La violenza etnica in Etiopia colpisce anche la Chiesa
Otto chiese incendiate, saccheggi, sei sacerdoti e diversi fedeli uccisi è il bilancio degli attacchi alla Chiesa ortodossa in Etiopia, durante gli scontri etnici dei primi giorni di agosto
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Le violenze etniche esplose all’inizio di agosto in Etiopia, nella regione Somali, hanno colpito anche la Chiesa, soprattutto quella ortodossa. Otto, forse 10 chiese sono state attaccate e bruciate, almeno sei sacerdoti sono stati uccisi e, con loro, un numero non ancora chiarito di diaconi e fedeli. Monsignor Angelo Pagano, Vicario apostolico di Harar, ha raccontato l’episodio di violenza in cui è stato coinvolto: il 4 agosto 300 fedeli sono stati bloccati insieme a lui, dopo la messa, a causa di un incendio in una chiesa ortodossa poco lontana, poi attaccati da giovani armati di bastoni e pietre che li hanno tenuti sotto assedio per sei ore, un bilancio di un sacerdote morto e uno ferito. “Abbiamo sentito il Signore molto vicino – ha raccontato all’agenzia Fides monsignor Pagano – è stato l’unico ad aiutarci. Non avevamo niente da poter offrire alle 500 persone che abbiamo accolto nei nostri compound della missione cattolica. Grazie alla collaborazione di tutti e dei 5 sacerdoti del nostro Vicariato insieme agli ortodossi siamo riusciti a sfamare tutti sentendoci una famiglia. Il giorno dopo l’attacco abbiamo saputo che anche la nostra nuova cappella è stata distrutta, non hanno potuto darle fuoco in quanto fatta di mattoni, ma hanno distrutto tutto quanto non siamo riusciti a portare via, immagini sacre, Crocifisso, generatori, ecc.”. Il Patriarca Matthias I e il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa Tewahedo d'Etiopia hanno deciso di offrire i 16 giorni di digiuno e preghiera che precedono e seguono la solennità liturgica della Assunzione di Maria il 15 aogsto, per invocare il dono della pace e della riconciliazione.