La persecuzione di Lula non ferma la popolarità di Bolsonaro
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L'ex presidente non intende fuggire dal Brasile per sottrarsi alla gogna politico-giudiziaria allestita dal governo in carica. La grande partecipazione alla manifestazione per chiedere l'amnistia conferma che a Rio come a Bucarest il popolo si ribella ai regimi illiberali.

L'ex presidente del Brasile, il leader conservatore e pro-life Jair Bolsonaro, ha dichiarato domenica 16 marzo scorso di non avere alcuna intenzione di fuggire dal Paese per evitare il possibile arresto politico ordinato dal Tribunale Federale Supremo (STF), mentre i suoi figli e familiari pensano all'auto-estradizione. Così il figlio dell’ex presidente, il deputato Eduardo Bolsonaro, ha annunciato martedì 18 marzo che si dimetterà temporaneamente dall'incarico di membro del Congresso e rimarrà negli Stati Uniti, perché teme per la sua sicurezza in patria e da lì difenderà l'innocenza del padre, accusato di un presunto colpo di Stato per gli eventi dell'8 gennaio 2023.
Il clima di intimidazione continuamente alimentato dalla commistione politico-giudiziaria dei socialisti di Lula nei confronti dei conservatori, come sta accadendo in molti Paesi europei, punta all'eliminazione politica dei leader avversari e alla sterilizzazione dell’elettorato conservatore e cristiano, tuttavia - a Rio de Janeiro ed in tutto il Brasile così come a Bucarest - il popolo si ribella e protesta sempre più apertamente contro i regimi illiberali.
Jair Bolsonaro - oggetto di persecuzioni politico-giudiziarie promosse dal governo Lula e dagli organi coordinati dal giudice Moraes, come abbiamo descritto anche recentemente su queste pagine - domenica scorsa ha ribadito di voler restare in patria di fronte a decine di migliaia di suoi sostenitori in una manifestazione pacifica nei pressi della spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro. L'ex presidente brasiliano era stato formalmente accusato a febbraio di aver presumibilmente complottato per avvelenare l'attuale presidente, il radicale di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva, e organizzare un "colpo di Stato" dopo la sua sconfitta di misura alle elezioni presidenziali del 2022.
La Corte suprema federale si pronuncerà il 25 marzo sulla possibilità che Bolsonaro possa essere processato, anche se entro i prossimi giorni la stessa Corte esaminerà i ricorsi dell'ex presidente e del suo ex ministro della Difesa, Walter Braga Netto, in cui si chiede di impedire la partecipazione di tre giudici al processo per i reati di colpo di Stato e insurrezione. Uno di essi, il giudice Dino, quando era ministro della Giustizia del governo Lula, aveva già presentato una denuncia penale contro Bolsonaro, mentre il giudice Zanin, nel suo ruolo di avvocato per la campagna elettorale di Lula da Silva del 2022, aveva depositato diversi reclami e richiesta di indagini contro Bolsonaro ed il suo team elettorale alla magistratura. Per altro verso, il giudice Moraes non può giudicare il caso in quanto sarebbe stato identificato dall’accusa di essere una delle presunte vittime del complotto di Bolsonaro e Braga Netto.
L'evento di domenica 16 marzo è stato organizzato da Bolsonaro e altri politici brasiliani per chiedere l'amnistia a favore dei quasi 900 uomini e donne brasiliani imprigionati per la loro partecipazione alle “rivolte” e manifestazioni di protesta dell'8 gennaio 2023, contro l’elezione di Lula da Silva. Quel giorno, migliaia di sostenitori di Bolsonaro avevano preso d'assalto i locali del Congresso brasiliano, del Tribunale federale supremo e del palazzo presidenziale, causando danni significativi alle strutture, agli arredi e ai preziosi reperti storici lì ospitati. Nessun decesso e solo pochissimi feriti di nessuna gravità si erano registrati nell’intera giornata di manifestazioni.
L’iniziativa a favore dell'amnistia e la popolarità di Bolsonaro non sono per nulla diminuite in questi anni di persecuzione politica e giudiziaria. La partecipazione popolare al pacifico raduno di Copacabana è stata in ogni caso enorme; l’incertezza delle stime fornite dai mass media vicini al governo in carica e la loro siderale distanza con la valutazione della polizia di Rio de Janeiro, la dicono lunga circa il timore nel campo socialista per una possibile ricandidatura di Bolsonaro alle elezioni del 2027. I media locali come Poder 360 hanno riferito di una partecipazione di circa 26.000 persone, in linea con le stime del quotidiano O Globo, vicino al regime, che riportava una partecipazione tra 18.300 e più di 30.000 persone.
La polizia militare di Rio de Janeiro, presente per motivi di sicurezza alla manifestazione, ha riferito invece di "più di 400.000" partecipanti corredando la sua valutazione fatta sul campo, con immagini eclatanti e senza contare i milioni di brasiliani che hanno seguito la manifestazione on-line. Al momento in cui scriviamo, al Congresso brasiliano è stato presentato un disegno di legge che, se approvato, garantirebbe l'amnistia alle persone arrestate o già condannate per il loro coinvolgimento nelle rivolte dell'8 gennaio, indipendentemente dal fatto che fossero direttamente coinvolte negli eventi o meno. Secondo l'ex presidente il disegno di legge ha abbastanza voti per essere approvato e superare un potenziale veto del presidente Lula da Silva. Jair Bolsonaro, a cui è vietato candidarsi fino al 2030, ha esortato i suoi sostenitori a votare per il suo Partito Liberale (PL) alle elezioni generali dell'anno prossimo, chiedendo l’impegno di tutti per eleggere il "50 per cento" di entrambe le camere del Congresso e così poter finalmente cambiare "il destino del Brasile".
Nonostante le pressioni inaudite da parte del potere politico socialista e della magistratura del Brasile contro leader e cittadini conservatori fieri della propria fede cristiana, l'atteggiamento illiberale e totalitario ormai diffusosi in ogni Paese del mondo, il seguitissimo pastore evangelico brasiliano Silas Malafaia, amico di Bolsonaro, ha invitato i propri fedeli e tutti i cristiani alla alla prossima manifestazione pacifica a favore dell'amnistia domenica 6 aprile a San Paolo, un evento che si preannuncia epocale per la mobilitazione popolare e la decisa richiesta di libertà e rispetto della democrazia nel Paese.
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