L'accusa di no vax può costare la carriera politica
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Il caso di Federica Picchi, che una parte della maggioranza in Regione Lombardia ha sfiduciato per un tweet sui vaccini evidenzia che l'accusa di "no vax" viene utilizzata in modo brutale per azzoppare un percorso politico. E il centrodestra non ci fa una bella figura.
L’accusa di essere no vax oggi è quanto mai funzionale ad azzoppare un avversario politico e già che ci siamo un compagno di maggioranza secondo l’antico rito del fuoco amico. È la triste morale che si può trarre dalla vicenda che ha visto protagonista martedì in Consiglio Regionale Lombardia, Federica Picchi. La Picchi, che i nostri lettori conoscono per essere con la sua Dominus Production produttrice o distributrice di importanti pellicole cinematografiche di successo di ispirazione cristiana (Unplanned, Cristiada, God’s not dead e Il canto della libertà per citarne alcune) ha intrapreso da qualche tempo anche una carriera politica.
Nella giunta del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, ricopre infatti l’incarico di Sottosegretario con delega a Sport e Giovani, entrata in quota Fratelli d’Italia. La sua attività si stava svolgendo in modo tranquillo almeno fino a martedì quando è approdata all’attenzione dei consiglieri che siedono al Pirellone, una mozione del Pd per sfiduciarla.
Che cosa aveva combinato la Picchi? È stata giudicata rea, dal capogruppo Dem Pierfrancesco Maiorino, di aver diffuso in settembre pericolose tesi no vax. Nientemeno. E quali sarebbero? Semplicemente ha ripostato un tweet della Casa Bianca, mica la congrega dei complottisti della 26esima ora, sulla battaglia che il Segretario alla Salute americano Kennedy sta facendo sui vaccini pediatrici in rapporto al rischio autismo. Insomma, un tema di cui negli Usa si discute, tra scienziati e politici, ma che in Italia è ancora coperto da una cappa di assordante conformismo e silenzio.
Forte di questo “pericoloso” re-tweet, Maiorino ha tuonato: «Orrore, non può sedere nel posto che la giunta regionale gli ha assegnato, sia sfiduciata». Quella di martedì poteva essere una mozione inutile, destinata ad essere bocciata e perciò già avviata nel dimenticatoio. Invece è successo che la mozione della minoranza sia passata. 44 sì contro 23 no. Questo significa che qualcuno nella maggioranza di Centrodestra ha votato con le opposizioni e affossato la Picchi che ora dovrebbe dimettersi. In realtà la mozione impegna la giunta, ma la giunta ha già fatto sapere che non se ne farà nulla, anche perché Fratelli d’Italia, dopo l’incidente, è immediatamente corsa in soccorso della Picchi per riconfermarla al suo posto.
Però l’incidente ha provocato un piccolo terremoto politico e non solo in Lombardia dato che è sceso in campo persino il responsabile organizzazione di FdI Giovanni Donzelli per denunciare la mancata lealtà degli altri partiti di maggioranza.
Per la verità, qualcuno sostiene che i 19 voti della maggioranza che sono venuti meno a favore della Picchi andrebbero ricercati anche in Fratelli d’Italia. Una tesi che vedrebbe diverse correnti contrapposte, una facente capo ad Arianna Meloni, da cui la Picchi sarebbe sponsorizzata e Ignazio La Russa, il quale, da presidente del Senato, è ancora il dominus incontrastato di FdI sotto la Madonnina.
Ricostruzioni a parte, però, FdI ha fatto quadrato affermando che non è nel partito guidato da Giorgia Meloni che si deve ricercare i franchi tiratori del voto segreto di martedì, ma negli altri partiti. A parte un conteggio numerico sfavorevole, però, che lascia comunque qualche dubbio sulla totale lealtà di tutti i consiglieri di FdI, è evidente che il grosso dei voti venuti a mancare alla Picchi sia da ricercare in Forza Italia, partito che si sta dimostrando da tempo come il più nemico della libertà vaccinale e non solo per le posizioni da pasdaran di Licia Ronzulli, vera e propria sacerdotessa del vaccinismo spinto.
Difficile pensare in questo senso alla Lega, le “colpe” maggiori sembrano ricadere tutte nel partito azzurro, anche se, per la verità non spiegano proprio tutti i voti contrari. È probabile che il voto sulla Picchi sia un messaggio di insoddisfazione lanciato a Fratelli d’Italia dagli alleati di governo, così come è probabile che qualcuno in FdI, si sia voluto togliere qualche sassolino dalla scarpa per ragioni interne al partito. Ma questo rientra nelle dinamiche di partito e di rapporti nella maggioranza tra i partiti di fronte ai quali si potrebbe anche replicare con una scrollata di spalle.
Quello che è inaccettabile e preoccupante, è che per lanciare messaggi, azzoppare chi siede in posti di governo legittimamente e senza alcuna macchia, come appunto è il caso della Picchi, non si sia entrati nel merito della sua attività politica, ma si sia tirata fuori un’accusa inesistente aliena dal suo lavoro, uno stigma sociale costruito ad hoc, un’onta indiscutibile e cioè quella di essere contraria a qualcosa inerente i vaccini, per la verità non si sa bene che cosa dato che la Picchi in questi anni non ha mai parlato di questi argomenti.
E una volta preso il “corpo del reato” lo si è utilizzato come pretesto per colpire l’avversario politico.
Stupisce che la solidità di un’alleanza di governo come quella di centrodestra sia incappata in un incidente del genere, ma evidentemente, almeno sul tema dei vaccini, la maggioranza non è affatto solida e questo spiega le difficoltà che, non a Milano, ma a Roma, la Commissione bicamerale covid sta avendo nel portare avanti i lavori, come denunciato dal capogruppo Galeazzo Bignami nel corso dell’audizione di Ranieri Guerra. Insomma, fare verità sui vaccini non è argomento facile per Fratelli d’Italia, se come è successo alla prima occasione saltano così facilmente gli equilibri in maggioranza. E questo la dice lunga sulla stagione che abbiamo vissuto con la pandemia e con la necessaria verità che merita quel periodo.
Una cosa è sicura. Accusare uno di essere no vax, equivale politicamente ad accusarlo delle peggiori nefandezze, paragonabili al razzismo, al sessismo e ad altre emergenze comode al conformismo odierno. E non è una bella notizia.

