La magistratura è politicizzata ma Crosetto fa autogol
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Il titolare della Difesa evoca l'"opposizione giudiziaria", ammessa anche da autorevoli opinionisti di sinistra. Ma non è una buona idea rischiare un conflitto proprio mentre si cerca di riformare la giustizia.
Di tutto ci sarebbe bisogno in questo periodo fuorchè di una nuova stagione di aspri conflitti tra politica e magistratura. Le toghe politicizzate non sono certo un’invenzione di Berlusconi e della destra, visto che ne ammettono l’esistenza anche autorevoli opinionisti di sinistra. Tuttavia svegliare il can che dorme può a volte rivelarsi autodistruttivo ed è quello che rischia di fare il governo in questa fase di incertezza sul fronte europeo e di contrasti interni sulla manovra finanziaria, il premierato e l’autonomia.
Le parole pronunciate due giorni fa dal Ministro della Difesa, Guido Crosetto a proposito di possibili trame anti-Meloni di alcuni magistrati rischiano di rinfocolare tensioni tra governo e pianeta giustizia riportando le lancette dell’orologio ai momenti più concitati dello scontro tra Berlusconi e le “toghe eversive di sinistra”.
In un’intervista al Corriere della Sera Crosetto sostiene che il governo può essere messo a rischio solo dall' «opposizione giudiziaria» e riferisce di aver saputo di «riunioni di una corrente della magistratura in cui si dibatte di come fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni».
Incauto il titolare della Difesa nell’aprire un fronte del genere proprio mentre si cerca di riformare la giustizia per tentare di ridurre l’arbitrio delle toghe. Crosetto teme che per azzoppare la Meloni, anche in vista delle elezioni europee, alcuni settori della magistratura intendano servirle la polpetta avvelenata di nuove inchieste simili a quelle avviate negli ultimi trent’anni su Berlusconi.
Non ci sono segnali, al momento, di una controffensiva contro Palazzo Chigi da parte di quegli ambienti, ma ove Crosetto avesse in qualche modo elementi utili da fornire alle autorità dovrebbe farlo celermente, senza indugiare. Se dovesse fermarsi a questa denuncia non renderebbe un buon servizio al Paese, anzi finirebbe per avvelenare ulteriormente il clima. In questi casi non serve mettere le mani avanti se poi non si può aggiungere altro ma solo alimentare la cultura del sospetto. Certo, ha ragione Crosetto, i precedenti di toghe spregiudicate che hanno attaccato governi di centrodestra non mancano, ma in questa fase c’è davvero chi vuole affossare uno dei governi più filo-atlantisti e filo-europeisti della storia d’Italia?
Non ha tutti i torti il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia: «È fuorviante la rappresentazione di una magistratura che rema contro e che possa farsi opposizione politico-partitica» ha spiegato, bollando le parole del ministro come «fake news» senza fondamento e che «fanno male alle istituzioni».
In effetti un rischio delegittimazione delle istituzioni c’è. Bisogna infatti riflettere sul fatto che l’innegabile protagonismo di certe procure, in cerca di riflettori mediatici e di popolarità, è anche figlio di una prolungata crisi di rappresentanza e di credibilità della classe politica. La magistratura, in altri termini, ha anche colmato i vuoti creati dalla carenza di iniziativa delle forze politiche.
Ma le parole di Crosetto potrebbero anche provocare un altro effetto deleterio per il governo. Visto che Italia Viva le ha condivise, esiste il pericolo di offrire a Matteo Renzi una sponda per buttarla in caciara e affermare che i magistrati sbagliano sempre e comunque.
Ora le opposizioni, in evidente difficoltà su tutti i fronti, colgono la palla al balzo per ricompattarsi sull’uscita (infelice) del Ministro e per chiedere a quest’ultimo di andare immediatamente a riferire in Parlamento. Il diretto interessato si difende assicurando che è pronto a parlare dinanzi all’Antimafia o al Copasir. D’altronde, se Crosetto avesse elementi certi, dovrebbe recarsi in Procura e denunciare tutto.
La verità è che tutto questo denota il nervosismo che, al di là delle dichiarazioni ottimistiche di facciata, serpeggia negli ambienti governativi, anche per le incertezze sui mercati finanziari, la possibile esplosione dello spread, il rinascente patto franco-tedesco benedetto da Draghi e dai burocrati europei.
Non è un caso che tra le voci che circolano con insistenza c’è anche quella di possibili inchieste in Italia su eventuali utilizzi illeciti dei fondi del Pnrr. Se emergessero irregolarità su quel versante la credibilità del sistema Italia si affievolirebbe rapidamente, ma in quel caso non si potrebbe parlare di magistratura politicizzata bensì di ennesimo esempio di incapacità di imprenditori e politici italiani di guadagnarsi la fiducia internazionale. Sarebbe un colpo mortale alle aspirazioni di rinascita del Paese. La magistratura politicizzata è una grave malattia italiana che si cura con le riforme, non con le boutade di qualche incauto Ministro.
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