La guerra dell'Europa contro la Russia è un grande bluff
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Da settimane crescono i toni bellicosi dei leader europei contro Putin, ma la realtà è che la guerra per i Paesi europei non è un'opzione perché mancano mezzi e uomini. E la UE è oggi militarmente molto più debole di due anni fa.
Le ultime notizie dai campi di battaglia ucraini riferiscono che le truppe russe continuano a mantenere l’iniziativa sui tutti i fronti, dalla regione di Zaprizhia a quelle di Lugansk e Kharkiv mentre gli ucraini hanno condotto attacchi in profondità con unità di sabotatori e bombardamenti nelle regioni russe di Kursk e Belgorod.
L’attenzione di politica e media è però rivolta alle elezioni presidenziali russe, il cui esito era scontato (Putin è stato rieletto con l'87% dei voti), e al dibattito circa l’impegno diretto di truppe europee al fianco di quelle ucraine e l’invio di maggiori e più potenti armamenti a Kiev.
Un dibattito aperto dalle dichiarazioni di Macron circa il possibile invio di truppe francesi in Ucraina, ravvivato dall’invito del Papa a negoziare la pace con la Russia ora che la situazione per le truppe ucraine si fa sempre più precaria; il tutto in un contesto un po’ isterico di continui proclami di sostegno a Kiev “fino alla vittoria” e di moniti all’opinione pubblica in Europa affinché si prepari alla guerra contro la Russia.
Si fa presto a dire guerra, specie se a combatterla ci vanno gli ucraini, ma il bellicismo interventista con cui oggi alcuni leader occidentali parlano di inviare truppe regolari in Ucraina (non solo i francesi ma anche polacchi e baltici evocano o non escludono un intervento) e molti preannunciano entro pochi anni un conflitto aperto con Mosca è nei fatti concreti pura “aria fritta” poiché non si basa su nessuna valutazione oggettiva.
Fin dal 2007 Vladimir Putin ha lamentato l’ampliamento a est della NATO, le basi missilistiche americane in Polonia e Romania e l’influenza diretta USA/NATO sull’Ucraina come minacce pericolose per la sicurezza della Federazione Russa. Nel 2014, dopo il golpe/rivoluzione del Maidan, questi moniti si sono moltiplicati intensificandosi ulteriormente dopo l’inizio della guerra in Donbass e ancor di più dopo il fallimento degli accordi di Minsk.
Nel dicembre 2021 Mosca offrì di discutere questi temi con l’Occidente per definire una nuova cornice di sicurezza ma la richiesta venne ignorata. Del resto pochi mesi or sono lo stesso segretario generale della NATO, Lens Stoltenberg, ammise che i soldati ucraini combattevano con tenacia perché «è dal 2014 che li addestriamo per combattere i russi».
Tutti questi elementi devono essere ricordati per inquadrare il contesto attuale del conflitto ma soprattutto perché indicano la precisa volontà dell’Occidente di giungere al braccio di ferro, se non al conflitto aperto, con la Russia. Ma l’aspetto più tragico e al tempo stesso comico è che nessuna nazione europea si è preparata davvero alla guerra contro la Russia. Le dichiarazioni bellicose di premier, ministri e qualche generale cozzano infatti con la brutale realtà dei fatti.
Prendiamo il caso della Francia. Per il presidente Emmanuel Macron non c'è "nessun limite" quando si tratta di sostenere l'Ucraina, neppure l’invio di truppe.
Peccato che la Francia abbia ceduto 30 obici semoventi d’artiglieria (“regina” anche di questa guerra) all’Ucraina con gran parte delle munizioni disponibili e oggi il suo esercito ne schieri appena 82 di cui 32 in procinto di essere radiati per anzianità. Nel maggio 2022 un rapporto della Commissione Difesa del Parlamento francese fece emergere che le riserve di armi e munizioni erano del tutto inadeguate a far fronte a un conflitto come quello in atto in Ucraina.
