Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL PUNTO SULLA GUERRA

La nuova strategia russa per paralizzare l’Ucraina

L’attacco con droni e missili da crociera sta causando gravi danni a rete elettrica, Internet e trasporti ucraini. Tre gli obiettivi di Mosca: mettere in crisi i rifornimenti delle truppe rivali, impedire a Kiev di esportare parte della sua produzione elettrica e minare il consenso verso Zelensky.

Esteri 24_10_2022

L’attentato al Ponte di Crimea e la nomina del generale Sergei Surovikin alla testa delle forze schierate in Ucraina sta determinando un rapido mutamento nella strategia russa nella guerra in Ucraina che secondo l’ONU ha provocato finora almeno 6.322 vittime e oltre 9 mila feriti tra i civili.

L’attacco, quotidiano e concentrato, condotto con droni-kamikaze e missili da crociera contro le strutture energetiche nell’ultima settimana ha colpito molte regioni mettendone alcune al buio (insieme a oltre 1,5 milioni di persone) e obbligando il governo di Kiev a razionare l’energia elettrica in altre. Particolarmente gravi i danni alla rete a Odessa, Nikolaev e in tutto il sud, dove è paralizzato il trasporto ferroviario che assicura l’afflusso di truppe, mezzi, armi e munizioni al fronte di Kherson e a quello del Donbass.

Kiev lamenta blocchi o difficoltà anche al traffico Internet e ammette di aver perduto il 40 per cento della sua capacità elettrica, elemento che rafforza le pressioni sull’Occidente per ottenere sistemi di difesa aerea. «Continuiamo a lanciare attacchi con armamenti ad alta precisione alle strutture militari e infrastrutturali che influenzano l’efficacia in combattimento delle truppe ucraine», ha detto Surovikin in un’intervista televisiva (a questo link con sottotitoli in italiano).

L’obiettivo strategico di Mosca appare quindi triplice: mettere in crisi il sistema di rifornimenti delle truppe in prima linea, impedire a Kiev di esportare parte della sua produzione elettrica nei Paesi europei già in forte deficit energetico e minare il consenso popolare nei confronti del governo ucraino complicando la vita della popolazione poiché l’assenza o la carenza di energia elettrica condiziona pesantemente anche il pompaggio idrico, il riscaldamento e la rete Internet.

Benché in Europa e USA prevalga la retorica che identifica la causa ucraina con quella della libertà e della democrazia è meglio non dimenticare che Volodymyr Zelensky ha messo a tacere ogni opposizione mettendo fuori legge ben 12 partiti politici e penalizzando ogni dissenso intellettuale o giornalistico con una legge che punisce con il carcere chi esprime valutazioni sul conflitto difformi da quelle ufficiali governative. Un tema - quello del dissenso nei confronti del regime di Kiev - legato anche alla mobilitazione generale, alle gravi perdite in combattimento e alle pessime condizioni di vita, e quasi del tutto ignorato dai media occidentali, ma che potrebbe avere un peso nelle capacità future di Zelensky e del suo governo di gestire il conflitto.

L'Istituto per lo studio della guerra (ISW), think tank statunitense allineato sulle posizioni anti-russe, valuta che Mosca voglia indebolire la volontà degli ucraini di combattere e costringere il governo a impegnare risorse aggiuntive per proteggere i civili e le infrastrutture energetiche, invece di indirizzarle nella controffensiva sui fronti bellici a est e sud. «La campagna russa che prende di mira le infrastrutture energetiche ucraine sta creando una tragedia umanitaria senza alterare in modo significativo la situazione sul campo di battaglia, poiché le interruzioni di corrente combinate con il clima invernale e i danni alle case aumenteranno solo la sofferenza dei civili», scrivono gli esperti dell’istituto americano che sembrano però dimenticare due aspetti. Il primo è che il blocco al sistema energetico ucraino paralizza anche le capacità logistiche e industriali ucraine; il secondo è che bombardamenti mirati esclusivamente su obiettivi civili privi di infrastrutture strategiche vengono effettuati da mesi dall’artiglieria di Kiev sul centro abitato di Donetsk, “capitale” dei secessionisti dell’omonima regione del Donbass.

Inoltre, l’offensiva condotta con droni kamikaze Geran-2 di concezione iraniana e missili da crociera smentisce le ipotesi circa l’imminente esaurimento delle scorte di armi di precisione a lungo raggio russe (ventilata in più occasioni da diverse fonti occidentali fin dall’aprile scorso), evidenziando come Mosca avesse finora cercato di risparmiare agli ucraini la paralisi dei servizi essenziali. Una ulteriore prova che i russi hanno avviato l’“Operazione militare speciale” puntando a trovare rapidamente un accordo per chiudere il conflitto annettendo le quattro regioni interessate dai referendum di fine settembre.

Anche oggi, nonostante le incursioni contro le infrastrutture energetiche, gli attacchi si sviluppano soprattutto di notte per ridurre i rischi di danni collaterali. E il numero di vittime civili indicato da Kiev resta limitato rispetto al numero di ordigni lanciati e risulta in parte imputabile alle ricadute sui centri abitati di armi antiaeree o di armi russe intercettate dalla difesa aerea ucraina.