La morte del cardinale Duka, voce libera contro le ideologie
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L'arcivescovo emerito di Praga scomparso martedì aveva subito la persecuzione comunista e negli ultimi anni denunciava senza reticenze i pericoli del gender. Una «quercia» capace di posizioni coraggiose anche nel recente dibattito ecclesiale.
Martedì mattina, 4 novembre, è morto il cardinale Dominik Duka, già arcivescovo di Praga. La sua situazione clinica si era ormai fatta molto grave a seguito dell'ultimo ricovero presso l'Ospedale Centrale Militare della capitale ceca e un'emorragia si è rivelata fatale. Il porporato originario di Hradec Králové è stato un protagonista della vita pubblica della Repubblica Ceca e non solo della Chiesa locale.
La sua storia è molto simile a quella di san Giovanni Paolo II, il Papa che lo volle vescovo (della sua diocesi d'origine) nel 1998. Fu operaio in fabbrica ed entrò clandestinamente nell'ordine domenicano negli anni in cui la Cecoslovacchia conosceva la persecuzione anticristiana più dura tra quelle nei Paesi satelliti dell'Urss. L'odio religioso dei comunisti trovava particolare linfa nel terreno del tradizionale laicismo boemo.
Duka pagò personalmente, finendo in prigione per 15 mesi nel carcere di Plzen-Bory. Suo compagno di cella fu Václav Havel, perseguitato politico e futuro presidente della Repubblica Ceca. Anticomunista lo rimase anche dopo il crollo del Muro e la fine dell'Urss, continuando a ricordare anche in tempi recenti che i cattolici non dovrebbero simpatizzare per organizzazioni che negano i valori cristiani fondamentali. Lui che le sofferenze del totalitarismo le aveva conosciute sulla sua pelle invitava a non illudersi, così come era stato fatto negli anni '90, che il tempo delle ideologie fosse finito.
Negli ultimi anni, in particolare, il suo apostolato si era concentrato nel denunciare i pericoli dell'ideologia gender. Duka parlava senza reticenze: «Gli ideologi di oggi parlano dell' "uomo nuovo" e vogliono rimodellare il mondo e l'uomo. Secondo gli studi di genere oggi abbiamo fino a otto generi. Invece di mamma e papà, abbiamo genitori A e genitori B. Possiamo quindi stupirci che l'Europa si stia estinguendo?». Pur essendo un vescovo d'impronta wojtylana, fu Benedetto XVI – teologo come lui – a metterlo alla guida dell'arcidiocesi di Praga nel 2010 e a crearlo cardinale due anni più tardi.
Duka fu uno dei pochi che nel 2022, di fronte alle accuse sulla gestione di un caso di abusi a Monaco, difese pubblicamente l'ormai Papa emerito e se la prese anche con il cardinale Reinhard Marx e col capo dei vescovi tedeschi Georg Bätzing per aver taciuto e persino criticato Ratzinger.
Parlando con la Nuova Bussola, monsignor Georg Gänswein ha voluto ricordare il cardinale defunto definendolo «una quercia cattolica nell'ambito ecclesiastico ceco».
Negli anni del pontificato di Francesco, Duka ha preso posizioni coraggiose contro il Cammino sinodale tedesco e contro l'Accordo provvisorio tra Cina e Santa Sede, oltre ad aver presentato al Dicastero per la Dottrina della Fede dei dubia sulla comunione ai divorziati risposati. Noi lo avevamo sentito anche dopo l'elezione di Leone XIV, raccogliendone le prime impressioni ed alcune speranze espresse con la consueta schiettezza: l'intervento del Papa per fermare il Comitato sinodale tedesco, il riconoscimento del fallimento dell'Accordo sui vescovi con Pechino, la richiesta di una svolta all'ex Sant'Uffizio per riparare ai danni provocati da Fiducia supplicans.
La sua è rimasta una voce autorevole e genuina nel dibattito ecclesiale e nazionale fino all'ultimo. Una voce che ora mancherà. Della morte diceva: «Quando arriverò lì, da buon domenicano, mi prostrerò profondamente e dirò: "San Pietro, misericordia di Dio e tua! Lasciami entrare!"». Ora è entrato nella gloria celeste del Regno di Dio
Duka: contrastare il gender, una priorità per il nuovo Papa
L'arcivescovo emerito di Praga parla di evangelizzazione e rinascita della catechesi ma non nasconde i temi caldi che attendono Leone XIV, dal dossier cinese alle derive sinodali tedesche, all'ideologie arcobaleno, in cui vede una prosecuzione del comunismo.
Ai Dubia di Duka risponde un non-magistero che fa magistero
Alla Dottrina della Fede va in scena il teatro dell'assurdo: si riserva "religioso ossequio" all'interpretazione autorevole di un passo che in Amoris Laetitia... non c'è. Alle richieste di chiarimento su Amoris Laetitia poste dall'arcivescovo emerito di Praga, città di Kafka, si risponde coerentemente in modo kafkiano.
Il cardinale Duka: Ratzinger, esempio di fede radicata nella verità
«In Germania il cardinale Marx e il vescovo Bätzing rappresentano una corrente che vuole attaccare Ratzinger». «Gli abusi sessuali non sono un crimine della Chiesa, sono crimini delle persone. Questi report che vanno indietro di 100 anni non sono ricerca di pulizia, ma processo alla Chiesa». «Qualcuno vuole utilizzare gli abusi per cambiare l'insegnamento della Chiesa». Parla l'arcivescovo di Praga.
Duka difende Benedetto XVI: “Un tradimento contro di lui”
Vicenda abusi. In una nota intitolata “Monaco tradisce la seconda volta” (un richiamo alla famigerata Conferenza del 1938), il cardinale e primate ceco Dominik Duka accusa l’arcivescovo di Monaco, la Curia locale e il presidente dell’Episcopato tedesco di aver diffamato il Papa emerito.

