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Quirinale

La sussidiarietà di Mattarella non è un buon esempio

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Premiato dalla Fondazione presieduta da Giorgio Vittadini, il capo dello Stato indica a modello la Costituzione e dimentica le società naturali, a partire dalla famiglia, senza le quali anche centralità della persona e solidarietà restano parole vuote.

Politica 08_04_2025
LaPresse (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

La Fondazione per la Sussidiarietà ha conferito al presidente della Repubblica Sergio Mattarella la prima edizione del Premio per la sussidiarietà da essa istituito. Il Premio gli è stato consegnato dal presidente della Fondazione, Giorgio Vittadini, in una cerimonia svoltasi al Quirinale nella mattinata del 4 aprile scorso. Il presidente Mattarella, dopo aver ringraziato, ha tenuto un articolato discorso sul tema della sussidiarietà. Su quanto da lui detto intendiamo esprimere alcune considerazioni, data l’importanza dell’argomento e data anche la sua complessità refrattaria alle semplificazioni e ai facili aggiornamenti.

Il presidente ha subito collegato la sussidiarietà con il quadro stabilito dalla nostra Costituzione. La cosiddetta “centralità della persona” e la solidarietà che essa vive nei corpi intermedi corrisponderebbero a quanto assunto dalla Costituzione repubblicana come base della convivenza civile.
L’accostamento tra sussidiarietà e Costituzione avrebbe forse avuto bisogno di alcune precisazioni. La sussidiarietà ha una storia molto lunga e precedente la Costituzione italiana. In questa storia ha avuto una notevole importanza la formulazione della sua dottrina da parte del magistero sociale della Chiesa cattolica, a cominciare da Pio XI e dal paragrafo 80 della Quadragesimo anno (1931). Tenendo conto di questa storia, anche lo Stato italiano ha fin da subito presentato molte caratteristiche in contrasto con quel principio, secondo il quale le società naturali e i gruppi intermedi della società hanno la prevalenza, in quanto più vicine ai naturali bisogni, rispetto allo Stato. Anche lo Stato italiano, compreso quello nato dalla Costituzione ha avuto e tuttora ha un impianto fortemente centralistico e contrario alla sussidiarietà.

Rimanendo nel campo della Costituzione, poi, una riflessione sull’articolo 2 va senz’altro fatta. Quell’articolo parla delle aggregazioni sociali e della libertà dei cittadini di costituirle e di parteciparvi in ordine al raggiungimento del loro bene comune, ossia dei cittadini e delle aggregazioni stesse. Questo articolo è ispirato dal principio di sussidiarietà. Nel 2016 il Parlamento ha approvato la legge Cirinnà, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 21 maggio di quell’anno. Essa dice che le unioni civili (anche dello stesso sesso) rientrano nella fattispecie stabilita dal dettato di quell’articolo e poi stabilisce che esse siano equiparate alla famiglia naturale di cui agli articoli 29 e 30 in tutto l’ordinamento dello Stato. Si è trattato di un evidente violenza al principio di sussidiarietà che però il Presidente della Repubblica, firmando la legge, non ha ritenuto di dover notare.

Questo esempio ci rimanda ad una distinzione importante per capire il principio di sussidiarietà: quella tra società naturali e corpi intermedi. Nel suo discorso Mattarella non ha accennato nemmeno per striscio a questo problema, non ha per esempio mai parlato di famiglia. Le società naturali – come la famiglia, la comunità locale o la nazione – vengono prima dei corpi intermedi, essendo elementi essenziali per la persona umana e ad essa naturalmente ascritte, mentre i secondi sono discrezionali ed elettivi. Ciò significa che non possono esistere corpi intermedi che contrastino con le società naturali e le mettano in pericolo. In questo caso i corpi intermedi sarebbero dannosi per il bene comune. Non sembra che il Presidente Mattarella abbia tenuto presente questo aspetto, non solo nel suo discorso per il Premio ma in genere nel suo mandato.

Si arriva così al cuore della sussidiarietà: se non si dà un ordine naturale finalistico non si può parlare di sussidiarietà. In questo caso essa si ridurrebbe a principio di autodeterminazione dei corpi intermedi, collocandosi così nel quadro della libertà moderna assoluta fatta transitare dall’individuo al gruppo sociale. Nel suo discorso Mattarella ha usato spesso l’espressione “bene comune” ma non he ha precisato il senso. Si ha bene comune quando nelle leggi, nella politica e nella vita civile si rispetta l’ordine naturale e finalistico della società umana. Un gruppo intermedio non ha titolo a rivendicare per sé una autonomia e un “aiuto” dalle società di ordine superiore quando fosse in difficoltà a fare da sé, se non per perseguire il proprio bene comune in senso non artificiale e libertario ma fondato sulla natura delle cose.  Le società naturali e i corpi intermedi hanno diritto a rivendicare la propria autonomia non però per soddisfare qualsiasi bisogno, ma solo per poter realizzare i propri doveri, naturalmente e oggettivamente intesi. Non c’è un diritto alla sussidiarietà per azioni contrarie all’ordine naturale.

Secondo Mattarella, non solo la Costituzione italiana è rispettosa della sussidiarietà, ma anche l’Europa gode di questo principio nei suoi riferimenti fondativi. Al problema si aggiunge così altro problema. Se c’è oggi una istituzione che non può certamente rivendicare il titolo di realizzare il principio di sussidiarietà questa è l’Unione Europea. Basterebbe esaminare tre aspetti: il diritto alla vita, la famiglia, la libertà di educazione dei genitori. Nell’Unione Europea non c’è nessun aiuto (subsidium) a queste libertà naturali, anzi, le istituzioni sono in aperta lotta contro di esse.



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