L’Artsakh ci mostra la pasta dell’esercito armeno
Nell’anno 451 l'Armenia combatteva contro la Persia che voleva convertirla al mazdeismo. I soldati armeni pregarono: “Che la nostra morte eguagli la morte dei giusti e l’effusione del nostro sangue quello dei santi martiri. Gradisca Dio il nostro volontario sacrificio e non dia la sua Chiesa in mano ai pagani”. Persero, ma la nazione non si convertì. Oggi in Nagorno-Karabakh accade qualcosa di simile.
Nell’anno 451, il venerdì antecedente la Pentecoste, venne combattuta la battaglia tra armeni e persiani nel campo di Avarayr. I persiani volevano convertire gli armeni al mazdeizmo. Popolo e clero combatterono insieme per il diritto alla libertà religiosa. Ecco come lo storiografo Eliseo, uno dei presenti, descrive quei momenti:
“Tutta la notte fu una preparazione spirituale; Il sacerdote Ghevont e il Patriarca Hovsep e i sacerdoti battezzarono i catecumeni, amministrarono il sacramento della penitenza, celebrarono la messa, e tutti si comunicarono, come il “giorno della Pasqua”. Il condottiero Vartan rammentò ai soldati la loro promessa di combattere e morire per difendere la fede in Cristo. “Restate saldi nel nostro infallibile Generale. Chi credeva che il cristianesimo fosse per noi come un abito, ora saprà che non potrà togliercelo come il colore della nostra pelle”. Ghevont ricordò ai soldati che combattevano contro i nemici della verità che Gesù sopportò pazientemente la morte in croce. “Doppia è la speranza che si prospetta: se moriremo vivremo, e se faremo morire, ci starà ugualmente davanti la vita.”
Tutti risposero a gran voce: “Che la nostra morte eguagli la morte dei giusti, e l’effusione del nostro sangue quello dei santi martiri. Gradisca Dio il nostro volontario sacrificio e non dia la sua Chiesa in mano ai pagani”. Con queste parole essi si disponevano al martirio. Gli armeni persero la battaglia, Vartanì, Ghevont e Hovsep furono martirizzati, ma i persiani rinunciarono a convertire gli armeni e garantirono loro la libertà di culto con il trattato di Nvarsak. La battaglia di Avarayr sanci per gli armeni la definitività dell’appartenenza a Cristo.
Nel 2020, le immagini di un video dal fronte del Nagorno-Karabakh mostrano come il popolo armeno che oggi combatte per la libertà è rimasto lo stesso. La guerra imperversa. I sacerdoti benedicono l’acqua, versano l’olio santo, impartiscono il battesimo, la cresima, e la prima comunione ai giovanissimi soldati.
“Questo è un momento di beatitudine. Sul campo di battaglia, prima dei combattimenti, avete espresso il vostro desiderio di essere battezzati. E' importante in questi momenti fatali di guerra che voi tutti abbiate questo Sigillo, che tutti siate battezzati, e il Sigillo del Signore sia su di voi. Preghiamo tutti insieme per coloro che verranno battezzati e supplichiamo Dio affinché la Sua Destra sia protettrice della nostra Nazione, in modo particolare di coloro che verranno battezzati e dei loro padrini.”
Il sacerdote prosegue con la benedizione dell’acqua. “Sia benedetta e purificata questa acqua con il segno della santa Croce, con il Vangelo e con il sacro Myron (crisma) in questo santo giorno. Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Alleluia”. Prosegue il canto allo Spirito Santo "Arakelo Aghavno" (Colomba Celeste). "Colomba incorporea (immateriale), inscrutabile che scruta i misteri di Dio, che ricevendo dal Padre, ci fa sapere della terribile seconda venuta (del Signore), predicata dai consustanziali (il Figlio, e lo Spirito Santo). Benedizione celeste, Colui che procede dal Padre, lo Spirito Santo, dal quale gli apostoli hanno bevuto con il calice immortale e hanno invitato la terra al cielo.”
I catecumeni vengono battezzati dal sacerdote: “Vartan (nome del battezzato, ndr) servo di Gesù Cristo, venuto dal catecumenato al battesimo, io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Acquistato con il Sangue di Cristo dalla servitù del peccato, ricevi l'adozione del Padre Celeste, diventa coerede di Cristo, e tempio dello Spirito Santo”. Dopodicché i battezzati vengono cresimati.
“Questo Olio soave in nome di Gesù Cristo, viene sigillato sulla vostra fronte, sia sigillo di doni celesti e spirituali. Questo sigillo in nome di Gesù Cristo, illumini i vostri occhi, affinché non vediate mai la morte. Questa santa unzione apra le vostre orecchie, affinché ascoltiate i comandamenti di Dio”. E infine prendono la comunione e la benedizione con la croce di Re Ashot II dove è incastonato un pezzo della vera croce.
“Il Corpo e il Sangue del nostro Signore Gesù Cristo, sia per voi remissione e espiazione dei peccati. Salvatore e Speranza dei fedeli, Cristo nostro Dio, proteggi, salva e benedici la Nazione Armena e l'Esercito armeno, e i soldati qui presenti battezzati, sotto l'ombra (la protezione) della Tua Santa e venerabile Croce nella pace. Salva e libera dai nemici visibili e invisibili, rendili degni di glorificarTi, con il Padre e lo Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen”.
Questa la nostra speranza 1.500 anni fa come oggi.