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Il libro

La meta è la felicità, una raccolta inedita di Karol Wojtyła

Dal rapporto tra Creatore e creatura a quello tra ragione e verità, dal mistero della Redenzione fino alla preghiera in cui si riconosce Dio come «l’Interlocutore più importante». Per il decimo anniversario della sua canonizzazione, esce in Italia una raccolta di testi di san Giovanni Paolo II.

Ecclesia 20_11_2024

«L’essere umano deve avere un valore straordinario agli occhi di Dio, se per la sua redenzione lo stesso Figlio di Dio si è fatto uomo. Ognuno di noi può ripetere, come l’Apostolo, con il pieno sostegno della fede: il Figlio di Dio “mi ha amato e ha dato se stesso per me”». È il primo pensiero che si legge ne La meta è la felicità (Ares 2024, pp. 216), un volume che raccoglie espressioni tratte da omelie, incontri e lezioni, ma anche frammenti di opere teatrali e preghiere di Karol Wojtyła prima che diventasse pontefice, testi finora inediti in Italia. Si tratta di una raccolta, organizzata per temi, che «offre un assaggio delle doti umane, pastorali, teologiche e culturali di uno degli uomini che più hanno segnato il secolo scorso», per dirla con le parole della prefazione di papa Francesco.

La vita e la libertà umana, il cuore e i suoi desideri, la felicità, il lavoro, la famiglia, e naturalmente la fede e i sacramenti, sono solo alcuni dei temi toccati in questi brevi ma profondi testi di san Giovanni Paolo II, uno per ogni giorno dell’anno, pubblicati nel decimo anniversario della sua canonizzazione.

Riguardo al legame ontologico tra il Creatore e la sua creatura, Wojtyła sottolinea che «Dio è amore; l’essere umano creato a immagine e somiglianza di Dio è capace di amare. Ancora di più: nell’amore cerca il compimento della sua vita; è la sua vocazione. E in questo si manifesta quanto l’essere umano sia vicino a Dio. E quanto profondamente Dio sia nell’uomo. Perché Dio è amore; e la persona che ama veramente, per ciò stesso, dimostra di essere creata a immagine e somiglianza di Dio. E con ciò dimostra anche che Dio è». Pertanto, «ogni amore è solo una forma di questo Amore» e «la felicità di cui ci riempie l’amore è la felicità più alta».

Da buon filosofo, egli afferma che «la ragione è in relazione naturale con la verità. La verità è l’oggetto essenziale della ragione; è ciò che la ragione effettivamente cerca in tutto ciò che conosce. Guardo sempre alla Verità, mi dirigo verso la Verità e nella Verità quindi giungerò, perché chi è fondato sulla Verità la raggiunge». Di qui il suo invito a esser «fedele a tutta la realtà, come te la mostra non solo la ragione, ma anche la fede alla luce della Rivelazione. Questo è il principio fondamentale del realismo cristiano nell’etica».

San Giovanni Paolo II spiega che «la mente umana non solo è capace di cercare la verità su Dio attraverso il mondo creato, ma è anche capace di “sentire la voce di Dio stesso” al di sopra della voce delle creature. C’è nella mente umana una disponibilità (potentia oboedientialis) ad ascoltare il discorso interiore di Dio: quella verità su di sé che Egli solo conosce e che pronuncia “interiormente” nella Parola eterna». Pertanto, prosegue Wojtyła, «Dio è in noi non per essere circoscritto nei limiti angusti del nostro spirito umano, Dio è in noi per tirarci fuori da noi stessi verso la sua trascendenza soprannaturale». E «quando viene accolto nel cuore, il Signore è come un fiore assetato del calore del sole», scrive ancora il santo polacco con lirismo poetico. Quello stesso che gli fa esclamare che «il Natale è davvero la più grande festa mariana, la più grande festa della Madre di Gesù, perché in generale il giorno della nascita di un bambino è una grande festa della mamma».

Riguardo al mistero dell’Incarnazione nel quale è rivelato il senso della storia, Wojtyła osserva che «la storia della salvezza è l’avvicinamento al Salvatore e al passaggio del Salvatore nella storia delle persone e dei popoli. La storia della salvezza, cioè la storia del popolo di Dio, è tutta piena del Salvatore. Egli non è solo il momento storico di questa storia. Tutto ciò che accade nell’ordine della storia della salvezza è in relazione con Lui». Infatti «Cristo rivela l’uomo all’uomo stesso. Ognuno quindi dovrebbe imparare da Lui cosa significhi “essere umani”». Di qui «la liberazione che ci ha portato Cristo è la liberazione dal peccato. Liberazione nel senso di inizio della pienezza della vita di Dio nell’essere umano. L’uomo che vive in unione con Dio è fondamentalmente libero; perché la vita divina è una vita libera».

Sul mistero della Chiesa, colui che sarà poi chiamato a guidarla, meditava: «La Chiesa porta in sé non solo il deposito della fede, della speranza e della carità, ma anche quello della libertà umana più pienamente impegnata». Per il rinnovamento della Chiesa egli intravede quale fondamento la necessità di considerare con «nuova e più profonda comprensione chi è l’uomo agli occhi di Dio, qual è la sua vocazione». Infatti, «siamo cristiani per partecipare all’opera di redenzione di Cristo».

«Il Signore compie continuamente la sua opera in ogni essere umano». È questa, per Wojtyła, la ragion d’essere che ogni sacramento rende visibile. In special modo, in occasione della celebrazione della Prima Comunione, egli annuncia ai bambini: «Cristo plasma la vostra vita. Il momento più importante ed efficace in cui questo avviene è la Santa Comunione. Noi riceviamo Lui e anche Lui riceve noi. Ci accetta così come siamo per renderci migliori. È una meravigliosa collaborazione tra l’essere umano e Dio. Dio ci aiuta a essere persone nobili e buone, Dio ci aiuta a essere suoi figli». Ricorda che l’Eucarestia è «Sacramento-Sacrificio, Sacramento-Comunione e Sacramento-Presenza. È la vita delle anime e una costante chiamata all’amore». Di qui la Santa Messa vede «la persona e Dio, Dio e la persona uno di fronte all’altro, che si avvicinano l’uno all’altro sulla base della sola verità e nel sacrificio si incontrano attraverso l’amore».

Relativamente alla preghiera, Wojtyła sottolinea che «ogni volta che la persona smette di parlare con il Signore Dio si impoverisce terribilmente, si priva dell’Interlocutore più importante. Perché ci sono questioni di cui non si può parlare con nessuno, ma solo con il Signore Dio, solo con Cristo». Ancora, egli definisce la santità quale «mistero di Dio nell’anima umana».

Insomma, tale volume è un prezioso distillato del pensiero su Dio e l’uomo di un grande maestro e santo del nostro tempo che, mediante le sue significative riflessioni e meditazioni, aiuta a formulare un giudizio retto sulla realtà illuminato dai misteri della fede.