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La lobby Lgbt lo perseguita, ma Jack vince ancora

Il Colorado e Jack Phillips hanno deciso di rinunciare alle rispettive cause legali. Ha funzionato quindi la strategia del pasticciere americano, perseguitato per la propria fede, che dopo sei anni trascorsi a difendersi aveva deciso di passare al contrattacco. Stavolta ha vinto la libertà, ma non è detto che la lobby Lgbt non torni alla carica.

Libertà religiosa 11_03_2019

La strategia di passare al contrattacco, dopo anni di “gioco” in difesa, ha dato i suoi frutti. Parliamo di Jack Phillips, il pasticciere americano perseguitato dalla lobby Lgbt a motivo della propria fede, che come già riferito aveva deciso nei mesi scorsi di intentare una causa legale contro lo Stato del Colorado per la continua avversione mostrata nei suoi confronti. Le due parti sono infine giunte a un armistizio. Il 5 marzo il procuratore generale del Colorado, Phil Weiser, un democratico, ha annunciato infatti che lo Stato e la Masterpiece Cakeshop (l’impresa di Jack) «hanno reciprocamente concordato di porre fine al contenzioso statale e federale in corso», dunque astenendosi dal proseguire le rispettive cause legali.

Nello specifico l’autorità statale rinuncia alla procedura avviata contro Jack, dopo che quest’ultimo aveva rifiutato di preparare una torta azzurra all’esterno e rosa all’interno, con cui l’attivista “Autumn” Scardina, un uomo che si ritiene donna, intendeva celebrare il settimo anniversario della sua illusoria “transizione sessuale”. La richiesta del signor Scardina, che in seguito avrebbe chiesto (invano) a Jack pure una torta con simboli satanici, era stata fatta il 26 giugno 2017: cioè proprio il giorno in cui la Corte suprema aveva annunciato la decisione di analizzare il ricorso di Jack contro la prima causa che gli era stata intentata dalla Commissione per i diritti civili del Colorado, originata dal rifiuto opposto nel 2012 a David Mullins e Charlie Craig, che pretendevano la preparazione di una torta celebrativa del loro pseudo-matrimonio (all’epoca illecito non solo davanti a Dio ma pure per le norme del Colorado, tant’è che i due erano convolati a “nozze” in Massachusetts) e ai quali il pasticciere aveva serenamente spiegato di non poter prestare la sua manodopera per qualcosa di contrario alla propria fede.

L’Alliance defending freedom (Adf), il gruppo per la libertà religiosa che ha preso le difese del pasticciere di Lakewood di confessione protestante, ha salutato la “pace” legale del 5 marzo come una vittoria: «Lo Stato del Colorado sta rinunciando alla sua causa contro Jack, fermando i suoi sei anni e mezzo di ostilità verso di lui per le sue credenze. La vittoria di Jack è una grande notizia per tutti», ha detto Kristen Waggoner, vicepresidente della divisione legale dell’Adf. Una notizia che però non deve far dimenticare (leggi: sottovalutare) la lunga persecuzione messa in atto contro Jack, alimentata dal pregiudizio antireligioso presente nella Commissione per i diritti civili. A conferma dell’estensione del suddetto pregiudizio, giusto pochi giorni fa l’Adf ha scoperto delle dichiarazioni fatte il 22 giugno 2018 da due esponenti di tale commissione, ossia Rita Lewis e Carol Fabrizio, che avevano detto di sostenere un commento di un’altra commissaria, Diann Rice, e risalente a quattro anni prima.

Quale commento? Questo: «La libertà religiosa e la religione sono stati usati per giustificare tutti i tipi di discriminazione nella storia», aveva detto la Rice, rincarando così la dose: «Per me è uno dei più spregevoli esempi di retorica che le persone possano usare la loro religione per ferire gli altri». Il disprezzo della Rice era appunto riferito alla libera coscienza di Jack di dire no all’uso della propria arte pasticciera per la celebrazione di un’unione gay.

Anche il proprietario della Masterpiece Cakeshop, che l’estate scorsa aveva vinto il ricorso presso la Corte suprema ma che intanto ha perso circa il 40% delle sue entrate (a causa della decisione di non produrre più torte personalizzate), ha commentato con sollievo l’accordo con lo Stato del Colorado: «Quando mi sono risolto a costruire il mio sogno di aprire la mia personale pasticceria, unendo il mio amore per l’arte e la cottura a forno in un’azienda di famiglia, non avrei mai immaginato che questo capitolo sarebbe stato parte della storia della Masterpiece Cakeshop. Ho servito e servirò sempre tutti coloro che entrano nel mio negozio; semplicemente non posso celebrare eventi o esprimere messaggi in conflitto con le mie convinzioni religiose». Per poi aggiungere: «Oggi è una vittoria per la libertà».

Persecuzione finita, quindi? Non è detto. Nello stesso comunicato del 5 marzo, il procuratore generale del Colorado ha voluto precisare che «questo accordo non pregiudica la possibilità di Autumn Scardina, il ricorrente nel caso amministrativo statale, di avanzare un reclamo per conto proprio». Dunque, non si può escludere che Scardina torni alla carica, ma intanto Jack ha dato un’altra bella prova di fortezza, dimostrando come la fede sia un tesoro prezioso da custodire senza scendere a patti con il male.