriera a predire il collasso del sistema politico americano, devo ammettere che non avrei mai immaginato che la sua fine avvenisse già durante la mia esistenza. Tuttavia, gli eventi degli ultimi due anni, culminati l’8 agosto con la palese dichiarazione di guerra alla libertà politica e a una giustizia equa secondo la legge, rappresentata dall’assalto a Mar-a-Lago, mi ha reso evidente che si può intonare senza dubbio il requiem per l’ordine costituzionale americano.

L’irruzione in casa del presidente Trump – dichiarata necessaria per proteggere documenti che di fatto sono già pienamente accessibili all’FBI – ha costituito l’ultimo segnale di quanto sia diventata sicura l’oligarchia politica, finanziaria, tecnologica, sanitaria e mediatica che domina la nazione con arroganza. È un’oligarchia che disprezza totalmente tutto ciò che è relativo alla creazione, all’interpretazione e all’amministrazione delle leggi del Paese, così come dei desideri e del benessere della popolazione statunitense nel suo insieme. La cosa non sorprende, dato il carattere internazionale dei suoi membri, le cui annuali sessioni parlamentari non si tengono a Washington ma a Davos, con la presenza di rappresentanti di ciascuno dei suoi elementi costitutivi. La giustizia e la libertà sono ora semplicemente ciò che questa oligarchia globale vuole che siano, e ogni istituzione americana, sia privata che governativa, è stata mobilitata e politicizzata da essa per garantire i suoi obiettivi internazionali.

Di conseguenza, la giustizia americana assume un certo significato per i corrotti affari di Joe e Hunter Biden con la Cina e l’Ucraina, e un altro invece per le piccole imprese devastate dai lockdown e dai requisiti vaccinali richiesti dai servitori medici dell’oligarchia. Significa che i criminali sono autorizzati a seminare il panico nelle città con la benedizione di sindaci democratici e di procuratori sostenuti da George Soros, che condannano l’opera della polizia e il diritto dei cittadini rispettosi della legge di difendersi dalla violenza. Significa che i difensori della vita, i giudici della Corte Suprema che prendono decisioni che sembrano favorirli, i genitori che desiderano proteggere i loro figli da programmi educativi progettati per pervertire i giovani fin dalla più tenera età e i possibili piani del Nemico Pubblico Numero Uno di candidarsi alla presidenza nel 2024, devono essere bloccati con qualsiasi strumento per quanto scellerato.

La libertà per gli oligarchi implica il diritto di propugnare senza ostacoli qualsiasi menzogna, per quanto assurda, che contribuisca alla loro causa; per il resto della gente, invece, la libertà significa accettare ciecamente tale propaganda e tenere la bocca chiusa sulla collusione di tutti i diversi elementi dell'élite globale che la perpetrano. La libertà implica un’azione risoluta da parte della Gestapo, un tempo nota come FBI, che di fronte ai mugugni pubblici dei servi della gleba deve invadere le loro case e rinchiuderli in carcere, come è avvenuto per alcuni dei manifestanti del 6 gennaio. Se le masse continueranno a ribellarsi, sarà il loro stesso bene a esigere che l'oligarchia torni a spingere gruppi come Black Lives Matter a entrare in azione per dare inizio a un’altra serie di Notti dei Lunghi Coltelli. E la stessa causa della Democrazia dovrà essere difesa da un'interferenza tecnocratica e popolare con una potenziale rivincita elettorale; cioè attraverso la manipolazione dei meccanismi di voto e la contestazione armata delle masse contro qualsiasi esito contrario che disgraziatamente dovesse emergere.

In poche parole, l'assalto a Mar-a-Lago dice che l'oligarchia è pronta a imporre il Trionfo della sua Volontà con ogni mezzo a disposizione, che il sistema di pesi e contrappesi e l'uguaglianza della giustizia di fronte alla legge è totalmente infranti e che bisogna cantare il requiem per l'ordine costituzionale. Prego e spero di sbagliarmi, perché non voglio vivere nel Paese che si sta delineando sotto lo stivale di questa forza corrotta, ideologica e criminalmente vile. Prego e spero che a novembre si palesi una reazione elettorale vittoriosa e che venga difesa da una reazione nelle strade se i risultati saranno ancora una volta falsati come nel 2020.

Ma anche se accadesse, alla nazione resterebbe ancora da risolvere un altro problema ben più cruciale. Per “ricostruire al meglio”, nell'unico modo che può garantire il bene comune e la vera dignità della persona umana, si dovrebbe smascherare l’intrinseca menzogna, sofisticata e autodistruttiva, dell'intero mito dell'American way come “ultima e migliore speranza dell'umanità”. Infatti, a meno che questa bestia non venga riconosciuta per la pericolosa frode che è, la facciata esteriore del sistema politico americano, già morto, come le corti dell'ultimo imperatore romano d'Occidente, sarà mantenuta artificialmente in vita, consentendo la continua oppressione di una popolazione che in larga misura si rifiuta ancora di riconoscere chi la sta governando, come ci è arrivato e per quali scopi ultimi governa ingiustamente. E poiché questo mito è stato propagandato in tutto il mondo, soprattutto dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la sua sopravvivenza continuerà ad avere spiacevoli conseguenze a livello mondiale.

Non posso certo illustrare qui tutte le ragioni per cui il mito della gloria dell'American way ha condannato il sistema fin dalla sua nascita. Chiunque sia interessato a una discussione così dettagliata può consultare un articolo che ho scritto su questo tema per il Bollettino di Dottrina Sociale della Chiesa dell'Osservatorio Internazionale Cardinal Van Thuan. Basti dire che la Rivoluzione americana, la Costituzione americana e l'American Way, tutte plasmate dal movimento Whig del XVII e del XVIII secolo, i cui obiettivi sono stati espressi al meglio da John Locke, il fondatore del liberalismo, sono state concepite sin dalle origini per consentire il dominio sociale e politico di un'oligarchia. Sotto lo slogan della protezione della libertà e della dignità della persona, in realtà il liberalismo anglo-americano ha liberato l'individuo dagli ostacoli alla sua volontà rappresentati dalle legittime autorità tradizionali, orientate al bene comune, classiche e cattoliche, dello Stato e della Chiesa, e sostenuto che qualsiasi sforzo per ripristinarle avrebbe minato la libertà in generale. Ciò ha sempre comportato un invito aperto agli individui più forti a dominare la società “in nome della libertà di tutti”, senza che nessuna forza politica e morale solida, aperta, naturale e soprannaturale potesse opporsi loro.

Le combinazioni oligarchiche di questi uomini forti sono cambiate nel corso del tempo e hanno portato alla vittoria dell'élite globale che opprime non solo gli Stati Uniti ma anche l'intero mondo occidentale, in nome della libertà e della dignità di tutti. Il presidente Trump e i suoi sostenitori sanno che questa affermazione è un vero e proprio inganno. Ma se pensano che il rimedio a questo male consista in un ritorno “ai principi dei Padri Fondatori”, Whig, Lockean e liberali che siano, si sbagliano di grosso. Solo il ritorno a uno Stato fondato sulla ragione socratica e sulla verità cattolica può domare le devastazioni provocate dal tentativo di fondare l'ordine politico e sociale sullo scatenamento della volontà individuale corrotta dal peccato originale. Se Cristo non è il re, la Gestapo rimarrà sempre in attesa fuori da Mar-a-Lago.

John Rao è uno storico statunitense, già docente di storia alla St. John's University di New York. Ed è direttore del Roman Forum