La Pietà Rondanini, Michelangelo cerca la Verità
Il Buonarroti lavorò a più riprese sul blocco della Pietà Rondanini. Interrogò la pietra cercando, a colpi di scalpello, la Verità. Il blocco di marmo di Carrara, così potentemente espressivo, ci introduce nell’imminente tempo di Quaresima, invitandoci a riflettere sul dolore patito da Cristo che qui coincide, simbioticamente, con quello di Sua Madre, Maria. Difficile capire chi sorregga l’altro, perché le due figure risultano essere un tutt’uno.
L’amore del Signore è per sempre (Salmo 102). «… un’altra statua principiata per uno Christo con un’altra figura sopra, attaccate insieme, sbozzate e non finite». Così si legge nell’inventario stilato, all’indomani della morte di Michelangelo (1475-1564), dal messo papale inviato nella bottega romana del Buonarroti. Il gruppo cui alludono queste concise parole è da riconoscere nella Pietà Rondanini, ora conservata nell’omonimo museo presso il Castello Sforzesco di Milano, fiore all’occhiello delle collezioni civiche lì custodite.
Il blocco di marmo di Carrara, solo sbozzato, appunto, in alcune parti e così potentemente espressivo, ci introduce nell’imminente tempo di Quaresima, invitandoci a riflettere sul dolore patito da Cristo che qui coincide, simbioticamente, con quello di Sua Madre, Maria.
Il tema era già stato affrontato dall’aretino fin dall’inizio della sua carriera: la splendida Pietà della Basilica di San Pietro a Roma, famosa in tutto il mondo, risale alla fine del Quattrocento e a un giovanissimo Michelangelo, arrivato nell’Urbe poco più che ventenne. Le due versioni, quella giovanile e quella senile, furono intervallate da un’analoga declinazione marmorea: la cosiddetta Pietà Bandini, oggi a Firenze.
L’argomento, abbiamo visto ricorrente, era, dunque, caro all’artista che ci dedicò gli ultimi giorni della sua esistenza terrena. La vita e, quindi, il dolore e la morte, che senso hanno, sembra chiedersi Michelangelo, il quale persistette, fino all’ultimo, nel cercare la risposta “cavando” dal suo materiale preferito: il marmo. Tormentate furono la genesi e la realizzazione della scultura, come dimostrano i diversi ripensamenti che le hanno accompagnate, ancora oggi visibili, per esempio, in un primitivo braccio destro di Cristo sproporzionato rispetto al resto del corpo e da esso staccato, piuttosto che in una porzione del viso di Maria ruotata rispetto alla soluzione definitiva.
Il maestro, si sa, tornò a lavorare sullo stesso blocco in più riprese durante la vita, concependo fin dall’inizio quest’opera come destinata a sé e non sottoposta, dunque, ai capricci o alle volubili esigenze di una qualsiasi committenza. La parte inferiore, levigata e perfetta, si differenzia da quella superiore, “apparentemente” incompiuta, dove Michelangelo fa emergere il corpo di Cristo scavando direttamente dentro quello di Maria, quasi volesse farlo rinascere.
Buonarroti interrogò, dunque, la pietra cercando con urgenza, a colpi di scalpello, la Verità. E, a furia di levare, fece emergere in tutta risposta ai suoi drammatici interrogativi, che sono, poi, quelli di ciascun uomo, un Figlio e una Madre, visceralmente uniti l’Uno all’Altra a formare un corpo solo. Difficile, così, capire chi sorregga l’altro perché le due figure risultano essere un tutt’uno.
Che sia da cercare qui, allora, la risposta? In un amore incommensurabile, che non ammette confini.