La Polonia traccia la via: -90% di aborti in un anno
Nel 2021 gli aborti legali in Polonia sono diminuiti del 90%, attestandosi a quota 107, dai 1076 del 2020. Un effetto positivo della sentenza della Corte costituzionale che ha detto stop all’aborto eugenetico. Un bel passo nella direzione giusta.
Buone sentenze producono buoni frutti, anche se ancora si può e si deve fare di più. Sono riassumibili così i dati che provengono dalla Polonia (38 milioni di abitanti), dove nel 2021 gli aborti legali sono diminuiti del 90% rispetto all’anno precedente: in termini assoluti, si è passati da 1076 aborti ufficiali (nel 2020) a 107. Detto che l’obiettivo di una società davvero civile deve essere quello di giungere a zero aborti procurati, questo trend al ribasso (del male) è una ventata di aria fresca e di speranza, che nel concreto significa tanti sorrisi in più di bambini e anche dei loro genitori.
Questo crollo nel numero degli aborti legali arriva a seguito della sentenza della Corte costituzionale polacca del 22 ottobre 2020 (memoria liturgica di san Giovanni Paolo II), che ha dichiarato non conforme alla Costituzione la parte della legge del 7 gennaio 1993 che consentiva l’aborto in presenza di test o diagnosi indicanti un’alta probabilità di malformazioni nel nascituro. In pratica i giudici supremi polacchi hanno messo fuori legge l’aborto eugenetico, falsamente detto “terapeutico”. Allo stato attuale, dunque, rimangono i seguenti tre-quattro motivi per cui è consentito l’aborto in Polonia: stupro, incesto, pericolo per la vita o la salute della donna. Gli abortisti speravano che i medici interpretassero le norme in senso ampio - includendo il pretesto della “salute mentale” (un pretesto passepartout, vedi tra gli altri il caso del Regno Unito) - ma i dati mostrano che questo, grazie al cielo, almeno in linea generale, non è avvenuto.
Se si confermerà la tendenza del 2021, l’anno in corso potrebbe far segnare un numero di aborti legali ancora più ridotto. Dei 107 aborti registrati nel 2021, infatti, 32 sono stati praticati dichiarando che la gravidanza rappresentava un pericolo per la vita o la salute della donna; 75, invece, sono stati eseguiti per la presunta presenza di gravi difetti o patologie nei nascituri. Ma questi 75 aborti - come nota anche il giornale Rzeczpospolita, che per primo ha divulgato i dati - sono dovuti probabilmente al fatto che la sentenza della Corte costituzionale è entrata in vigore il 27 gennaio 2021: gli aborti per difetti fetali sarebbero cioè avvenuti nei 26 giorni precedenti, prima di divenire illegali. Di qui la ragionevole attesa che nel 2022, con gli effetti della sentenza in vigore per l’intero anno, gli aborti legali possano essere ancora minori.
Nel frattempo, purtroppo, continua la piaga degli aborti illegali, favorita dalla diffusione delle pillole abortive acquistate online nonché dal fatto che in Polonia le donne che abortiscono non sono perseguibili penalmente (sono perseguibili gli altri soggetti che collaborano a un aborto). Si può ipotizzare che una parte degli aborti ufficiali in meno del 2021 sia stata assorbita da pratiche illegali, ma allo stesso tempo è del tutto plausibile ritenere che la sentenza abbia effettivamente salvato tante vite. Ciò sia per motivi strettamente legali - un divieto normativo ha un effetto deterrente rispetto all’idea di compiere ciò che viene vietato - sia per l’influsso culturale delle leggi stesse.
Magdalena Korzekwa-Kaliszuk, presidente della fondazione pro vita Grupa Proelio, ha commentato: “Una buona legge ha un impatto positivo sui comportamenti delle persone. Da un lato, essa rafforza la convinzione che il diritto alla vita non dovrebbe dipendere dalla diagnosi medica di una condizione medica. Dall’altro, non poter uccidere un bambino per motivi eugenetici significa che i medici non avranno più una base per proporre o addirittura fare pressioni sui genitori affinché abortiscano”.
La sentenza della Corte costituzionale dell’ottobre 2020 ha avuto tra le sue conseguenze quella di accrescere gli attacchi dell’Unione europea e di tutto un sistema di media, politica e interessi internazionali contro la Polonia, che già aveva una delle leggi più restrittive del Vecchio Continente. Si è perso il conto delle risoluzioni dell’Ue che stigmatizzano le decisioni di politici e giudici polacchi in tema di limitazione all’aborto e che fanno il paio con le minacce e i continui blocchi dei fondi europei, sempre più condizionati all’adozione di un’agenda abortista (ed Lgbt). Ma questo è un “prezzo” - come dimostra anche la furia mainstream contro la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha annullato la Roe vs Wade - che chi lotta per difendere la dignità della vita umana deve essere disposto a pagare. Più sentenze e leggi giuste ci saranno, più facilmente il sistema crollerà. Speriamo che questa ventata di speranza, con il volto dei bambini, arrivi anche in Italia.