Ricostituire gli arsenali di munizioni, razzi e missili richiederebbe non meno di tre o quattro anni e una spesa di 6/7 miliardi di euro. E le forze armate francesi sono quelle meglio equipaggiate e rifornite in ambito UE.
Prendiamo l’esempio della Germania, dove parte del governo critica il cancelliere per il rifiuto a fornire missili da crociera Taurus e diversi ministri sottolineano l’obiettivo di aiutare l’Ucraina a riconquistare i territori perduti. Due settimane or sono è emerso che i depositi di munizioni d’artiglieria tedeschi sono vuoti dopo aver ceduto quasi tutti i proiettili all’Ucraina e ripianarli a livello pre-guerra costerebbe 40 miliardi e richiederebbe molti anni non solo per le capacità produttive dell’industria ma anche perché la Germania spende per tutta la Difesa quest’anno 71 miliardi di euro.
La scorsa settimana il Rapporto 2023 redatto dal presidente della Commissione Difesa del Bundestag Eva Hoegl, ha rivelato che le forze armate tedesche continuano a mancare sia di personale sia di materiali e le loro infrastrutture sono fatiscenti.
Guardiamo infine alla Gran Bretagna, il cui ministro della Difesa, Grant Shapps, l’8 marzo ha ribadito a Kiev che “il mondo democratico deve far sì che l’Ucraina vinca questa guerra” mentre i vertici militari britannici parlano da tempo di prepararsi a inviare truppe in Europa per combattere i russi.
Peccato che le forze armate di Sua Maestà soffrano come e più delle altre occidentali di un crescente esodo del personale in servizio e di un continuo calo degli arruolamenti avendo raggiunto il minimo storico di militari in servizio dalla fine delle Guerre Napoleoniche. Carenza di truppe e insufficienti stanziamenti finanziari costringono Londra a ritirare dai ranghi due navi da guerra ed entro il 2025 anche 30 aerei da caccia (riducendo la sua forza aerea da combattimento ad appena 150 cacciabombardieri, non tutti operativi) mentre si valuta di vendere una delle due portaerei in servizio, peraltro continuamente colpite da avarie.
Un mese or sono il rapporto sulle capacità operative delle forze armate britanniche intitolato Ready for War? ha riferito di una situazione militare molto preoccupante. “In caso di una guerra tra il Regno Unito e un avversario di dimensioni simili, le forze armate britanniche esaurirebbero le loro capacità dopo i primi due mesi di combattimento”, ha affermato il generale Sir Nick Carter, ex capo di stato maggiore della Difesa.
Superfluo aggiungere che per tutte le altre nazioni europee la situazione è anche più grave.
Parlare di combattere una guerra contro i russi o di intervenire con nostre truppe in Ucraina non ha alcun senso. Non è questione di scelte politiche o strategiche. Semplicemente non è possibile farlo. Non ne abbiamo la capacità, a meno che non si tratti di inviare qualche contingente simbolico di poche centinaia o migliaia di militari che però non farebbe la differenza e non influirebbe sull’esito della guerra così come non la cambieranno qualche decina di missili da crociera (come i tedeschi Taurus) in più o in meno forniti agli ucraini.
Per questo dovrebbe essere chiara la percezione che la guerra non può essere un’opzione per l’Europa, ma solo un disastro, qualcosa da scongiurare ad ogni modo e prioritariamente con un negoziato che non solo ponga fine al conflitto in Ucraina ma ristabilisca una cornice di sicurezza stabile e duratura ai confini orientali dell’Europa. Del resto se vi fosse il tracollo dell’apparato militare ucraino che oggi in molti, in Occidente come a Kiev,, ritengono probabile o imminente, le pretese politiche e territoriali di M0sca con ogni probabilità si ingigantirebbero.
Inoltre, al di là delle chiacchiere belliciste di una classe dirigente europea imbarazzante quanto inadeguata, oggi la UE è molto più debole militarmente di quando è iniziata la guerra in Ucraina.
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